La sentenza è arrivata ieri. Ora tocca ai medici dell’ospedale di Reims decidere se un uomo vivo e non in fin di vita, ma handicappato, deve essere ucciso.
La Corte europea dei diritti dell’uomo, con 12 voti a favore e 5 contrari, ha autorizzato i medici dell’ospedale di Reims a far morire di fame e di sete Vincent Lambert. La sentenza dei giudici di Strasburgo è arrivata ieri ed è una cattiva notizia per tutti coloro che da anni cercano di salvare un uomo handicappato ma non in fin di vita. Per la Corte, far morire Vincent «non viola il diritto alla vita iscritto nell’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».
CHI È VINCENT LAMBERT. Vincent è entrato e uscito dal coma nel 2008, a 32 anni, in seguito a un incidente d’auto. Attualmente è in stato di coscienza minima e secondo numerose perizie può migliorare la sua condizione medica. Nonostante abbia subito danni al cervello irreversibili, Vincent respira in modo autonomo, non è attaccato a nessuna macchina e risponde agli stimoli. Nel 2013, la moglie Rachel ha fatto interrompere l’alimentazione al marito. Quando la famiglia l’ha scoperto, per caso, ha ordinato ai medici di ricominciare a nutrirlo. Ne è nata una battaglia legale che si è conclusa solo stamattina.
1.700 COME LUI. Anche se i genitori e due suoi fratelli chiedono di potersene prendere cura, i giudici hanno autorizzato i medici a far morire Vincent di fame e di sete, dopo la precedente autorizzazione del Consiglio di Stato francese. Il caso è simile a quello di Terri Schiavo negli Stati Uniti. La sentenza farà discutere, perché come dichiarato da un dottore ateo ed esperto in casi simili, Hervé Messager, «Vincent non è in fin di vita. Conosco tantissime famiglie che hanno un figlio come lui e se ne prendono cura. Se ci mettiamo a uccidere le persone come lui, io ne ho 50 pronti solo tra i miei pazienti. Ma cosa si vuole fare di tutte queste persone colpite dalla vita? Loro possono migliorare». In Francia ci sono almeno 1.700 persone nello stesso stato di Vincent.
DECIDONO I MEDICI. Non è però ancora detta l’ultima parola. Come dichiarato da Grégor Puppinck, direttore del Centro europeo per il diritto e la giustizia, «quella della Corte europea sarà una decisione di pura conformità giuridica» alla legge francese, ma anche se i giudici daranno ragione alla Francia «la sentenza non avrà come effetto di obbligare l’ospedale di Reims a fare morire di fame e di sete l’uomo». Solo il medico curante di Vincent può prendersi questa responsabilità.
«NON È OBBLIGATO». Il medico che su richiesta della moglie Rachel aveva autorizzato l’interruzione dell’alimentazione nel 2013, senza consultare nessuno, il dottor Kariger, è stato costretto a dimettersi dopo questi anni di battaglia legale. Ora è stato sostituito da un nuovo medico, il dottor Jean-Luc Novella, che non si è ancora espresso sulle sue intenzioni. «Può farlo morire se vuole, ma non è obbligato», ha ricordato pochi giorni fa l’avvocato dei genitori di Vincent, Jerome Triomphe. «Tutta la procedura collegiale deve ripartire da zero, ora. Se la Corte europea ci darà torto, l’affare non farà che cominciare in realtà».
L’APPELLO DELLA MADRE. A giugno Vincent Lambert ha ricominciato a deglutire in modo autonomo, segno che in realtà sta migliorando. In questi mesi la madre, Viviane, ha scritto un libro sul figlio e ha lanciato un appello alla Francia: «È il pianto di una madre che soffre e che ha paura ogni giorno per la vita di suo figlio gravemente handicappato, ma vivo. Ho scritto un libro per dire la verità su Vincent, che non è un vegetale, è handicappato. Io e mio marito vediamo ogni giorno quello che succede, appena arriviamo in ospedale lui si emoziona. Non può parlare ma dialoghiamo nel silenzio. Oggi vogliono far morire Vincent ed è molto diverso dal volere lasciarlo andare. Chiediamo solo di poterci prendere cura di nostro figlio fino alla fine».
Leone Grotti
da: Tempi.it/
Foto Home page Vincent Lambert Ansa
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