A settembre 13 famiglie non hanno ricevuto i sussidi di cui sono beneficiarie. Le razioni cancellate perché i cristiani non volevano pagare la tassa per una festa indù. Sajan K George: “Queste politiche vogliono dividere i tribali”.
Ranchi – In un piccolo villaggio del Jharkhand sono state negate le razioni alimentari a 13 famiglie tribali povere solo perché esse sono cristiane. È quanto denuncia ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic). Egli lamenta che nello Stato indiano, “è stato negato il diritto dei poveri al cibo, strumentalizzando le politiche della conversione. Il boicottaggio sociale di persone che sono in condizioni di estremo bisogno non è solo una questione di diritti umani o un affare religioso, ma ferisce nel profondo l’anima dell’individuo”.
Il fatto è avvenuto nel villaggio di Rehaladag, nel comitato amministrativo di Pasarar, distretto di Latehar. Si tratta di un piccolo centro abitato di quasi 100 case, dove vivono tribali appartenenti a diverse etnie: Thakur, Sondik, Sa, Uroon e Bhuyian.
Le famiglie in questione sono di origine Uroon e Bhuyian e si sono convertite al cristianesimo. Esse sono titolari di una tessera alimentare concessa dallo Stato alle persone indigenti. I cristiani riferiscono che i problemi sono iniziati a settembre quando gli abitanti del villaggio hanno chiesto loro di versare una “tassa” di 551 rupie [7 euro, ndr] per finanziare la festività indù di Durga Puja. In seguito al loro rifiuto, è stato deciso che i cristiani non otterranno più i sussidi governativi di cui sono beneficiari date le estreme condizioni d’indigenza in cui vivono.
Intervistato dalla Bbc, Vinay, il funzionario incaricato della distruzione delle razioni alimentari, ha detto di aver “ricevuto un ordine scritto con il divieto di dare il cibo a chi è diventato cristiano”. Alla richiesta di chiarire da chi avesse ricevuto l’ordine, egli ha risposto: “Da tutte le 20 persone coinvolte nella distribuzione”.
Nel Jharkhand i tribali rappresentano il 26,2% della popolazione. Di questi, circa il 4,5% sono cristiani. Sajan K George lamenta che la conversione dei tribali è divenuta fonte della loro discriminazione sociale. “Dare una connotazione religiosa ai sussidi per il cibo – afferma – è una discriminazione senza ritegno che vuole creare divisione e nemici tra i gruppi tribali. Questo è negativo per gli stessi tribali. Al contrario, è necessario che essi rimangano uniti e non vengano raggirati dalle politiche a causa della loro conversione”. A suo parere, “i tribali devono rimanere uniti per combattere contro gli atti che minacciano il loro futuro, come gli emendamenti al Land Acquisition Act”. Anche la nuova legge anti-conversione, conclude, “vuole polarizzarli. Essi invece devono resistere contro le forze divisive che vogliono indebolirli”.
Nirmala Carvalho | Asianews.it
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