MUMBAI (India) – «Gli ultranazionalisti indù del Bharatiya Janata Party (Bjp) sono disperati e cercano di portare dalla loro parte le popolazioni tribali del Karnataka, perseguitandole con ogni mezzo». È l’accusa rivolta da Sajan George – presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) – al partito dell’estrema destra induista, che nonostante la sconfitta alle ultime elezioni amministrative continua ad alimentare tensioni e a sostenere attacchi contro le minoranze dello Stato. L’ultimo episodio è avvenuto il 25 luglio scorso, contro la comunità tribale cristiana di Arsikere (distretto di Hassan). Alle 10.30 del mattino alcuni esponenti del Bjp, guidati da un uomo di nome Byresh, hanno fatto irruzione nella chiesa del pastore pentecostale Raju, che stava svolgendo un servizio di preghiera con quaranta fedeli. Gli aggressori hanno iniziato a urlare, accusando il leader religioso di praticare conversioni forzate. Quando hanno visto che i cristiani presenti stavano preparando il pranzo, Byresh e i suoi uomini hanno gettato del fango sul cibo. Alla fine sono andati alla vicina stazione di polizia, denunciando il pastore di convertire indù al cristianesimo in cambio di soldi.
Poco dopo, il rev. Raju ha denunciato a sua volta gli aggressori, che però sono ancora a piede libero.
«Questo – spiega Sajan George ad AsiaNews – non è un incidente isolato e da tempo vi sono casi di persecuzione e attacchi durante servizi di preghiera. Una parte della popolazione di Arsikere è tribale, per lo più sono persone povere e senza terra. È poi importante notare che i tribali dell’area non sono indù».
Le comunità tribali dell’area hanno già subito in passato aggressioni analoghe. La più grave è avvenuta nell’ottobre 2012, quando ultranazionalisti indù hanno costretto alcuni cristiani a pagare tributi al locale tempio [indù]. Di fronte al rifiuto dei cristiani, gli estremisti hanno picchiato a sangue cinque persone, mandandole in ospedale.
«Ora che il Congress [partito democratico e laico in India, ndr] è al governo – sottolinea il presidente del Gcic – la nostra speranza è che questi estremisti siano assicurati alla giustizia e che il Karnataka torni a celebrare la libertà religiosa».
di: Nirmala Carvalho
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