Come facciamo a comprendere bene i Salmi per poi insegnarli?
Come possiamo rispettare il testo biblico e contemporaneamente essere sufficientemente semplici per insegnarli anche ai bambini?
Spesso prendiamo dai Salmi ciò che sentiamo e percepiamo più vicino a noi: una parola di incoraggiamento, un versetto che ci accompagna per la giornata, ma raramente consideriamo un Salmo per intero.
Pensiamo che certi versetti non ci riguardino affatto oppure li lasciamo perdere perché non li capiamo o ancora riteniamo che le situazioni descritte siano estremamente lontane dalla nostra realtà, dal nostro mondo.
Prendiamo ad esempio il Salmo 23.
E’ il Salmo più conosciuto in assoluto e ci infonde un fortissimo senso di fiducia in Dio. I primi versetti nonostante si riferiscano ad una scena campestre un po’ d’altri tempi, possono comunque essere trasportati facilmente nel nostro quotidiano.
Ci piace immaginare i prati verdi, i ruscelli che scorrono tranquilli che ci comunicano la presenza del Signore come pastore.
E’ un quadretto che ci trasmette un senso pervasivo di sicurezza e protezione, ma quando arriviamo alla descrizione dei nemici e del capo cosparso con l’olio, probabilmente cominciamo ad avere qualche perplessità e ci poniamo qualche domanda.
Forse leggiamo questi versetti velocemente, li cantiamo senza badarci più di tanto finchè arriviamo alla conclusione che parla dell’amore avvolgente del Signore e delle sue benedizioni per tutti i giorni della vita, così tiriamo un bel sospiro di sollievo.
Ma è davvero così che va letto, compreso e cantato il Salmo 23? Se fossimo nei panni di Davide, autore e compositore, saremmo contenti di essere travisati o di essere compresi solo in parte? Ossia ci siamo assicurati di aver rispettato l’intento dell’autore? Oppure abbiamo imposto una nostra lettura, un nostro filtro soggettivo prendendo ciò che pensiamo ci serva per sentirci meglio, tralasciando contemporaneamente ciò che ci sembra distante o complesso da capire?
Per molto tempo io stessa ho letto i Salmi in questo modo, ma non credo di essere la sola!
Con il passare degli anni e con il desiderio di comprendere maggiormente il tesoro della Bibbia, ho capito che ogni testo va letto e compreso tenendo ben presente lo scopo dell’autore che l’ha scritto. Bisogna anche considerare il contesto storico e letterario di un testo e riferirlo poi all’intera storia che collega Genesi ad Apocalisse (il contesto biblico) che inevitabilmente culmina nell’incarnazione, morte, resurrezione, ascensione e ritorno di Gesù Cristo. Ogni testo biblico è una tessera del grandioso puzzle della storia della redenzione, ogni testo ci parla del piano di salvezza di Dio tramite la persona e l’opera di Gesù Cristo.
Salmi compresi. Gesù stesso disse che i Salmi parlano di lui (Luca 24: 27 e 44). Così quando insegniamo il Salmo 23 anche ai bambini, dobbiamo sempre mostrare come questa preghiera o canto trovi il suo perché in Gesù.
Come fare?
Può accadere che quando leggiamo o impariamo un Salmo a memoria, non resistiamo all’impulso d’ immedesimarci in prima persona con ciò che il salmista scrive facendo una sorta di copia e incolla nella nostra vita. Ma noi non siamo né il pastorello Davide e men che meno il re Davide!
Quando Davide compose i Salmi, come tutti gli autori biblici, era ispirato e sospinto dallo Spirito Santo per mettere in risalto non le sue virtù, ma le qualità dell’Eterno e del Messia che doveva arrivare. Questo era senza dubbio il suo scopo.
In parte Davide scriveva di sé, ma la sua esperienza
era predittiva di qualcuno più importante di lui, come se fosse un’ombra di Gesù. Il suo canto era un anticipo del suono della voce del Signore Gesù e della sua venuta sulla Terra.
Quando Davide cantava, intravedeva l’arrivo di Gesù, l’Agnello di Dio, senza macchia, colui che cammina per i sentieri di giustizia al fine di onorare il nome di suo Padre. Davide fu un uomo integro e pronto al pentimento quando peccò, ma non fu mai perfettamente giusto.
Quando Davide descriveva la valle dell’ombra della morte, preannunciava Gesù che la attraversò fino alla tomba per poi risorgere. Davide rischiò più volte di morire precocemente, ma per grazia di Dio, si spense sazio di giorni in piena vecchiaia.
Quando Davide cantava di una tavola imbandita a festa per celebrare una vittoria sui nemici con un commensale sul cui capo il Pastore versa l’olio, stava puntando la luce sull’Unto per eccellenza, Cristo, il Messia, il Re dei re che trionfò su tutti i nemici per sempre ed abbondantemente facendo tracimare la coppa della vittoria.
A nostra volta possiamo pregare o cantare questo Salmo perché siamo figli di Dio in Gesù Cristo, siamo le sue pecore, i suoi agnellini attaccati indissolubilmente come una cosa sola al nostro buon Pastore (Giovanni 10:11) che ci vuole bene e da cui non potremo mai essere staccati!
Dato che Gesù ha percorso per noi i sentieri di giustizia, anche noi essendo giustificati da Lui, desidereremo essere guidati nei suoi sentieri.
Dato che Gesù ha camminato per noi nella valle della morte, anche quando ne attraverseremo l’ombra, non avremo paura perché siamo uniti a Lui che ci accompagna verso la resurrezione.
Dato che l’Unto dell’Eterno ha trionfato sui suoi nemici, anche noi in ogni battaglia quotidiana abbiamo la vittoria in Cristo.
Dato che l’amore irresistibile e irrinunciabile di Gesù ci ha conquistati, sappiamo che non se ne andrà mai e la sua benignità sarà con noi tutti i giorni.
Questo è il senso del Salmo 23 per intero: i riflettori sono puntati su Gesù e vogliamo quindi cantarlo insieme a Gesù e per Gesù come se fossimo in un coro con lui.
Lui è sia l’Agnello sia il Pastore che ci ha salvati con il suo amore per stare con noi e in noi mentre ci prepara le stanze e i prati di casa sua in cui vivremo per giorni infiniti.
di Emanuela Quattrini Artioli | Coramdeo.it
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