Roma (NEV), 12 marzo 2024 – Nel periodo 2011-2022, mentre le imprese gestite da italiani hanno conosciuto una flessione del 5%, quelle condotte da migranti hanno registrato un aumento di ben il 42,7%. Questo trend ha portato il numero totale di imprese gestite da migranti a 647.797 nel 2022, con una incidenza 10,8% del totale nazionale, a fronte del modesto 7,4% registrato nel 2011.
E’ quanto si legge nel nuovo Rapporto Immigrazione e Imprenditoria curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con CNA, presentato oggi, 12 marzo, presso la Rappresentanza del Parlamento Europeo a Roma. All’appuntamento è intervenuta anche Giulia Gori, per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
“Gli imprenditori di origine straniera in Italia rappresentano una rete di ponti e canali che hanno dato prova di resilienza anche in periodi economicamente difficili – ha dichiarato Gori – e che potrebbero offrire, se adeguatamente supportati, un respiro internazionale ad un sistema interno ancora eccessivamente chiuso, asfittico, gravemente indebito dalle crisi globali. L’imprenditoria immigrata in Italia è un fenomeno “dal basso”, che nasce dall’ iniziativa di immigrati che si sono stabiliti da tempo in Italia , spesso con altre intenzioni e per altri motivi, e che poi hanno deciso di avviare un’attività in proprio.
Alla luce di questi dati, l’attuale sistema di ingresso per lavoro in Italia aiuta effettivamente a massimizzare questo potenziale? Offre una prospettiva di lungo periodo in grado di offrire ai lavoratori e le lavoratrici che provengono dall’ estero la possibilità di diventare parte del sistema produttivo italiano, di sentirsi parte di questo paese a pieno titolo, investendo sul futuro, anche in termini demografici ed economici del paese? Certamente l’attuale sistema di ingresso per lavoro, rigido, inefficace e difficilmente accessibile non risponde né ai bisogni dei lavoratori né a quelli delle aziende e degli imprenditori, anche di quelli di origine straniera. La Campagna Ero Straniero, di cui la FCEI fa parte, ribadisce l’importanza di andare oltre un meccanismo di ingresso disfunzionale attraverso l’introduzione di canali diversificati, flessibili, slegati da un sistema basato su quote, disponibile solo per specifici settori professionali e accessibile solo tramite il click day”.
L’Unione europea, con 37,5 milioni di residenti stranieri, si conferma come una destinazione privilegiata per i migranti internazionali. In Italia si concentra un sesto dei lavoratori autonomi stranieri rilevati nell’Ue.
“L’imprenditorialità immigrata – si legge nel comunicato di lancio dell’iniziativa – si conferma non solo come un pilastro dell’economia italiana, ma anche come un esempio di dinamismo e resilienza, contribuendo in modo sostanziale al progresso sociale ed economico del Paese. La loro costante crescita, mai interrotta neppure in anni di crisi globale, si intreccia però con una persistente fragilità strutturale, che reclama una maggiore attenzione da parte dei decisori politici, tanto più considerando la più giovane età degli imprenditori immigrati (ha meno di 50 anni ben il 75,8% di loro, contro il 55,4% degli italiani)”.
Dove si trovano queste aziende? “Sebbene le imprese a gestione immigrata siano presenti su tutto il territorio italiano, influenzando l’economia in modo trasversale, la loro maggiore concentrazione si osserva nelle regioni centro-settentrionali (77,3%), con la Lombardia e il Lazio che emergono come principali epicentri di queste strutture imprenditoriali, contando rispettivamente 124mila e 81mila imprese”.
E chi le guida? “Le ditte individuali dominano il panorama imprenditoriale tra gli immigrati, costituendo quasi i tre quarti (480mila, pari al 74,1%) di tutte le attività da loro gestite ma si registra un progressivo aumento delle società di capitale (119mila, il 18,4%). Il 79,1% dei titolari di imprese immigrate è di origine non comunitaria, con una marcata predominanza di marocchini (60mila), romeni (52mila) e cinesi (51mila). Le donne immigrate, il cui protagonismo tra gli imprenditori stranieri appare in crescita, incidono tuttavia ancora per il 24,6% del totale e le attività da loro condotte si concentrano principalmente nei servizi”.
Per ciò che riguarda la tipologia di imprese, “emerge chiaramente che i servizi sono il fulcro principale delle attività gestite dagli immigrati, costituendo il 59,0% del totale. A livello di comparti primeggia il commercio con il 31,8%, seguito da vicino dall’edilizia con il 23,9%”.
“Dal nostro lavoro – sottolinea Luca Di Sciullo, il presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS – emerge chiaramente la notevole convenienza, per l’Italia, nel promuovere e rendere quanto più solido il sistema delle imprese immigrate sul territorio, nella misura in cui costituiscono una potenziale e ‘fisiologica’ rete-ponte tra l’economia e il mercato italiani e i Paesi e le aree di origine degli imprenditori immigrati. Una rete di ponti già operante ‘in casa’, che ha dato buona prova di resilienza anche in periodi di crisi globale e che conferirebbe uno strategico respiro internazionale a un sistema interno ancora oltremodo chiuso, indebolito e bisognoso di innovazione e respiro internazionale”.
Concordando su questa prospettiva, il vicepresidente di CNA nazionale, Marco Vicentini, ha sottolineato il ruolo vitale dell’imprenditoria immigrata nel contesto europeo, dichiarando: “L’imprenditoria immigrata rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo sostenibile e inclusivo dell’Unione europea. La diversità e la ricchezza di prospettive che gli imprenditori immigrati portano con sé sono un catalizzatore per l’innovazione e la crescita economica. È pertanto cruciale accelerare il quadro normativo esistente per facilitare l’accesso degli immigrati ai visti lavorativi in Italia e nell’intera Europa, eliminando gli ostacoli burocratici e semplificando le procedure. Inoltre, si sottolinea la necessità di istituire un ente, sia pubblico che privato, dedicato specificamente a supportare gli investimenti imprenditoriali da parte degli immigrati. Questa entità avrà l’obiettivo di agevolare l’ingresso e l’espansione delle imprese immigrate nel mercato, garantendo loro un ambiente favorevole. Continueremo a impegnarci affinché sia garantito loro un ambiente favorevole, consentendo loro di sbloccare appieno il loro potenziale imprenditoriale e contribuire in modo tangibile al progresso sociale ed economico non solo del nostro Paese, ma di tutta l’Unione europea”.
https://www.nev.it/nev/2024/03/12/la-crescita-delle-imprese-immigrate-427-in-10-anni/
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