Il 2022 si registra ancora una volta un anno difficile per i cristiani iraniani. È dal febbraio 1979, da quando cioè il pastore Arastoo Sayyah perse la vita per la sua fede, a soli 8 giorni dalla nascita della Repubblica islamica dell’Iran, che il nome Gesù è affiancato alla parola persecuzione nel Paese che oggi si trova all’8° posizione della World Watch List di Porte Aperte.
Secondo quanto riportato dall’organizzazione Article18 in un report sulle Violazioni dei diritti dei cristiani in Iran, pubblicato lo scorso 19 febbraio e alla cui redazione hanno contribuito le organizzazioni partner CSW, Middle East Concern e Porte Aperte/Open Doors, “nell’anno della morte di Mahsa Amini, quando gli iraniani si sono riversati nelle strade per chiedere giustizia, un grido di libertà si è alzato dal popolo”.
Sebbene non sia più comune che i cristiani iraniani vengano uccisi per la loro fede, il rapporto mostra chiaramente come, contrariamente alle affermazioni della Repubblica islamica, oggi in Iran la libertà di proclamare una fede diversa dall’islam resti un miraggio, in contrasto con gli obblighi del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici di cui lo stesso Iran è firmatario.
Nel 2022 il numero di arresti di cristiani a motivo della fede è infatti più che raddoppiato: 134 nel 2022 rispetto ai 59 del 2021. Alla fine dello stesso periodo, almeno 17 cristiani rimangono in carcere per scontare pene fino a 10 anni di reclusione con l’accusa di “agire contro la sicurezza nazionale” o di “propaganda contro il regime”.
Chiediamo di pregare per questo Paese e per i tanti che, al suo interno, seguono Cristo con coraggio.
https://www.porteaperteitalia.org/iran-la-persecuzione-dei-cristiani-spegne-44-candeline/
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