Iraq: insegnare ai bimbi ad amare

bimba_iraqLa meravigliosa storia di rinascita di Aswad e la sua famiglia, rifugiati interni in Kurdistan, fuggiti dalle violente anticristiani a Baghdad e soccorsi da Porte Aperte attraverso il programma di micro-credito. Oggi gestiscono una vivacissima scuola materna con 60 bambini.

E’ un allegrissimo caos nella piccola scuola materna. I bimbi corrono qui e là, giocando a palla o dondolando nelle altalene. “Abbiamo 60 bambini di diverse età”, racconta Eshal che con il marito Aswad gestiscono la struttura. Aswad è visibilmente fiero del fatto di essere il padrone di un’oasi di pace come quella. Sembra impossibile, ma solo 5 anni fa, lui e la sua famiglia vivevano in un appartamento composto da un’unica stanza ed erano disoccupati, afflitti e impauriti.

Come molti cristiani rifugiati interni nel Kurdistan (Nord dell’Iraq), anche la famiglia di Aswad è fuggita dalle violenze di Baghdad. L’area curda è relativamente più sicura per la minoranza cristiana rispetto alla capitale e ad altre zone del paese, ma presenta anche degli enormi svantaggi: “La maggior parte dei cristiani non parla curdo, la lingua locale. Questo rende assai difficile trovare un lavoro”, spiega William, un nostro collaboratore che opera in Iraq. A ciò si aggiunge il fatto che tutti i lavori delle amministrazioni statali non sono accessibili a cristiani che parlano solo arabo. Aswad è passato proprio per questo iter infernale: la fuga da Baghdad terrorizzati dalle violenze contro i cristiani, l’arrivo in Kurdistan come rifugiati interni, in un contesto in cui si parlava una lingua che non conosceva e dove non si trovava il modo per sfamare la propria famiglia.

Iniziare un’attività è un’opzione concreta da queste parti, ma manca il denaro, nella stragrande maggioranza dei casi speso per sopravvivere alla fuga e alla vita di rifugiato senza lavoro. “Ed è qui che arriviamo noi con il micro-credito”, afferma William. Questa è la procedura di Porte Aperte: si stanziano dei fondi, si chiede ai rifugiati interessati di presentare un piano per l’avvio di un’attività e se viene approvato, si assegna un piccolo budget iniziale. Appena l’attività ingrana, la persona inizia a restituire il prestito ricevuto: “La maggior parte di loro restituisce tutto in poco tempo. Abbiamo già aiutato parecchie persone ad aprire servizi di taxi, parrucchiere/barbiere o minimarket”, asserisce William. Così Aswad ha presentato un progetto per una scuola materna, ha affittato una casa piuttosto grande, riservandone una piccola parte per lui e la sua famiglia e il resto per creare un accogliente asilo. “All’inizio avevamo pochi bimbi e credevamo di dover chiudere. Poi ci siamo messi a pregare intensamente sia in famiglia che tra amici”. Ad un certo punto Aswad è stato costretto a chiedere a familiari e amici di smetterla di pregare per far arrivare altri bambini, perché non avevano più spazio. Al momento hanno una lista d’attesa di oltre 150 bimbi e stanno pianificando l’apertura di una seconda struttura.

All’entrata della scuola materna di Aswad ed Eshal campeggia una bacheca con molti disegni di bimbi. Uno di essi piuttosto grande riporta questa scritta con la calligrafia di un bimbo: “Gesù mi ama moltissimo”. Il punto è che molti di questi bambini provengono da famiglie musulmane. “I genitori ci ripetono: voi insegnate ai nostri bimbi ad amare, come potremmo essere contrari?”, afferma sorridente Aswad.

Da porteaperteitalia.org


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