A un mese dalle elezioni che hanno visto la sconfitta del Bjp il nuovo governo locale guidato dal partito del Congresso ha annunciato che nella prossima sessione parlamentare a luglio farà abrogare la contestata legge voluta dai nazionalisti indù. Scenderanno dunque a 9 gli Stati indiani in cui è in vigore. Mons. Machado: “Spero che anche gli altri seguano presto l’esempio”.
Bangalore (AsiaNews) – A un mese dalla vittoria sui nazionalisti indù del Bjp nelle elezioni locali il nuovo governo dello Stato indiano del Karnataka ha annunciato ufficialmente oggi che abrogherà la contestata legge anti-conversioni.
Il ministro della Giustizia e degli Affari parlamentari H. K. Patil ha dichiarato che nella prossima sessione parlamentare che inizierà il 5 luglio l’esecutivo guidato dal Partito del Congresso chiederà ai propri parlamentari di cancellare le modifiche apportate l’anno scorso dal Bjp alla legge sulla protezione del diritto alla libertà di religione in Karnataka.
Il provvedimento – fatto approvare il 17 maggio 2022 dai nazionalisti indù nonostante le proteste della società civile e il voto contrario di tutte le opposizioni – prevede una pena detentiva da tre a cinque anni e una multa di 25.000 rupie per le conversioni, inasprita ulteriormente in caso di minori, donne e persone appartenenti ai gruppi svantaggiati. Il Partito del Congresso aveva promesso l’abolizione durante la campagna elettorale e anche in forza di questo ha ottenuto alle urne un ampio successo, ribaltando l’esito delle elezioni del 2018.
L’arcivescovo di Bangalore mons. Peter Machado commenta la notizia ad AsiaNews: “Si trattava di una legge discriminatoria, anticostituzionale e non necessaria. Spero che l’abrogazione abbia un passaggio agevole in assemblea quando verrà discussa. I cristiani continueranno sempre a lavorare secondo la Costituzione indiana, nell’interesse dello Stato e della nazione, continuando a rendere il nostro servizio a tutti, indipendentemente dalla casta e dal credo, rivolgendoci soprattutto ai poveri e agli emarginati”.
Con l’abrogazione annunciata dal Karnataka scendono a 9 (su 36) i territori indiani dove sono in vigore le leggi anti-conversioni: Orissa, Madhya Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Himachal Pradesh, Jharkhand, Uttarakhand e Uttar Pradesh. Prima di questo Stato indiano anche il Tamil Nadu nel 2002 aveva abrogato una normativa di questo genere fatta approvare quattro anni prima dai nazionalisti indù, mentre nel Rajasthan nel 2006 la legge approvata dall’Assemblea legislativa locale non ebbe mai dal governatore l’assenso alla promulgazione. A New Delhi però i gruppi estremisti indù stanno facendo da tempo facendo pressioni affinché venga adottata una legge anti-conversioni a livello federale, applicabile in tutta l’India.
“Ovunque è stata approvata – commenta ancora mons. Machado – la legge anti-conversioni ha aumentato gli attacchi contro i cristiani, incoraggiando gli estremisti ad attaccare e causare danni ai cristiani. Ha alimentato dubbi, sfiducia e disarmonia tra le comunità. Spero che anche gli altri Stati seguano l’esempio e ritirino la legge”.
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