Giovanni 13:34 Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.
Siamo convinti che l’amore sia una cosa innata, qualcosa che si sente nel cuore, nelle viscere che ci cattura spingendoci verso una persona, verso una cosa, verso un ideale o una religione.
Spesso anche da credenti usiamo più amore umano che molte volte non è che bontà, piuttosto che pregare per la misericordia divina.
Questa infatuazione della quale ad un certo punto ci rendiamo conto, ci rende felici facendoci provare sensazioni meravigliose.
Un esplosione di gioia per un tempo riempie il nostro essere, ma poi, per perdurare e diventare un sentimento stabile e profondo ha bisogno di tutto il nostro impegno.
Quello che abbiamo provato subitaneamente in un attimo di slancio diventa statico, usuale. Non ci porta più sulle vette candide dei sentimenti, ma spesso al disgelo della quotidianità.
L’amore quello vero, stabile in ogni sua forma è come un edificio.
Da prima ha bisogno di fondamenta solide, queste vengono dalla cultura del bene, dall’educazione al rispetto e dalla convinzione che alcuni rapporti, quelli regolati dall’amore appunto, necessitano della collaborazione degli amati.
Un progetto pensato per anni ci disegna in che forma vorremmo in nostro edificio. Cosa siamo disposti a cedere e cosa desideriamo dalla controparte, ciò rappresenta il terreno comune su cui costruire.
Lì dovremo gettare le fondamenta convinti che la casa dovrà stare in piedi per sempre, che non l’abbatteremo al primo fremito di vento.
Una volta eretto l’edificio gli amanti lavorano alacremente per consolidarlo e abbellirlo, per renderlo utile e funzionale a coloro che vi abiteranno.
Realizzeranno al suo interno spazi comuni e spazi personali dove potere maturare insieme e personalmente, per continuare a portare esperienze intime alla crescita comune.
Una finestra, una porta, una scala, un balconcino.
Ogni cosa renderà la casa comune sempre più personale, sempre più nostra, sempre più difficile da abbandonare.
Certo ogni edificio ha bisogno nel tempo di cure e di restauri per restare vivo è solido.
Viceversa l’incuria tende ad imbruttire a rendere fragile la struttura, facilmente potremmo ammirare l’erba o la “ casa “ del vicino.
L’amore in ogni sua forma non è spontaneo, l’innamoramento si! L’amore no! Bisogna volerlo e ricercarlo con impegno e dedizione. L’amore si dimostra con gesti spesso impegnativi, tesi ad rendere felici, gratificate, protette, altre persone.
In questo l’amore ha un grande tornaconto, rende pace e gioia a chi lo mette in pratica.
Questa semplice metafora vale per tutte le relazioni amorose. Per l’amico, per il fratello, per il coniuge, per il rapporto genitori e figli, per il proprio mestiere, per la propria Chiesa e sopratutto per l’amore verso Dio.
Apocalisse 2:2 “Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. 3 So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. 4 Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore.
Si! verso Dio, autore dell’amore degli amori. Colui che che prepara l’estratto, l’olio essenziale con il quale ungere ogni altra forma d’amore.
Colui che è la roccia su cui costruire la casa per eccellenza, il regno celeste “ edificio per il quale siamo tutti chiamati ad essere costruttori, operazione alla quale ogni uomo viene reclutato attraverso i Vangeli, operazione a cui molti si sottraggono prediligendo una casa di paglia come quella dei famosi porcellini.
Casa che non durerà in eterno, ma che ben presto il soffio di vento del mondo sradicherà.
Molti si troveranno nudi e non ci saranno foglie a coprire la vergogna, perché hanno usato bitume anziché calce, mattoni piuttosto che pietre, amore umano e non la Grazia del Signore.
Così molte volte come finisce un’amicizia, un matrimonio, ci si allontana dall’amore di Dio. Alcuni in modo adultero si concedono ad altri idoli dopo avere amato il Signore.
Questa apostasia è un male oscuro, irreversibile, decretato dalle Sacre Scritture, ma Dio è buono e da all’uomo tutta una vita per ravvedersi.
Poi il Suo Amore diventerà giustizia, la giustizia emetterà un decreto, il decreto una assoluzione o una condanna.
La condanna un gesto d’amore per i giusti.
Siamo convinti che l’amore sia una cosa innata, qualcosa che si sente nel cuore, nelle viscere che ci cattura spingendoci verso una persona, verso una cosa, verso un ideale o una religione.
Spesso anche da credenti usiamo amore umano che molte volte non è che bontà, piuttosto che pregare per la misericordia divina.
Questa infatuazione ( che chiamiamo amore ) della quale ad un certo punto ci rendiamo conto, ci rende felici facendoci provare sensazioni meravigliose.
Un esplosione di gioia per un tempo riempie il nostro essere, ma poi, per perdurare e diventare un sentimento stabile e profondo ha bisogno di tutto il nostro impegno.
Quello che abbiamo provato subitaneamente in un attimo di slancio diventa statico, usuale. Non ci porta più sulle vette candide dei sentimenti, ma spesso al disgelo della quotidianità.
L’amore quello vero, stabile in ogni sua forma, è come un edificio.
Da prima ha bisogno di fondamenta solide, queste vengono dalla cultura del bene, dall’educazione al rispetto e dalla convinzione che alcuni rapporti, quelli regolati dall’amore appunto, necessitano della collaborazione degli amati.
Un progetto pensato per anni, in cui maturiamo la nostra idea di amore, ci disegna in che forma vorremmo in nostro edificio.
Cosa siamo disposti a cedere e cosa desideriamo dalla controparte, ciò rappresenta il terreno comune su cui costruire.
Lì dovremo gettare le fondamenta convinti che la casa dovrà stare in piedi per sempre, che non l’abbatteremo al primo fremito di vento.
Una volta eretto l’edificio i costruttori lavorano alacremente per consolidarlo e abbellirlo, per renderlo utile e funzionale a coloro che vi abiteranno.
Realizzeranno al suo interno spazi comuni e spazi personali dove potere maturare insieme e personalmente, per continuare a portare esperienze intime alla crescita comune.
Una finestra, una porta, una scala, un balconcino.
Ogni cosa renderà la casa comune sempre più accogliente, sempre più nostra, sempre più difficile da abbandonare.
Certo ogni edificio ha bisogno nel tempo di cure e di restauri per restare vivo è solido.
Viceversa l’incuria tende ad imbruttire a rendere fragile la struttura, facilmente potremmo ammirare l’erba o la “ casa “ del vicino.
L’amore in ogni sua forma non è spontaneo, l’innamoramento si! L’amore no! Bisogna volerlo e ricercarlo con impegno e dedizione. L’amore si dimostra con gesti spesso impegnativi, tesi ad rendere felici, gratificate, protette, altre persone. In questo occorre una grande umiltà.
In questo l’amore ha un grande tornaconto, rende pace e gioia a chi lo mette in pratica.
Questa semplice metafora vale per tutte le relazioni amorose. Per l’amico, per il fratello, per il coniuge, per il rapporto genitori e figli, per il proprio mestiere, per la propria Chiesa e sopratutto per l’amore verso Dio.
Apocalisse 2:2 “Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. 3 So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. 4 Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore.
Anche la chiesa di Efeso si era lasciata prendere da un amore formale, pur verso Dio, fervente ma formale.
Si! Formale verso Dio, autore dell’amore degli amori. Colui che che prepara l’estratto, l’olio essenziale con il quale ungere ogni altra forma d’amore.
Colui che è la roccia su cui costruire la casa per eccellenza, il regno celeste “ edificio per il quale siamo tutti chiamati ad essere costruttori, operazione alla quale ogni uomo viene reclutato attraverso i Vangeli, operazione a cui molti si sottraggono prediligendo una casa di paglia come quella dei famosi porcellini.
Casa che non durerà in eterno, ma che ben presto il soffio di vento del mondo sradicherà.
Molti si troveranno nudi e non ci saranno foglie a coprire la vergogna, perché hanno usato bitume anziché calce, mattoni piuttosto che pietre, amore umano e non la Grazia del Signore.
Così molte volte come finisce un’amicizia, un matrimonio, ci si allontana dall’amore di Dio. Alcuni in modo adultero si concedono ad altri idoli dopo avere amato il Signore.
Questa apostasia è un male oscuro, irreversibile, decretato dalle Sacre Scritture, ma Dio è buono e da all’uomo tutta una vita per ravvedersi.
Poi il Suo Amore diventerà giustizia, la giustizia emetterà un decreto, il decreto una assoluzione o una condanna.
La condanna un gesto d’amore per i giusti.
Francesco Blaganò
copyright©francescoblaganó 11/2020
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