Emilio Missuto, imprenditore di Gela, ha interrotto oggi il suo sciopero della fame durato tre mesi che gli ha causato la perdita di 30 chili: l’uomo ha iniziato il “digiuno” lo scorso 18 aprile posizionando una tenda davanti al palazzo di giustizia della città siciliana, “luogo simbolo della legalità”. La dura forma di protesta è stata condotta “contro uno Stato che esige puntualità nel pagamento delle tasse, ma lascia trascorrere anni per pagare i fornitori, riducendoli sul lastrico”. In questi tre mesi, però, la sua azienda è stata costretta a chiudere i battenti. Missuto ha raccontato ai cronisti che il tribunale di Gela ha dichiarato il fallimento della sua ditta perché non è stato in grado di pagare tasse e contributi per 37 mila euro, senza tener conto che a Carbonia, in Sardegna, è in corso un lungo contenzioso che come riferisce l’imprenditore “mi vede creditore di un milione di euro per lavori pubblici già realizzati, fatturati ma mai liquidati”.
Dalle parole di Emilio, in particolare, azzardiamo fare una similitudine con l’empio e il giusto del verso 21 del Salmo 37. Molto spesso, infatti, lo stato prende le sembianze di quell’empio per evidenziare due principi generali che sono un po’ le due facce di una stessa medaglia per quanto riguarda la generosità nel donare. Da un lato abbiamo il principio enunciato nel Salmo 37:21, dove troviamo scritte queste parole di Davide: “L’empio prende in prestito e non restituisce; ma il giusto ha pietà e dona”. Tutto il salmo 37 si muove sulla falsariga del contrasto fra l’uomo giusto (chiamato a vivere la sua irreprensibilità e la sua fede in Dio) e l’uomo malvagio (apparentemente amato e riverito, ma destinato presto alla rovina). Non meraviglia, dunque, che il verso del salmo esponga un contrasto fra questi due tipi di uomini, contrasto basato sul diverso atteggiamento che essi hanno con i beni materiali: l’empio accaparra per sé e non vuole o non può restituire ciò che gli viene prestato, mentre il giusto “è pietoso” e non trattiene per sé, anzi “dà in prestito” e dona, senza badare a calcoli e percentuali. Ai fini delle nostre parole, occorre sottolineare soprattutto che in questo brano non ci sono eccezioni di sorta, legate a condizioni particolari, individuali o sociali: il giusto non cessa mai di avere compassione del prossimo e non lo fa neppure quando le sue entrate scarseggiano.
L’uomo di Dio, in altre parole, dona liberalmente in ogni tempo e non cesserà di farlo solo perchè potrebbe trovarsi in tempi di crisi economica: ciò che conta è il suo cuore compassionevole, che non potrà essere condizionato da momenti di difficoltà finanziaria… A questo punto, facciamoci sinceramente una domanda: a chi rassomigliamo di più? “all’empio sicuramente no!”, diremo sicuramente… ma siamo certi che rassomigliamo così tanto al giusto? Siamo proprio sicuri che nutriamo vera compassione per il prossimo e che doniamo in modo disinteressato e generoso, a prescindere dalla situazione economica in cui ci troviamo? Sotto un altro punto di vista, il secondo principio generale sul donare generoso dell’uomo può essere rinvenuto nel testo di Ec 11:4, laddove il saggio Salomone si esprime in questi termini: “Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà”. Il contesto di questo versetto parla dei benefici legati alla generosità umana: chi “getta il suo pane sulle acque” lo ritroverà e chi divide il suo pane con molte persone finirà per farsi tanti amici; di conseguenza, conviene “seminare la semenza fin dal mattino” perchè i frutti verranno, prima o poi… In negativo, allora, il nostro passo invita a non dare troppa importanza alle situazioni ambientali o sociali quando si tratta di “gettare il pane” e di “farne parte ad altri”: l’esortazione è quella di non lasciarsi condizionare (“porre mente”; “stare a guardare”) dal “vento” e dalle “nuvole” prima di decidere se ed anche come e quanto dare! “Se il contadino dovesse rinunciare a seminare a causa di ogni nuvola passeggera, ed a mietere per ogni colpo di vento, avrebbe un ben magro risultato alla fine dell’anno… i venti e le nuvole sono nelle mani di Dio per provarci, e in quanto Cristiani siamo tenuti a sopportare le difficoltà!”. In altre parole, nessun agricoltore sarà reputato saggio se provvederà a seminare solo quando sarà completamente sicuro che le condizioni climatiche siano perfette… Allo stesso modo, nessun credente sarà reputato saggio da Dio se egli provvederà a donare per l’opera del Signore soltanto quando le sue finanze saranno abbastanza stabili da permetterglielo… Se ci faremo influenzare troppo dalle circostanze, personali o sociali che siano, noi non “semineremo” mai con generosità per il Regno di Dio. Se è vero che in periodi di ristrettezze economiche si tende a spendere denaro solo per le cose indispensabili, un vero cristiano considererà il suo Dio in cima a queste “cose indispensabili” e continuerà a donare liberalmente per la diffusione del Vangelo in tutto il mondo!
Comunque, ritornando a quello che accade intorno a noi, la crisi economica, tra qualche giorno, potrebbe portare il nostro Paese a registrare un nuovo, non invidiabile record, visto che dall’inizio dell’anno, ben 4.218 imprese sono fallite, un numero del 13% superiore rispetto allo stesso periodo del 2012. Non lo diciamo noi di notiziecristiane.com, ma sono i numeri diffusi oggi dal Sole 24 Ore. A parte la congiuntura che accinge un po’ tutta l’Eurozona, a causare la chiusura dei battenti di così tante aziende sarebbe l’aumento sostanziale delle tasse, il perdurare dei problemi riguardanti l’accesso al credito e i ritardi per i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, vedi i tanti casi come Emilio. Speriamo che non succeda più quello che è successo a questo imprenditore, problema quest’ultimo che potrebbe essere risolto a breve, dal momento che il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto che sblocca 40 miliardi di euro per le imprese; staremo a vedere cosa farà l’empio!
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