Quando l’ideologia prende il posto della realtà delle cose, e quando le opinioni si sostituiscono ai fatti, può accadere di tutto. E questo è esattamente quanto sta accadendo nel nostro Paese con la questione dei flussi dalla Libia di migranti irregolari provenienti per lo più dall’Africa nera, ma non solo.
E’ ovvio che migrazioni a tal prezzo e con tali rischi personali presuppongono un grave stato di disagio in patria. Questo disagio tuttavia non basterebbe da solo a mettere in moto esodi del genere, che in sé non hanno nulla di inevitabile. In effetti siamo di fronte non a un fenomeno spontaneo bensì a un traffico di esseri umani promosso e gestito a fini di illecito lucro da organizzazioni criminali di passatori. Facendo leva da un lato sulla sin qui persistente incapacità culturale e politica del nostro governo e degli altri governi dell’Unione Europea di gestire il fenomeno, e facendo leva dall’altro sulle aspettative del tutto irrealistiche che esse stesse artatamente diffondono nei Paesi di origine dei migranti, queste organizzazioni criminali alimentano un fenomeno che non è di vantaggio per nessuno. Un fenomeno al quale occorre perciò porre termine con tutta la prudenza che s’impone quando sono in gioco delle persone, ma anche con tutta la fermezza che la gravità della situazione esige.
In un’economia post-industriale avanzata come quella europea di oggi non è affatto possibile assorbire e integrare in blocco persone non qualificate. E ciò tanto più in un momento di seria crisi economica come quella in cui ormai da anni ci troviamo. Nella misura in cui tutto questo continua ci troveremo con masse di persone senza arte né parte che vagano alla costante ricerca di alloggi e di lavoro precari. Si tratta di un fenomeno che giunge al culmine dell’assurdità con il caso di cosiddetti “minori non accompagnati”, che peraltro di solito non sono bambini bensì veri o presunti adolescenti. L’anno scorso ne sono giunti in Italia circa 26mila, circa il doppio dell’anno precedente. Alla notizia che comunque in Italia troveranno accoglienza, istruzione scolastica, e se necessario buone cure mediche a titolo gratuito, le loro famiglie si risolvono a mandarceli pagando per questo ai passatori una cifra che spesso è stata racimolata con grande fatica anche con prestiti tra parenti e amici. La speranza è che il ragazzo, una volta giunto e sistemato in Europa, dapprima rimandi a casa il denaro speso per lui e poi cominci anche ad aiutare i parenti in patria.
E’ evidente, ma vale la pena di ribadirlo ancora una volta, che si tratta di scelte e di rischi spiegabili solo con situazioni di grande disagio e di grande miseria. Mettere però in moto in Europa dei meccanismi di accoglienza, che a breve termine confermano queste illusioni, in ultima analisi non è un gesto di solidarietà, né tanto meno di carità. Significa farsi complici della rete internazionale di passatori che vive succhiando il sangue di questi disperati. Perciò dispiace che non solo i governi ma anche molte realtà di Chiesa cadano in questa trappola. Giornali e telegiornali sono pieni al riguardo di nobili perorazioni che ci si deve augurare siano in buona fede, anche se non si può non rilevare che grossi interessi materiali si stanno coagulando attorno alla gestione dei centri di accoglienza e di (presunta) selezione di questi migranti irregolari.
Il caso dei “minori non accompagnati”, che poi talvolta si dichiarano minori ma non lo sono, è come dicevamo il più assurdo e preoccupante dai più diversi punti di vista. Intanto c’è all’origine un’ambiguità da un punto di vista legale. Si è stabilito di considerare questi ragazzi “minori abbandonati”, ma in effetti non c’è alcuna certezza in proposito. Sono giunti in Italia “non accompagnati”, ma questo non significa che siano stati abbandonati. Anzi, di solito non lo sono affatto. Semplicemente le famiglie li hanno mandati in Italia da soli, ma con l’idea (come si diceva) di restare poi in contatto. Quindi, nel loro caso, tutte le possibilità normalmente previste per i minori abbandonati, dall’affido alla adozione, rischiano di essere equivoche. Per di più, in forza di norme ormai “storiche” che risalgono a ben altre situazioni, sono i Comuni ove dapprima si presentano che si devono occupare di loro. Accade perciò che ci siano Comuni siciliani che ne hanno in carico a migliaia, buona parte dei quali ben presto resisi irreperibili.
Esistono attualmente in Italia, per lo più nel Sud, circa 20 centri di accoglienza per questi minori, spesso ricavati in edifici che erano in precedenza in abbandono. A parte però il vitto e l’alloggio, che perciò molto spesso lascia a desiderare, chi provvede all’educazione di queste persone? Chi provvede a identificarle, visto che spesso sono senza documenti? Chi verifica a quale titolo possono restare in Italia? Quando poi diventano maggiorenni, tutta l’assistenza di cui godevano in quanto “minori non accompagnati” viene meno istantaneamente. Ci stiamo insomma costruendo una “bomba” sociale. Quando poi scoppierà si può stare certi che qualcuno si straccerà le vesti in nome della solidarietà se non della carità. Viceversa, nel concreto del mondo in cui viviamo, solidarietà e carità impongono di affrontare tempestivamente il bisogno dell’altro là dove si pone e con mezzi adeguati; non di lasciar naufragare lo sfortunato senza muovere un dito, e poi correre maldestramente in suo soccorso mentre ormai affoga.
di Robi Ronza | Lanuovabq.it
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