Israele-Palestina, un anno di guerra

Preghiere e azioni delle chiese in Medio Oriente

Il 7 ottobre 2023 è shabbat, sabato, tempo di riposo per gli ebrei, e coincide con un’importante ricorrenza storica: il giorno precedente era il cinquantesimo anniversario dell’inizio della guerra dello Yom Kippur, cominciata anche quella con un’azione che colse di sorpresa Israele.

All’alba del 7 ottobre di un anno fa l’attacco dei militanti di Hamas nei confronti della popolazione israeliana provoca 1200 vittime e porta al rapimento di 250 ostaggi, almeno 100 dei quali ancora nelle mani dei terroristi.

La rabbiosa e distruttiva risposta dello Stato di Israele ha fatto da quel giorno almeno 41mila vittime nella sola Striscia di Gaza, tra cui quasi 16.500 bambini, e più di 96mila persone sono rimaste ferite. Altre 723 persone sono state uccise e più di 5.750 ferite nella Cisgiordania occupata. Più di 1,8 milioni di abitanti di Gaza sono sfollati.

Al contempo gli attacchi israeliani hanno ucciso 1.974 persone e ne hanno ferite 9.384 in Libano, danneggiando decine di strutture sanitarie.

Un’ecatombe senza fine.

Il 4 ottobre il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha convocato un incontro online per esprimere solidarietà e per fornire uno spazio sicuro e costruttivo per la condivisione, la riflessione e la discussione sulle sfide critiche che il Libano e l’intera regione stanno affrontando attualmente. Anche il Consiglio delle chiese del Medio Oriente e ACT Alliance hanno partecipato.

Il segretario generale del Cec, il pastore Jerry Pillay, ha affermato nel suo discorso di apertura: «Siamo estremamente preoccupati per ciò che sta accadendo a Gaza e che ora si estende anche al Libano. Ci auguriamo che questo impegno vi comunichi che non siete soli, il Cec e i nostri partner ecumenici sono al vostro fianco nelle vostre lotte, nell’incertezza e nel periodo di insicurezza. Nonostante la distanza, siamo con voi nelle preghiere, nei pensieri e nello spirito».

Il segretario generale dell’ACT Alliance (alleanza globale di oltre 145 chiese e organizzazioni correlate provenienti da oltre 120 paesi creata per fornire aiuti umanitari alle persone povere ed emarginate), Rudelmar Bueno de Faria, ha esortato la comunità internazionale a intervenire immediatamente. «Non farlo rischia di rendere obsoleti tutti i meccanismi umanitari e per i diritti umani, lasciando milioni di persone vulnerabili e la regione in una situazione di instabilità più profonda», ha affermato.

Intanto le chiese continuano a tentare di fornire assistenza alle popolazioni.

La Gaza Baptist Church è gravemente danneggiata, in maniera forse irreparabile. I suoi circa 50 membri sono tutti fuggiti in un luogo più sicuro.

Ma la testimonianza battista non se n’è andata. «Donato dalla Gaza Baptist Church», recitano i cartelli nei punti di distribuzione dove la Christian Mission to Gaza (CM2G) serve 1.000 pasti caldi alla volta alle famiglie musulmane nella parte meridionale della Striscia. È solo uno dei tanti possibili esempi di aiuti portati nell’area da chiese e organizzazioni cristiane.

La Federazione luterana mondiale ha pubblicato una preghiera in occasione dell’anniversario del 7 ottobre.

«Dio di giustizia, pace e riconciliazione. Dopo un anno di conflitto in Medio Oriente, ci troviamo davanti a te, lamentando immense sofferenze, perdite di vite umane e ingiustizie.

Siamo parte di un’unica famiglia umana, ma ogni giorno sperimentiamo la rottura.

Dio misericordioso, cambia i cuori e le menti, sostituisci il sospetto con il rispetto per la dignità umana, sostituisci la paura con l’amore per il prossimo. Possa porre fine alla violenza e alla guerra in Terra Santa e in Medio Oriente. Ripristina la speranza, o Dio.

Preghiamo che gli ostaggi vengano rilasciati, che i civili siano protetti, che i diritti umani siano rispettati, che agli operatori umanitari venga concesso un accesso sicuro per offrire aiuti. Apri le strade verso un futuro in cui israeliani e palestinesi possano vivere insieme in sicurezza e pace».


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