Lavorando a quest’opera ho riflettuto molto sul suo contenuto, sulle ragioni del provare inquietudine.
La definizione “consapevole e maturo” è legata a quest’opera, essa esprime il disagio del aver compreso e quindi “essere consapevole” e il non essere abbastanza maturo per attuare il cambiamento. Esso è imposto dalla conoscenza stessa e parlo di fede.
Leggo quest’opera e il pensiero nasce in parte dalla tecnica usata.
La stesura antica, elabora e lunga, usata per rappresentare le inquietudini della notte, delle tenebre, mi fa pensare al tempo che occorre per prepararsi per comprendere per crescere nella fede, ma ovviamente l’opera quando è finita è finita!
Viceversa nella vita, nella conoscenza e nella fede (a volte) dopo tanto lavoro l’opera non è stata compiuta.
Trovo questo “pezzo” ben riuscito, unisce il mio modo tradizionale di posare il colore ai nuovi contenuti concettuali su cui oggi lavoro.
L’inquietudine, questa inquietudine, nasce da uno stato interiore che si rifà alla consapevolezza, essa (l’inquietudine) affiora in momenti in cui siamo poco coscienti, per questo li definisco notturni.
Quando nel sonno non dominiamo noi stessi attraverso il discernimento razionale, i sentimenti, le emozioni e il mondo spirituale si agitano in noi.
Aver compreso la verità ma impedire il naturale evolversi del nostro spirito, del nostro stato di coscienza, crea uno scompenso tra spirito e anima.
Il mondo del materia così com’è non va bene e l’anima è dibattuta tra il soddisfarsi e l’elevarsi.
Abbiamo l’opportunità di avvicinarci a Dio e il nostro spirito lo desidera, ma il nostro cercare di varcare questa soglia in modo carnale c’è lo impedisce.
Anni di studio di ricerca, mossi da una buona consapevolezza intellettuale ci portano fino alla soglia di una vita spirituale compresa si! ma non profonda e sopratutto non reale, alla quale non possiamo accedere poiché abbiamo ancora davanti il confine della nostra carne.
La ” pietra” è stata rotolata, il Signore ci ha chiamati, ma noi non siamo ancora usciti dal nostro sepolcro.
Ciò risponde ancora oggi alla domanda dei Farisei a Gesù “con quale autorità fai questi segni miracolosi?”
Non è sufficiente sapere o credere che i miracoli avvengono, chi conosceva le leggi e le norme più dei Farisei degli scribi o dell’Apostolo Paolo? ma bisogna essere nelle condizioni di farli o di riceverli. Essere in una dimensione dove il confine della materia è stato superato, vivere il mondo spirituale.
Matteo 21:21 Gesù rispose loro: «Io vi dico in verità: Se aveste fede e non dubitaste, non soltanto fareste quello che è stato fatto al fico; ma se anche diceste a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, sarebbe fatto.
E dice non lo farete, ma ” sarebbe fatto” Nel passo biblico della donna che ha perdite di sangue si sono due elementi: La potenza e la fede.
Luca 8:46 Ma Gesù replicò: «Qualcuno mi ha toccato, perché ho sentito che una potenza è uscita da me». 47 La donna, vedendo che non era rimasta inosservata, venne tutta tremante e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò, in presenza di tutto il popolo, per quale motivo lo aveva toccato e come era stata guarita in un istante. 48 Ma egli le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace».
Cristo ha abolito le nostre barricate, non c’è più velo di separazione (che noi non vogliamo) tra Dio e noi, ma l’uomo ha costruito immensi muri davanti alla Santità di Dio.
Lo Spirito Santo ci istruisce e un mondo meraviglioso, la Gloria di Dio, sta davanti ai nostri occhi, ma non abbiamo modo di entrarci.
Avere autorità vuol dire: non avere autorità! smettere di lasciarci dominare dall’istinto, smettere di elaborare le nostre ragioni e lasciare che lo spirito sia il nostro essere supremo.
Siamo ancora nel “vogliamo fare” e non nel ” sarebbe fatto!” e questo perché non abbiamo discernimento del nostro spirito.
DISCERNIMENTO DELLO SPIRITO
Discernere lo spirito vuol dire innanzi tutto comprendere chi siamo e comprendere chi siamo ci aiuta a ” selezionare ” il nostro modo di essere.
Conoscere noi stessi nella carne, conoscere noi stessi nell’anima, conoscere noi stessi nello spirito.
Possiamo scegliere, possiamo provare a modificare noi stessi.
Sappiamo chi siamo e chi vogliamo essere e vogliamo essere come siamo stati fatti, a immagine di Dio.
La completa visione spirituale ci permette di “identificare” anche gli altri, di comprendere in quale modo si esprimono nella carne, nell’anima o nello spirito.
La carne reagisce in maniera istintiva, l’anima sprofonda o si eleva in modo emotivo e lo spirito trascende ogni cosa e vive nella pace e nella gioia del Signore. Non a caso Gesù è principe della pace, quella interiore ovviamente.
È questo lo stato che permette un insegnamento con autorità, non c’era separazione tra Gesù e il padre, Egli aveva in s’è tutta la legge, tutta la scrittura, non poteva ” dimenticarsi” qualcosa, ciò che insegnava veniva dal cuore, ciò che insegnava era e stesso.
Così a tratti torna l’inquietudine, la dottrina non ci aiuta e non può andare più in là del suo stesso confine ma certo ci ha aperto gli occhi, viviamo a tratti le meraviglie di una dimensione spirituale che lentamente emerge, la nostra mente è confusa tra emozioni, sentimenti e trasporto dell’anima.
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Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com
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