Un aumento della presenza sia in termini di numeri assoluti che dell’incidenza sul totale della popolazione in tutti gli scenari relativi al futuro dell’andamento demografico europeo; una presenza maggioritaria fra i nuovi immigrati degli ultimi sette anni; una fecondità costantemente superiore a quella delle popolazioni non musulmane; una modesta perdita quantitativa dovuta a conversioni ad altre religioni più che compensata dai tassi di fecondità relativamente elevati e dal flusso migratorio. Questo il ritratto del presente e del futuro dell’islam nei paesi dell’Unione Europea (più Norvegia e Svizzera) stilato dal Pew Research Center di Washington, uno dei più accreditati istituti di ricerca demoscopica del mondo, nel suo ultimo studio reso pubblico due giorni fa.
Secondo l’istituto americano alla fine dell’anno scorso i musulmani presenti nei 30 paesi europei presi in considerazione erano 25 milioni e 770 mila, pari al 4,9 per cento della popolazione totale. Sono destinati ad aumentare significativamente anche nel caso molto improbabile che si arrestino i fenomeni migratori; aumenteranno ancora di più se l’immigrazione continuerà in modo ordinato e massimamente se perdurerà la crisi migratoria degli ultimi 3-4 anni. Nell’ipotesi mediana, quella dell’immigrazione ordinata, nel 2050 i musulmani saranno diventati 57,9 milioni e rappresenteranno l’11,2 per cento di tutti gli abitanti. In Italia diventerebbero 7 milioni (mentre ora sono 2 milioni e 870 mila) e passerebbero dal 4,8 al 12,4 per cento della popolazione totale. In Italia l’incremento percentuale sarebbe più significativo che in altri paesi a causa dei tassi di fecondità italiani, che sono più bassi di quelli di quasi tutti gli altri paesi europei.
Tutte le proiezioni assumono come una costante il fatto che la fecondità dei musulmani già presenti e di quelli futuri rimarrà più alta di quella dei non musulmani. Nel sessennio 2015-2020 le donne musulmane avranno una fecondità pari a 2,6 figli per donna contro l’1,6 delle non musulmane. È interessante notare che in alcuni paesi europei la fecondità dei musulmani è simile a quella dei non musulmani, mentre in altri è nettamente superiore. Così in paesi come Grecia, Romania, Irlanda e Germania la fecondità dei musulmani resta sotto la soglia del rimpiazzo generazionale (2,1 figli per donna) come quella dei non musulmani (si va dagli 1,5 figli in Grecia agli 1,9 in Germania); invece in Francia, nel Regno Unito e in Svezia la fecondità dei musulmani è molto superiore al tasso di rimpiazzo, collocandosi fra 2,9 e 2,8 figli per donna, ed è superiore a quella dei non musulmani di 1 figlio intero per donna: in Francia infatti le non musulmane hanno 1,9 figli, in Inghilterra 1,8 e in Svezia 1,7.
Ciò comporta anche che, mentre in tutti gli scenari la popolazione musulmana cresce, in tutti gli scenari la popolazione non musulmana diminuisce di numero da qui al 2050. Attualmente stimata in 495 milioni di europei, nell’ipotetico scenario di uno stop all’immigrazione scende a 446, in quello mediano scende a 459, e in quello estremo si riduce a 463 milioni. Alla base c’è la diversa composizione delle classi d’età di musulmani e non musulmani europei: fra i musulmani gli over 75 attualmente sono solo l’1 per cento, mentre sono il 10 per cento fra i non musulmani; i bambini da 0 a 14 anni sono il 27 per cento fra i musulmani e soltanto il 15 per cento fra i non musulmani: una differenza quasi del doppio. L’età mediana dei musulmani europei perciò è molto più bassa di quella dei non musulmani: fra i primi è di 30 anni, fra i secondi di 44. I due paesi dove la differenza è più forte sono proprio i due giganti europei: in Germania l’età mediana è di 31 anni fra i musulmani e di 47 fra i non musulmani (-16); in Francia è di 27 fra i primi e di 43 fa i secondi (-16 anche qui); la Francia è anche il paese europeo con l’età mediana più bassa fra i musulmani, cioè quello con la popolazione musulmana più giovane.
A determinare l’aumento della popolazione europea musulmana concorrono tanto la crescita naturale quanto l’immigrazione. Fra il 2010 e il 2016 i musulmani europei sono aumentati di 6,4 milioni di unità, determinate per 2 milioni e 920 mila dal saldo naturale, e per 3 milioni e 480 mila dal saldo migratorio. Più della metà dei migranti e dei rifugiati arrivati in Europa nel periodo 2010-2016 sono stati musulmani (53 per cento per l’esattezza). La Germania è il paese preferito sia dagli immigrati irregolari che dai rifugiati musulmani; la Gran Bretagna è il paese preferito degli immigrati regolari musulmani. L’Italia è il terzo paese d’Europa sia per numero di profughi musulmani che per numero di immigrati regolari musulmani, ma ha ricevuto anche 400 mila immigrati irregolari musulmani nel settennio considerato.
Nello scenario mediano, quello che combina la crescita naturale con quella frutto di una immigrazione regolamentata, il paese con la più alta percentuale di popolazione musulmana nel 2050 diventerebbe la Svezia, col 20,5 per cento; quello con la più alta cifra assoluta sarebbe il Regno Unito, con 13 milioni, seguito dalla Francia con 12 milioni e 630 mila.
In questa panoramica che sottolinea la futura espansione dell’islam in Europa, merita di essere ricordato l’unico dato che va in controtendenza: fra il 2010 e il 2016 il totale della popolazione islamica ha conosciuto un saldo negativo pari a 160 mila unità per quanto riguarda conversioni ad altre religioni o passaggio all’ateismo e all’agnosticismo dichiarati. Quasi sempre la religione abbracciata al posto dell’islam era il cristianesimo.
Rodolfo Casadei | Lanuovabq.it
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