L’ultima doccia fredda per il governo italiano è giunta dal presidente francese Emmanuel Macron, “idolo” di Renzi e Gentiloni ma che dopo le chiacchiere all’ultimo vertice Ue (“sull’immigrazione non abbiamo ascoltato l’Italia”) non sembra certo disposto a farsi carico dell’accoglienza di parte dei migranti illegali soccorsi in mare.
Del resto si tratta di migranti economici (non di rifugiati) che non hanno alcun diritto all’asilo e non a caso tutti i nostri vicini li rispediscono in Italia quando li sorprendono sul loro territorio. Anzi, Macron è stato fin troppo generoso dichiarando che l’80% di coloro che arrivano in Italia sono migranti economici. Il presidente francese ha citato dati di Frontex relativi al 2015 quando in Italia sbarcavano anche siriani ed eritrei a cui la Ue attribuisce lo status di rifugiati.
Oggi i migranti economici sono ormai il 100%, quasi tutti provenienti dall’Africa Occidentale anche se la seconda nazionalità, dopo i nigeriani, è costituita dai bengalesi i quali rappresentano un esempio perfetto di come l’Italia abbia rinunciato ad ogni forma di sovranità e controllo sulle sue frontiere accettando supinamente “l’invasione”. Dal Bangladesh i migranti illegali raggiungono in aereo Tripoli, spendendo poco più di un migliaio di euro, per poi venire portati ai punti di imbarco gestiti dai trafficanti che li portano in Italia con altri 1.500/2.500 euro. Un “servizio charter” utilizzato anche dai racket malavitosi africani (per lo più droga e prostituzione) sempre più radicati in Italia grazie alla politica dell’accoglienza garantita a chiunque paghi i criminali che ha trasformato la “rotta libica” in un autostrada del crimine.
Risulta quindi patetica la “quasi minaccia” del governo italiano di chiudere i porti alle navi straniere, militari e delle Ong, che finora hanno sbarcato in Italia i migranti illegali soccorsi in mare. Innanzitutto l’allarmismo del governo e del Quirinale è sospetto: non è la prima volta che 12mila clandestini sbarcano in Italia in 4 giorni: dal 2013 ne sono arrivati oltre 600mila e fino a oggi ogni allarme in tal senso veniva bollato come razzista, xenofobo e islamofobo. Oggi invece i vertici istituzionali sembrano più attenti a comprendere i timori dell’opinione pubblica. Meglio però non farsi illusioni: non si tratta di ravvedimento di una classe politica che con tre governi di centro sinistra (Letta, Renzi e Gentiloni) porta pesanti responsabilità nell’aver messo in ginocchio la sicurezza e la credibilità dell’Italia per arricchire le lobby dell’accoglienza politicamente molto vicine a loro.
Più probabile che sia stato il disastroso esito del voto amministrativo di domenica scorsa (attribuito da molti analisti proprio alla sciagurata politica migratoria di PD e alleati) a consigliare un cambio di marcia, almeno a parole, sfociato nella ventilata minaccia del ministro degli Interni, Marco Minniti, di chiudere i porti alle navi battenti bandiere straniere. Decisone peraltro inutile, se punta a far cambiare idea ai partner poiché nessun membro Ue accoglierà i migranti illegali a cui solo l’Italia consente di superare i confini nazionali.
Del resto ogni ulteriore cedimento sul fronte dell’accoglienza non farebbe che incentivare nuove partenze, nuovi sbarchi e un più ricco business per i trafficanti. Inoltre, se negassimo loro l’attracco le navi delle Ong chiuderebbero le attività e i partner europei ritirerebbero le loro navi dalle operazioni Sofia e Triton lasciando alle sole navi militari italiane l’onere del soccorso, come accadeva ai tempi dell’operazione Mare Nostrum tra il 2013 e il 2014. L’alibi del mancato aiuto europeo, utilizzato da anni da Roma per scaricare su altri la responsabilità della sua politica suicida, non regge più. Da un lato l‘immigrazione è competenza dei singoli Stati e l’Italia avrebbe quindi facoltà di rifiutare l’accoglienza come fanno Tunisia, Malta e gli altri Stati europei.
Come sostenuto da anni anche sulle pagine della NBQ, solo i respingimenti assistiti possono bloccare i flussi migratori. Il governo italiano oggi addestra la Guardia costiera di Tripoli fornendo motovedette perché riporti in Libia i migranti illegali mentre le nostre navi militari li sbarcano in Italia. Se utilizzassimo la flotta per soccorrere barconi e gommoni in acque libiche, appena salpati, non ci sarebbero più morti in mare e potremmo aiutare la Guardia costiera libica a riportarli indietro in sicurezza. L’Onu, che ha già campi istituiti in Libia e Tunisia, potrebbe potenziare le proprie strutture e rimpatriare i migranti. I flussi cesserebbero subito poiché nessuno rischierebbe la vita né spenderebbe capitali per gli standard africani sapendo che non raggiungerebbe l’Europa. Questa è l’unica “svolta” risolutiva. Il resto sono solo chiacchiere e mistificazioni politiche.
di Gianandrea Gaiani | Lanuovabq.it
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