La comunione tra cristiani è un dono di Dio, essa è un vero strumento di grazia. I cristiani sono persone spirituali e si sentono relativamente isolati in questo mondo, Dio però offre loro la ricompensa della comunione tra credenti aventi le stesse vedute, realtà meravigliosamente terapeutica e dolce.
La comunione esiste tra tutti i credenti perché hanno in comune le cose principali: l’esperienza della salvezza per grazia, l’inimicizia del mondo, l’attesa della gloria a venire, la “sete” di Dio, un amore riconoscente per Cristo e l’approvazione delle Sacre Scritture.
L’idea di comunione nel Nuovo Testamento è di “avere cose in comune”. Il termine greco è koinonia. Tuttavia, la semplice conoscenza del significato della parola non produce un’esperienza di comunione reale. Il significato di comunione che troviamo nel Nuovo Testamento può essere scoperto solo se siamo dei cristiani spirituali ed attivi. E’ convinzione molto diffusa che “comunione” non significhi niente più che “amicizia umana realizzata in un club o in un’associazione”. Questa è certamente una cosa buona e necessaria, ma non è esattamente quello che la Parola di Dio intende per “comunione”.
Uno dei compiti del credente è quello di promuovere la vera comunione in tutti i modi che gli si presentano nella vita. Egli dovrebbe anche considerare ciò come un suo privilegio e compito, per migliorare al massimo la qualità della sua comunione. Probabilmente, noi non facciamo abbastanza durante la nostra giornata per dare impulso ad una comunione spirituale ed edificante, ciò nonostante, essa rimane ancora un aspetto urgentemente necessario per le seguenti ragioni.
I cristiani sono soli, sono sparpagliati qua e là, lontani l’uno dall’altro e tenuti occupati dai loro lavori secolari. Di conseguenza, quando si incontrano, sono molto stanchi spiritualmente e hanno un bisogno cronico di quel conforto e di quella cura che solo una compagnia cristiana è capace di dare loro.
Ma non è tutto, i credenti oggigiorno sono confusi in molti modi. Sono frequentemente disorientati dalla Babele dei falsi insegnamenti, allarmati dall’infedeltà del loro responsabili, perplessi dalla rapida successione dei cambiamenti nel nostro mondo moderno. Inoltre un periodo di declino come quello attuale è sempre un periodo di grandi fatiche.
Cosa ostacola la comunione?
La comunione è una realtà comprensibilmente delicata. Dopotutto, essa consiste nell’interazione di spiriti umani uno con l’altro in un’atmosfera di fiducia e confidenza. Tutti i partecipanti, anche se salvati, sono peccatori e tutti sono più o meno sensibili. Tutti si differenziano per doni, per istruzione e per santificazione.
E’ inevitabile perciò che ci debba essere la consapevolezza tra i credenti di non toccare certi tasti se non si vuole ostacolare la comunione:
- La comunione non viene migliorata dalla presenza di credenti che non si sforzano mai di parlare della verità della fede. Ci sono alcuni cristiani professanti che sanno parlare di qualsiasi cosa tranne che di Dio. Lo sport, la politica, l’economia, le relazioni internazionali possono essere motivi di discussioni di uomini dabbene, ma non sono argomenti di comunione cristiana. Non è Cristianesimo Apostolico quello che trasforma il Vangelo in un segreto innominabile! Non esiste nessuna legge che ci proibisca di rivelare i misteri della fede gli uni agli altri quando ci riuniamo in gruppi per l’edificazione comune. Paolo fa riferimento a credenti che non aggiunsero nulla al suo messaggio (Gal. 2:6). Ce ne sono troppi che, in senso negativo, ci lasciano in quella stessa condizione.
- La comunione non viene intensificata dai credenti che “la vogliono sapere sempre più lunga degli altri” e non sanno parlare di altro che del loro argomento preferito. Una mente a binario unico è un’infermità che conduce altri credenti a sorridere esteriormente, ma a soffrire intimamente. La brava persona che porta sempre la conversazione sul millennio o sull’anticristo o sui grandi meriti della propria chiesa, dovrebbe fare un piacere ai suoi fratelli e alle sue sorelle “cambiando disco”. Le comunità che sono dominate da persone così limitate soffriranno e presto si stancheranno. Il rimedio è quello di rinfrescare le nostre letture e ricercare verità in nuovi terreni. Partecipare ad una buona conferenza cristiana ad esempio aiuterà a smussare anche gli spigoli dei nostri pregiudizi.
- La comunione non viene favorita quando una persona vuole impadronirsi di un gruppo convincendolo di essere l’unica voce da ascoltare. La comunione non è un monologo o un soliloquio, ma un esercizio nel dare e nell’avere. Tutti dovrebbero avvertire che c’è spazio sufficiente per comunicare un pensiero di volta in volta. Tutti dovrebbero essere incoraggiati a pensare che hanno qualcosa che vale la pena d’esprimere. Tutti dovrebbero avere l’impressione di contribuire nel loro piccolo al bene generale, anche se non sono così pieni di conoscenza come altri fratelli. L’amore cristiano onora gli umili e fa sentire benvenuti coloro che possiedono meno talenti.
- Possiamo notare ancora che la comunione cristiana s’impoverisce quando ci rilassiamo così tanto da sfuggire al controllo della nostra lingua. Purtroppo siamo tutti colpevoli di questo ed abbiamo una dolorosa collezione di situazioni in cui si è parlato e riso, scherzato e sparlato, più da stolti che da uomini saggi. La nostra coscienza ce lo dice fedelmente e non c’è nessuna argomentazione che alla fine possa convincerci diversamente.
- D’altra parte non dobbiamo cadere in depressione, non dobbiamo essere cupi e malinconici. Dovremmo essere generosi nei confronti dei cristiani che soffrono di solitudine quando “si lasciano andare” in buona compagnia”. I cristiani devono avere la possibilità di trovare sollievo nella comunione. Lo spirito umano può perdere qualche colpo se a volte non si rilassa. Davide danzò davanti all’arca e noi non dobbiamo fare come Mikal (2 Sam. 6:20) essendo pieni di astio disapprovando l’estasi spirituale dei fratelli quando s’incontrano. E’ sempre nostro dovere essere circospetti, ma è una pecca per la nostra comunione quando diventiamo così tanto cupi e rigidi che non lasciamo spazio all’innocente e ben intenzionata euforia. Il fabbro Harris danzò intorno alla sua incudine quando vide che “l’apostolo del nord”, il Dott. John Macdonald di Ferintosh, stava arrivando. Fare la parte dei “seriosi” può farci sentire pii, ma certamente inaridirà la letizia che è un ingrediente essenziale della vera comunione.
Cosa promuove la comunione?
I precedenti sono alcuni degli aspetti negativi, ma in positivo possiamo chiederci: quali possono essere i modi migliori per promuovere ed arricchire la nostra comunione cristiana, così da creare occasioni di benedizioni reali tra noi?
I seguenti accorgimenti meritano una seria considerazione.
- Sarà d’aiuto, per i nostri incontri di comunione, partecipare alle riunioni con alcuni pensieri spirituali preparati in anticipo da condividere gli uni con gli altri. Lasciate che ciascuna persona del gruppo tenga un po’ di “manna nel suo sacco” da condividere con i fratelli. Essa dovrebbe essere il frutto dello studio personale, della sua lettura, della sua meditazione e delle sue considerazioni. E, parlando di sermoni, se coloro che stanno seduti sulle sedie delle chiese evangeliche parlassero del contenuto delle predicazioni riceverebbero sicuramente maggiori benefici.
- La comunione è il posto in cui la devozione del cuore viene maggiormente promossa. Da essa traiamo l’uno dall’altro i profondi consigli che stanno nascosti nell’anima. Le esperienze che scaturiscono dalla Provvidenza di Dio, la gioia di Dio nel segreto del nostro cuore, le risposte alle preghiere e la mano di Dio che ci guida, sono tutti argomenti con i quali si alimenta la vera comunione. Noi dobbiamo accettare con fiducia le esperienze degli uni e degli altri, senza disprezzare quelle più elementari né adulare quelle che ci impressionano maggiormente, perché in noi dimorano l’amore e la fiducia reciproca. Tuttavia spesso, in un modo o nell’altro, nascondiamo tutto nei nostri cuori. Spesso desideriamo ardentemente vivere alcune esperienze di certi uomini e le ricerchiamo per noi stessi, mentre altre preferiamo non averle. Non dobbiamo comunque trattare con disprezzo quello che Dio fa per i nostri fratelli e sorelle, come se le nostre esperienze fossero il metro di misura per tutta la Chiesa.
- Prima di tutto cerchiamo di avere il senso della presenza di Cristo con noi quando ci riuniamo in comunione. Non c’è niente di più salutare ai cuori dei credenti del realizzare la presenza divina tra loro. Coloro che disprezzano tale pensiero, considerandolo religiosità sentimentale, hanno molto da imparare riguardo al significato delle promesse di Cristo: “Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matt. 18:20) e “Io mi manifesterò a lui” (Giov. 14:21). A volte il Signore dà un grande senso della sua presenza al suo popolo durante le riunioni in cui esso vive la comunione. I cuori dei credenti “ardono dentro di loro” (Luca 24:32), in tali occasioni le loro anime sono purificate e i loro spiriti sentono che il peso delle cose del mondo per un attimo se ne va via.
Non c’è dubbio che, se fossimo più santi e più dediti alla preghiera, potremmo beneficiare più frequentemente delle visite di Cristo in questo mondo, in quanto “Egli sta dietro al nostro muro, guarda dalle finestre, lancia occhiate attraverso l’inferriata” (Cant. dei Cantici 2:9).
C’è comunque un aspetto del nostro tema che va al di là dell’analisi, e che fa riferimento alla sovrana saggezza di Dio nel sorvegliare la vita del suo popolo. Si tratta del mistero del dono di un’amicizia speciale che Dio dà al suo popolo sulla terra.
Questa amicizia è quella di Davide e Gionathan. E’ bellissimo notare come le parole di Davide la descrivono: “Il tuo amore per me era meraviglioso più dell’amore delle donne” (2 Sam. 1:26). Questo testo dimostra che l’amicizia era il legame spirituale dell’amore rigenerato, perché è la natura dell’amore spirituale che è più forte dell’unione priva della grazia. Sia Davide sia Gionathan amavano il Signore davvero tanto e il Signore diede loro un’amicizia santa nella grazia la quale fu molto preziosa.
Dovremmo desiderare che Dio possa donare, su questa terra, un’amicizia tale a coloro che temono il suo Nome. Queste amicizie sono una sorta di grande forza per i credenti e controbilanciano la solitudine del pellegrinaggio sul lungo sentiero.
Forse non ci ricordiamo più di cosa è detto di Mardocheo. Lui “era infatti il secondo dopo il re Assuero, grande fra i Giudei e ben voluto dalla moltitudine dei suoi fratelli; egli cercava il bene del suo popolo e aveva parole di pace per tutta la sua stirpe” (Ester 10:3).
Questo esempio è l’ideale se noi vogliamo dare un impulso alla vera comunione cristiana nella nostra chiesa.
di Maurice Roberts | Coramdeo.it
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