Dopo circa 3 anni in mano ai terroristi dell’ISIS, la bambina cristiana irachena Christine Abada, rapita nell’agosto del 2014, ha finalmente riabbracciato i genitori. Coloro che sono abbonati alla nostra rivista gratuita, la ricorderanno dal numero di ottobre/novembre 2016, dove riportavamo lo stato di smarrimento e dolore dei genitori Khader e Ayda, letteralmente distrutti dall’idea di sapere che la loro bambina era in mano ai terroristi.
Aveva appena 3 anni quando fu strappata dalle braccia della mamma il giorno in cui i miliziani dell’ISIS invasero la città di Qaraqosh (pianura di Ninive), lasciando Ayda nel panico e nel terrore più totali. Molte famiglie erano già scappate dalla città, vista l’avanzata dello Stato Islamico. La famiglia Abada non si era ancora mossa a causa delle difficoltà inerenti alla cecità del papà di Christine, sperando in un trattamento più umano: speranza assolutamente disattesa. I cristiani infatti sono stati spogliati di ogni avere e caricati in pullman, ed è lì che è avvenuto il rapimento della bimba da parte di un miliziano, presa come se si trattasse di un oggetto utile.
“A volte sono colta dalla paura profonda che la mia Christine possa crescere senza di me. Mi sommerge il timore di non rivederla mai più…” ci diceva mamma Ayda a settembre 2016 quando la visitammo, trovandola profondamente afflitta dalla perdita della piccola. Voci da Mosul intanto dicevano che forse Christine era ancora viva. La famiglia (papà, mamma e i fratellini Basma e Chris) è stata cacciata dalla città e vive in un campo profughi a Ashti, vicino ad Erbil (Nord Iraq).
Poi la svolta, a quanto pare per mano delle Forze speciali irachene che l’hanno liberata. Chi l’ha vista afferma che Christine sembra stare bene fisicamente, ben nutrita e vestita, potenzialmente potrebbe essere stata data in affido ad una famiglia musulmana locale durante il sequestro. Ciò che traspare anche dal video del suo ritorno a casa (che potrete trovare da domani sul nostro canale YouTube) è che non parla, non risponde alle domande e appare visibilmente frastornata. Non sappiamo cosa abbia vissuto questa bambina in mano all’ISIS. Ringraziamo Dio perché è libera, sana e riunita alla sua famiglia nel campo profughi di Ashti e chiediamo preghiere per lei.
Porte Aperte Italia
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