IRAN: È DIFFICILE CHE CON IL NUOVO PRESIDENTE LA SITUAZIONE PER I CRISTIANI MIGLIORI

Nelle recenti elezioni iraniane, il riformista Masoud Pezeshkian ha battuto l’ultraconservatore Saeed Jalili. È tuttavia improbabile che il nuovo presidente possa cambiare la situazione della minoranza cristiana in tempi brevi.

“Il fatto che Pezeshkian, un legislatore riformista piuttosto sconosciuto, sia stato in grado di battere i candidati dalla linea dura – nonostante la bassa affluenza alle urne – dimostra quanto sia basso il sostegno per gli estremisti tra la popolazione iraniana”, afferma Michael Bosch, analista presso il dipartimento World Watch Research di Porte Aperte/Open Doors. “La sua elezione non porterà alcun cambiamento radicale, perché il potere non è nelle mani di chi è stato eletto. Durante il mandato di Rouhani, il precedente presidente moderato, le proteste sono state represse nel sangue e i cristiani hanno continuato a essere incarcerati. Quindi, gli arresti e le pesanti pene detentive continueranno, soprattutto perché il regime sa di non avere molto sostegno e per questo deve reprimere duramente ogni dissenso. Questo colpisce sia i cristiani sia gli altri gruppi minoritari”.

Negli ultimi mesi, le autorità iraniane hanno intensificato la repressione verso i cristiani ex-musulmani e verso coloro che sono attivi nel proselitismo, con pesanti condanne e carcere. Per esempio, nel mese di giugno, il Tribunale rivoluzionario di Ahvaz ha dichiarato colpevoli otto cristiani arrestati a fine 2023 nella città occidentale di Izeh.

Nonostante sia firmatario della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che sancisce la libertà religiosa, l’Iran si trova alla posizione numero 9 della World Watch List, rientrando quindi tra i dieci paesi più ostili al mondo in cui vivere come cristiani.

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