Il pastore Behnam Irani ha trascorso 6 anni in una prigione iraniana per aver guidato una chiesa. Recentemente è stato rilasciato e si è riunito con la sua famiglia. Molti di voi lo avete sostenuto in preghiera. Porte Aperte lo ha visitato.
“Il Signore è sempre stato con noi” afferma sicuro il pastore Behnam Irani. Il piccolo Adriel corre verso suo padre, gli scocca un bacio sulla guancia e lo abbraccia come se non volesse mai lasciarlo. Behnam stringe gli occhi, fra gioia e sorriso. E’ una scena che si ripete diverse volte durante la nostra visita alla famiglia Irani, composta da Behnam, la moglie Kristina e i loro due figli, Rebecca (14) e Adriel (9) che ora vivono come rifugiati in Turchia. Behnam era leader di una grande rete di comunità familiari in Iran, una scelta coraggiosa in un paese in cui la semplice conversione al cristianesimo è un crimine. Ha dovuto trascorrere 6 anni in prigione per questa scelta. E per 6 anni Kristina ha dovuto prendersi cura dei loro figli da sola, controllata dalle autorità in ogni movimento che faceva. Ora la famiglia è finalmente riunita. “A volte devo toccare Behnam per rendermi conto che non è un sogno, che egli è in realtà seduto di nuovo sul nostro divano“, dice Kristina con un sorriso.
Gli anni in prigione
Mentre Kristina ci versa del tè e ci invita a prendere dei cioccolatini, Behnam ci parla della sua vita in prigione, del regime di isolamento inziale e del periodo di carceramento tra i tossicodipendenti. Condivide con noi la durezza del periodo in cui gli fu negata l’assistenza medica, ma soprattutto insiste nel confermare come il Signore sia stato con lui ogni giorno. “Naturalmente, la vita in carcere non è stata facile, ma per me è stato un privilegio essere imprigionato per il nostro Signore. Mi ha dato l’opportunità di condividere il Suo amore lì, nel più buio dei luoghi“. Kristina ascolta le parole del marito e poi prende il suo portatile dalla camera da letto: vuole che ascoltiamo una canzone. I suoni di una melodia cristiana persiana riempiono la stanza: “Il mio cuore è pieno di lacrime, ma il mio sollievo viene da te“, traduce. “La musica è il mio modo di lasciare che il Signore sappia come mi sento. Ho scritto questa canzone una notte quando ero preoccupata per mio marito in prigione. Stare in ginocchio per trascorrere del tempo con il Signore mi ha dato la pace“.
I bambini
Anche se il Signore è stato con la famiglia durante la prigionia di Behnam non vuol dire che sia stato facile, o che non abbiano subito le conseguenze di tutto ciò che è accaduto. Behnam ha perso 6 anni della vita dei suoi figli. “Adriel era molto piccolo quando sono andato in prigione. Gli fu permesso di farmi visita con la madre e la sorella di tanto in tanto, e allora potevamo parlare per 10 minuti attraverso una parete di vetro. Ma a volte chiedeva alla madre: ‘Mamma, chi è quell’uomo?’“, afferma il pastore. Ora Behnam sta recuperando il tempo perduto con i suoi figli. “Ho conservato 6 anni di abbracci per loro“, sorride. Soffre a vedere gli effetti che la sua prigionia ha avuto sui figli. Annuisce a Rebecca, che sta in silenzio ascoltando la conversazione. “Era una ragazza così allegra”, ricorda “ma è cambiata nel corso degli anni in cui non ero a casa. La sua positività è scomparsa. Ancora oggi è spaventata dal suono del campanello, ha paura che mi portino via di nuovo“.
Seguire il Signore
Mentre la famiglia vive in Turchia ora, i timori di questi bambini non sono purtroppo del tutto immotivati. Le minacce delle autorità iraniane pendono ancora sulla testa di Behnam. Nel frattempo, le conseguenze della sua prigionia, un infortunio al piede non curato, rendono difficile per Behnam trovare un posto di lavoro dove vive ora. La lotta non è ancora finita. Un giorno, quando sarà di nuovo sicuro, Behnam e Kristina sperano di tornare in Iran. La Chiesa là è in crescita ed è là che è il loro cuore. Ma hanno fiducia in Dio, come hanno fatto per tutta la vita insieme. “Dio ci ha parlato molte volte e abbiamo fiducia che continuerà a farlo. Non ci resta che seguirlo”.
Nel 2014 più di 3.000 fedeli provenienti da tutto il mondo, hanno scritto lettere per incoraggiare il pastore Behnam in carcere. Anche se era a conoscenza delle lettere, le autorità carcerarie non gliele hanno consegnate. Durante la visita siamo stati in grado di dargli una piccola selezione della posta che avevamo conservato nel caso in cui le autorità non gli avessero permesso di riceverla. Un grande sorriso è apparso sul volto di Behnam mentre scorreva le cartoline e le leggeva mostrandole ai figli. “Ci rende felici sapere che credenti da tutto il mondo hanno pensato a noi, soprattutto ai nostri figli. Ci siete molto cari“.
Porte Aperte Italia
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