Massima allerta attorno al monte Merapi nello Java centrale e al Sinabung, a North Sumatra. Evacuate molte cittadine e villaggi attorno al cratere, ma alcuni resistono e continuano ad andare nei campi e curare gli animali. Per i bambini il disagio della didattica a distanza nei centri di accoglienza. Il problema delle scorte alimentari.
Jakarta (AsiaNews) – In piena emergenza causata dalla pandemia di nuovo coronavirus, e con le allerte provocate dalle alluvioni nella stagione delle piogge, l’Indonesia deve affrontare la minaccia rappresentata dai vulcani in attività. Fenomeni naturali, oltre al Covid-19, che stravolgono l’esistenza delle persone, interrompono il regolare svolgimento della vita quotidiana e rischiano di far saltare alcuni appuntamenti in calendario molto attesi, come le elezioni locali a dicembre. L’allerta maggiore è attorno al monte Merapi, nello Java centrale, e al vulcano Sinabung nel North Sumatra che hanno fatto registrare devastanti eruzioni nelle ultime settimane.
Nell’isola di Java, una di quelle con la maggiore densità abitativa al mondo con i suoi 140 milioni di abitanti, dai primi di ottobre intere cittadine e villaggi attorno al Merapi sono state evacuate, assieme ai capi di bestiame allevati nell’area. Volontari si recano ancora oggi nella zona per convincere quanti sono rimasti ad andarsene, di fronte a un rischio elevato di essere investiti da una possibile eruzione vulcanica.
In una reggenza a tre km di distanza dal cratere la vita sembra scorrere tranquilla, con i locali impegnati nelle attività di sempre. “Alcuni – racconta il 60enne Sunar a jateng.suara.com – continuano ad andare nei campi o a prendersi cura dei loro animali”. Quest’anno molte meno persone hanno cercato rifugio rispetto al 2010, quando si era registrato un esodo maggiore. Molti villaggi sepolti dalla polvere all’epoca sono stati trasferiti e chi è rimasto vuole continuare a vivere.
In questo contesto, fra quanti subiscono i maggiori disagi, vi sono i bambini costretti alla didattica a distanza e che faticano a mantenere alta la concentrazione durante le lezioni online. Molti centri e campi di accoglienza hanno a disposizione il wi-fi, ventilatori e televisioni per favorire lo studio, ma i disagi non mancano. Il numero crescente di persone accolte e l’arrivo di nuovi nuclei familiari crea malumori e disagi, soprattutto per quanto riguarda la fornitura di cibo e materie prime. “Le persone mangiano tre volte al giorno” afferma un capo villaggio e “non possiamo dare loro sempre dei noodles istantanei”.
Intanto le forze di polizia hanno avviato le operazioni di addestramento per 3500 persone, che dovranno regolare le operazioni di evacuazione. In allestimento anche i distretti sanitari e le scorte di medicinali, soprattutto quelli per le bruciature, cui si somma l’emergenza sanitaria innescata dalla pandemia di nuovo coronavirus che richiede luoghi di cura dedicati per scongiurare il dilagare dell’infezione. Per evitare ulteriori problemi in vista del voto di dicembre, nelle aree più a rischio i seggi elettorali sono stati trasferiti all’interno dei centri di accoglienza come conferma Yulianto Sudrajat, capo della commissione elettorale dello Java centrale.
A North Sumatra l’attenzione è massima per il vulcano Sinabung, che negli ultimi tempi è tornato a disperdere cenere e polveri nell’atmosfera fino a 2,5 km di altezza. Gli abitanti delle zone fino a 6 km dal centro del cratere sono state costrette a lasciare le abitazioni e altre operazioni di evacuazione potrebbero rendersi necessarie nei prossimi giorni. Per gli esperti il fenomeno potrebbe durare a lungo, anche per anni come è avvenuto fra il 2013 e il 2018. Agli abitanti è consigliato di “assicurarsi scorte di acqua potabile e di pulire i tetti dalla cenere vulcanica, per scongiurare crolli”.
L’Indonesia, che sorge sul cosiddetto “Ring of Fire”, l’anello di fuoco sismico del Pacifico, è spesso vittima di terremoti e tsunami mortali. Nel 2018 una scossa di magnitudo 7.5 e il conseguente tsunami hanno provocato 4.300 vittime tra morti e dispersi. Nel 2004 un sisma di magnitudo 9.1 – con epicentro al largo di Sumatra – ha scatenato un gigantesco tsunami che ha ucciso 220mila persone nella regione dell’Oceano Indiano, 170mila nella sola Indonesia.