Indossavo la maschera del finto buono per Pasqua: ma tutto l’anno ero un diavolo…

Nella mia passata vita religiosa ho sempre nutrito una forte passione per la religione, per le processioni e per tradizioni popolari cattoliche. Ricordo che già dalla tenera età i miei genitori mi portavano ad assistere alla processione dei misteri durante la settimana santa. E dopo alcuni anni, sapendo che a Taranto, durante tutto l’anno, si svolgono diverse processioni, intorno all’età di sedici anni decisi di frequentare il catechismo all’arciconfraternita della madonna del Carmine, affinché potessi anch’io partecipare alla processione dei misteri, durante il periodo pasquale. Dopo che ebbi frequentato il catechismo per l’intero inverno, il sedici luglio del 2004, nel giorno della madonna del Carmine, mi ordinarono confratello, insieme a molte altre persone. La processione dei misteri è stata per un certo momento della mia vita un grande sogno divenuto realtà. Tutto il mio anno girava intorno a quest’avvenimento.

Ovviamente, però, confratello o no, il mio stile di vita non era determinato dal fatto che io fossi confratello. Essere confratello per me non significava moderare il mio stile di vita. Continuavo a vivere una vita sregolata e delinquenziale a prescindere dal fatto che io fossi confratello! Con il mio modo di vivere non mi preoccupavo minimamente del fatto che potessi rovinare la mia vocazione e sporcare la mia reputazione di confratello; non me ne importava nulla, vivevo la mia vita indipendentemente dal fatto che io fossi un confratello. Per me, Gesù era su quella croce che si faceva la sua vita ed io ero qui che facevo la mia.

Per me, la processione, ed essere confratello, non era una questione di sacralità, ma di profanità – come lo è d’altronde per molti confratelli anche oggi. A molti confratelli in realtà non importa di Dio, non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di ciò che visse Cristo durante la sua passione; molti non comprendono neanche il vero senso del sacrificio di Gesù per l’intera umanità. Non conoscono la Bibbia. Non vogliono vivere una vita santa. Loro lo fanno per fanatismo religioso, per passione della processione. Come facevo anch’io.

Essere confratello, non incide nella vita di una persona ad attuare un certo stile di vita corretto e santo. Io vivevo tutto l’anno come un “diavolo”, ma poi, quando si avvicinavano i giorni della settimana santa, che andavano dalla domenica delle palme fino alla domenica di Pasqua, indossavo la maschera del “finto buono”, per mostrare agli altri che io ero veramente buono. “Ma si possono ingannare gli altri, ma non Dio!”. Bastava che passasse la settimana santa per ritornare ad essere nuovamente un “diavolo”…

In fondo, com’è stata per me, purtroppo, questa è una realtà che caratterizza la vita di molti confratelli. Non dico che tutti hanno vissuto realtà della vita come le ho vissute io, ma molti svolgono durante l’anno una vita non conforme alla vocazione che professano, per poi ritrovarsi a “fare i buoni” e i “santi” durante i giorni della processione, sotto le loro statue di cartapesta. Letteralmente un’ipocrisia! Poi, per carità, ci sono anche molti che lo fanno per fede, ma una fede lontana dalla verità della Bibbia.

Nel tempo la mia “spiritualità”, più che altro (pseudo) religiosità, cominciò a “svaporare”. D’altronde, era solo fumo, al massimo incenso… Eppure, qualcosa in me c’era. Dio, anche quando non sembra presente, è, in un modo o nell’altro, vicino, o dentro, ciascuno di noi. E io di “segnali” e “segni” ne avevo ricevuti molti.

Dal giorno in cui mi predicarono un Cristo vivente che andava al di là delle tradizioni religiose popolari, e una volta che iniziai a sfogliare per la prima volta in vita mia una Bibbia, effettivamente, a mia sorpresa, mi si aprì un mondo nuovo, un mondo incredibile. E feci la terrificante (per me) scoperta che tutto ciò in cui avevo creduto fino a quel momento non trovava riscontro con ciò che è scritto nella Bibbia, con ciò che Dio afferma nelle Sacre Scritture. Per me iniziò un vero e proprio grande combattimento spirituale. Era arrivato il momento di scegliere tra quello che la religione mi aveva inculcato in tutta la mia vita fino a quel momento, e quello che Dio dice nella Sua Parola. Il combattimento fu molto arduo, ma dopo alcuni giorni lo Spirito Santo mi convinse e mi arresi a Dio, decidendo di credere a ciò che Lui dice e non a ciò che gli uomini, la religione e le tradizioni religiose popolari mi avevano inculcato.

Così, iniziai a instaurare una reale relazione intima con Dio e con la Sua Parola.

Dopo qualche tempo, mi recai all’arciconfraternita della madonna del Carmine e decisi di dissociarmi dall’essere confratello. Il priore della confraternita mi chiese come mai io fossi arrivato a prendere una decisione del genere, ed io rispondendogli ebbi modo di evangelizzarlo.

Oggi, mi ritrovo qui, ad essere una persona totalmente libera, che seppur peccatore, non ha bisogno di fingere di essere buono portando una statua in determinati periodi dell’anno.

Quello che ci fa veri cristiani non è fare una processione, perché non saremo salvati perché seguiamo una religione, ma perché abbiamo una relazione intima con Gesù.

Alessio Sibilla

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