Molti cristiani del villaggio Hututag, stato di Jharkhand, sono finiti all’ospedale. Il pastore della comunità: «Dicono che ci bruceranno vivi».
«O rinunciate alle vostre vite o rinunciate a Cristo: scegliete». Sono queste le due possibilità che un gruppo di estremisti indù ha dato a una congregazione cristiana del villaggio di Hututag, nello stato di Jharkhand, India. I cristiani si sono rifiutati di abiurare e per questo sono stati minacciati, picchiati e derubati.
«NON SMETTEREMO». Circa 30 cristiani si erano riuniti venerdì in una casa insieme al pastore della comunità, Sarvajit Bharti, per pregare. Nel mezzo della preghiera delle donne hanno fatto irruzione in casa, insultandoli. Poi due uomini hanno portato fuori a forza un aiutante del pastore, picchiandolo e intimandogli di smettere di pregare. «Non ci fermeremo», gli ha risposto secondo quanto riportato da Morning Star News. «Non stiamo facendo niente di male».
ASCE, VANGHE E BASTONI. A quel punto 15 estremisti indù armati di pistole, asce, vanghe e bastoni hanno fatto irruzione nella casa, picchiando senza pietà i cristiani presenti. A una donna di 60 anni sono state fratturate entrambe le mani, un’altra di 30 anni è stata lasciata per terra in stato di incoscienza, altri ancora sono stati portati in ospedale in condizioni gravi.
«DICONO CHE CI BRUCERANNO VIVI». «È da aprile che continuano a metterci pressione, dicendo di scegliere tra la vita e Cristo, ci minacciano costantemente di cacciarci via dal villaggio se non torniamo a venerare gli idoli indù», spiega il pastore Bharti. «Hanno anche detto che ci bruceranno vivi. La situazione è difficile soprattutto per i bambini, che soffrono la sete, visto che nel villaggio impediscono ai cristiani di accedere ai pozzi».
CRESCE L’INTOLLERANZA. L’intolleranza nei confronti dei cristiani continua a crescere in India. Il mese scorso si è celebrato il settimo anniversario della strage di Orissa, nella quale circa 100 cristiani sono stati massacrati dagli estremisti indù, 56 mila cristiani sono rimasti senza casa, 6.500 case sono state rase al suolo e 350 chiese e luoghi di culto bruciati.
«AUMENTA LA NOSTRA FEDE». L’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, monsignor John Barwa, ha però dichiarato a Fides che la fede degli indiani non diminuisce, nonostante le persecuzioni: «La fede dei cristiani diventa sempre più forte davanti alle persecuzioni. Abbiamo anche deciso di istituire una “Giornata dei martiri” per ricordare le vittime di Orissa. Intendiamo dare così alle famiglie delle vittime profonda consolazione, perpetuando la memoria dei loro cari e riconoscendoli come martiri: sono morti infatti per la loro fede cristiana e la testimonianza di Cristo».
Foto Ansa
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