Io tutti i giorni parlo con i morti

Da quando ho conosciuto il Signore parlo con i morti. Non è una “dono” riservato solo a me, ma lo è per tutti i cristiani. Sono circondato da morti viventi, la cui fine è all’inferno, non perché sono cattivi, ladri, assassini e quant’altro; niente di tutto questo, il loro problema è che rifiutano Gesù come loro personale Salvatore. Quindi sono morti in vita. Devono solo aspettare che passa il loro tempo su questa terra, e poi saranno doppiamente morti. Oggi lo sono spiritualmente, domani lo saranno spiritualmente e fisicamente. A meno che, non decidono di aprire il loro cuore a Dio, potranno passare dalla morte alla vita: “Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto” (Apocalisse 3:1).

Al lavoro sono circondato da morti, per le strade, nei negozi, nei bus, nei treni, nei centri commerciali, sulle spiagge, alle stazioni ferroviarie, agli aeroporti… ci sono un’infinità di persone morte, e molte di loro pensano che sono vivi, invece sono morti. Perché non hanno vita spirituale in loro, sono come macchine senza benzina, per quando belle possono apparire se non hanno benzina non serviranno a niente, la loro utilità sarà nulla, perché manca loro la vita, cioè, il carburante. Lo stesso è per l’uomo iniquo, l’incredulo, l’ateo, oppure il religioso senza fede, che crede di avere vita ma è morto, perché manca in lui la rigenerazione dello Spirito Santo. Se io mi metterei a gridare in una piazza con un megafono: “Ravvedetevi e fate posto al Cristo Redentore nel vostro cuore”, che cosa direbbe la gente? Che sono un pazzo, un folle, uno squilibrato? Qualcuno potrebbe anche dirmi: “Senta lei, io sono cristiano e se viene a casa mia, vedrà che in ogni stanza ho un crocifisso appeso al muro”. Un altro ancora potrebbe replicare: “Io invece ho un quadro di Gesù che siede sull’erba in un bel prato con le Sue pecorelle vicino, sa, il crocifisso è passato di moda” – “Io invece ho la Bibbia sempre aperta nel salotto di casa, e su di una parete ho il Salmo 23, che dice: “il Signore è il mio Pastore e nulla mi manca”; quindi più cristiano di me dove lo trovi?” potrebbe replicare un terzo.

Anche nelle chiese ci sono persone morte, saranno anche state battezzate, prenderanno la Santa Cena, ma sono morte nello spirito. Ci sono persone morte nelle corali delle chiese, monitrici e monitori della Scuola Domenicale che hanno l’apparenza di appartenere alla famiglia spirituale di Dio, ma sono morti. Ci sono gruppi musicali morti, addirittura assistenti, anziani e perfino pastori morti, mai nati a Nuova Vita. Dio definisce questo tipo di pastori “… due volte morti…” (Giuda 12).

In terra ci sono glorie che durano per poco tempo, ma il tutto svanirà. Solo la gloria di Dio rimane perpetua ed eterna. L’uomo cerca la gloria personale anche fra le cose di Dio, anche se poi di Dio non ne sente il bisogno.

Giovanni il Battista, era un uomo che viveva nel deserto, si alimentava di cavallette e miele selvatico, indossava un mantello di pelle di pelo di cammello tipico dei profeti di Dio. Giovanni si autodefinì: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto (Giovanni 1:23)”. È vero che per Giovanni la sua dimora era nel deserto, ma le sue predicazioni al ravvedimento erano verso gli uomini e non verso le pietre e gli scorpioni del deserto. Se si avesse un rapimento al contrario, per esempio: se scomparissero dalla terra i non salvati, il mondo sembrerebbe quasi deserto. Pensate che a Montecitorio non ci sarebbe nessuno politico – forse qualche anima? Forse, ma ho i miei dubbi. Quindi l’autodefinizione del Battista era più che giusta: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto (Giovanni 1:23)”. In realtà Giovanni gridava ad un popolo morto, che si vantava di appartenere alla Legge e a Mosè e, avevano come loro padre Abramo. Quante volte sentiamo dire: “Io sono nato nella fede, i miei genitori sono evangelici, i miei nonni erano evangelici!”. Ma non basta nascere in una famiglia di credenti, Dio non ha nipoti ma solo figli. Bisogna nascere di nuovo, altrimenti saremmo come quelli della Giudea che reclamavano un diritto inutile.

Se le persone alla quale Giovanni si rivolgeva non credevano realmente nel Messia promesso, erano persone morte, ma Dio si usa dei Suoi servitori affinché chi ascolta e accetta il buon messaggio della salvezza, e del perdono dei peccati in Cristo Gesù, passa dalla morte alla vita.
L’occhio di Giovanni era fisso su Colui che doveva venire, e nella cui presenza egli non è più che una voce nel deserto; una voce che si deve ascoltare, non criticare. Quando il Re viene, non è la persona, ma la voce dell’araldo che deve attrarre l’attenzione.

Gesù disse: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunciare il regno di Dio” (Luca 9:60).

La scusa che presentò:

“Signore, permettimi prima d’andar a seppellir mio padre. A casa ho un padre ch’è vecchio, non vivrà a lungo, e avrà bisogno di me finché è in vita; permettimi che io mi prenda cura di lui finché non muore, e io gli renda questo ultimo servizio di amore, e poi farò qualunque cosa”.

Pensare che il nostro dovere verso i nostri parenti, ci dispensi dall’assolvere il nostro dovere verso Cristo, è una scusa davvero plausibile: “…Permettimi d’andare a seppellir mio padre, lascia che mi prenda cura della mia famiglia, e provveda ai miei figli, e poi penserò a servire Cristo”. Invece dovremmo in primo luogo cercare il regno di Dio e la Sua giustizia.

La risposta di Cristo: “Lascia i morti seppellire i loro morti”. Gesù chiama tutte quelle persone che si rifiutano di seguirlo, “morti”, benché sono vivi. Forse quest’uomo avendo visto Gesù in azione operando miracoli e prodigi, credette che Gesù fosse il Messia promesso; forse ne avrà parlato con il padre al quale rifiutò categoricamente di seguire il Maestro, avendo forse nella sua mente idee come quelle dei Farisei, che bastava dire: “Noi siamo figli d’Abramo e basta”. Ma comunque il figlio (forse) credette e il padre no, e l’amore (o la scusa) del figlio per il padre lo costrinse a fare tale affermazione? Ma Gesù non si intenerisce di fronte ad un tal rifiuto e gli replica: “Lascia i morti seppellire i loro morti”. Cioè, i parenti tuoi morti spiritualmente (Gesù vede oltre la vita la fine di costoro che mai lo avrebbero seguito) quando tuo padre morirà anche fisicamente, oltre al fatto che loro lo sono già spiritualmente, si prenderanno cura dei suoi funerali, ma tu seguimi.

“Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio” (Luca 19:62).

Il sacrificio salvifico di Gesù sul Calvario è stato fatto per tutti, ma non tutti (sicuramente la stragrande maggioranza) lo seguono e lo adorano, anzi, qualsiasi cosa negativa che succede agli increduli nella loro vita, lo bestemmiano, lo incolpano dei mali che avvengono nel mondo come il maggior responsabile, e spesso lo maledicono. Mentre Gesù è sempre pronto a perdonare e stende sempre una mano nonostante tutto. Alla fine però, chi non si ravvede dei propri peccati, sarà rimasto fuori, e fuori resterà per sempre.

Ascoltatemi, la vita non dura per sempre, e se oggi dovete fare una scelta, fate una scelta saggia, quella di accettare Gesù nel vostro cuore, ma fatela sul serio, altrimenti, non giungerete mai in cielo. Non vi illudete, tanto il vostro cuore lo sa se siete realmente salvati o meno, non indugiate più in ragionamenti filosofici e religiosi che vi portano ogni giorni fuori strada, fate un passo deciso verso Dio e verso la salvezza. Così non sarete più parte dei morti viventi, ma di quelli che il Signore avrà scritto nel Libro della Vita.

Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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