Il virus della moda del relativismo culturale

fatos-dingo-720x480Sapete qual è l’ultima moda in termini di filosofia e di modo di pensare (nel campo culturale) di quest’ultimo periodo? E’ quella del ‘relativismo’.

Ora, se qualcuno pensa che questa cosa non debba interessare i credenti probabilmente si sbaglia, dal momento che – volenti o nolenti – questa “cosa” viene insegnata e propagata nelle istituzioni culturali (a cominciare dalle scuole, coinvolgendo, quindi, i figli dei credenti, che stanno letteralmente crescendo nel terreno di questo modo di vedere e pensare la vita)!

Meglio dunque capire cosa sia il relativismo culturale che fare finta che esso non esista.

Il relativismo culturale è il pensiero (o se preferite l’ideologia) secondo cui non ci sarebbe niente di assoluto, ma tutto sarebbe relativo.

Facciamo un esempio: secondo il relativismo culturale non esiste la verità in senso assoluto, ovvero una sola verità, ma esisterebbero tante verità, delle quali nessuna potrebbe valere come assoluta (rispetto ad altre verità).

Insomma, per il relativismo (ossia per questo modo di pensare) tutto è relativo e niente vale come assoluto.

Ritornando al concetto della verità, secondo la filosofia del relativismo, non esisterebbe nessuna fondamentale (o assoluta) verità. Pertanto ogni “verità” sarebbe relativa.

Ma cosa significa dire che ogni verità (o qualsiasi altro valore) sarebbe relativa? Significa dire che una certa verità è tale solo per alcuni o solo per un determinato contesto o solo per un determinato periodo, mentre essa non sarebbe valida in senso assoluto, ossia per tutti, per tutti i contesti e per ogni età.

Ma quali sono le conseguenze di un tale modo di pensare (che, ripetiamo, viene attualmente instillato nelle istituzioni formative come la scuola)? La conseguenza di un tale modo di pensare sono: lo scetticismo, il sarcasmo ed il cinismo.

Perché?

Perché essere indotti a pensare (o a credere) che non esista nessuna verità in senso assoluto porta a convincersi che, dunque, niente abbia fondamentalmente (ossia in senso assoluto, ovvero pieno e certo) valore. E questo, infondo, non è altro che un atteggiamento scettico (ossia non basato su una fede certa e sicura). “Se” niente ha valore in senso assoluto, allora sarò portato a dubitare di tutto.

Il sarcasmo è il secondo effetto, o frutto, di una visione che si adegui al relativismo. Infatti chi sposa acriticamente l’ideologia del relativismo sarà portato a criticare tutto ciò che venga presentato come qualcosa di assoluto.

Il terzo effetto del relativismo è il cinismo, ovvero quell’atteggiamento che porta a dubitare di tutto e, di conseguenza, a non dedicarsi a nulla. In poche parole, se non esiste niente di certo, di assoluto e di vero o di giusto, allora perché impegnarsi per affermare la verità e la giustizia? Tanto vale rassegnarsi ad accettare qualsiasi cosa! E questo modo di pensare è quello di un cinico, ossia di qualcuno che non crede a nessun valore.

Fin qui abbiamo brevemente visto:

  1. in cosa consiste l’ideologia del relativismo;
  2. chi sono i potenziali soggetti esposti a tale modo di pensare (in primo luogo i giovani che frequentano i luoghi della in-formazione culturale (ossia gli studenti);
  3. quali possono essere gli effetti dell’assimilazione di un simile modo di pensare

Questi aspetti dovrebbero indurci a riflettere sul modo in cui debellare un tale virus, che cerca di scagliarsi contro un valore in particolare, il valore della verità. In effetti il relativismo è un principio e un pensiero che cozza con un altro principio: quello dell’assoluto, ossia – fondamentalmente – con il principio della Verità (assoluta).

Lo slogan del relativismo potrebbe, infatti, essere il seguente: “Non esiste alcuna verità. Quindi tutto è relativo”.

Come si può, dunque, affrontare un tale virus (che vorrebbe tentare di aggredire ogni fondamento di verità)?

Prima di rispondere a tale domanda occorre aggiungere un altro tassello, un tassello che serve a descrivere la base su cui si fonda la costruzione del sistema e del pensiero del relativismo.

Il relativismo parte dal presupposto che l’uomo sia al centro di tutto (insomma una riscoperta ed una riproposizione dell’umanesimo). E visto che l’uomo, in sé, non ha la verità assoluta, allora tutto diventa relativo.

In altre parole, il relativismo poggia la sua base di conoscenza e di autorità sull’uomo; e poiché questi non può vantare niente di assoluto, allora tutto dovrà essere inteso e considerato come relativo.

Dopo aver detto ciò dovrebbe essere intuibile quella che potrebbe essere la risposta alla domanda che ci eravamo posti poco fa, ovvero quale dovrebbe essere il modo per rispondere all’attacco del virus del relativismo.

Niente è assoluto se proviene e deriva da un uomo. Allora per poter affermare che qualcosa sia assoluto bisogna trascendere l’uomo; bisogna basarsi su qualcosa che sia oltre l’uomo: oltre i suoi limiti, oltre le sue particolari e soggettive opinioni; qualcosa che sia valido a prescindere dal luogo o dal tempo, ossia qualcosa che valga ovunque e per sempre.

Insomma combattere contro il relativismo significa cercare di riaffermare la verità, ma non sulla base e sul terreno in cui il relativismo stesso ha costruito il suo modo di pensare (ossia la centralità dell’uomo), bensì su un’altra base e su un altro terreno.

Ovviamente non possiamo cercare tale fondamento nel pensiero di un uomo qualunque per riaffermare la verità dinanzi all’attacco del relativismo, ma dobbiamo rifarci a Qualcuno che, autorevolmente, possa affermare la verità in modo assoluto, senza tema di essere smentito dai limiti del tempo o dello spazio o dalle variabili opinioni degli uomini.

Insomma, per contrastare il relativismo (che vorrebbe diseducare i giovani a credere nella verità), bisogna rieducare i giovani a credere (e a poter credere) nella verità.

Certo la verità alla quale educare i giovani deve essere degna di essere creduta. E, tra gli uomini, onestamente, nessuno è candidabile a poter rappresentare la verità.

Ma ai tanti giovani che rischiano di vacillare di fronte allo slogan martellante del relativismo culturale (che continuamente li bombarda quando questi frequentano i luoghi di in-formazione) vorrei dire (nel caso ce ne fossero di quelli che non lo sanno) o ricordare (nel caso ci siano di quelli che non si sono ancora aggrappati a Lui) che esiste un Uomo che – contrariamente a quanto sostiene il relativismo – non solo ha affermato che la verità esiste, ma ha anche detto di essere Lui stesso la verità. Lui è Gesù, il Signore, che ha detto (e che dice ancora oggi) “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14: 6).

Se la filosofia (o modo di pensare) del relativismo vuole vederti diventare scettico, sarcastico o cinico, Cristo, invece, caro amico, vuole che tu possa andare a Lui, per conoscere (in Lui) la verità di cui hai bisogno e la certezza per condurre la tua vita non all’insegna del nulla e del vuoto, ma del vero (1 Giovanni 5: 20). Se tutto intorno ti appare relativo, ossia senza un reale fondamento, sappi che in Cristo potrai invece trovare tale fondamento. ConosciLo e Lui ti guiderà verso di sé, verso l’assoluto, di cui tu hai assolutamente bisogno. Dio ha messo nel cuore dell’uomo il pensiero dell’eternità  [1] (ossia di qualcosa di assoluto, che trascende tutto il relativismo che c’è intorno a noi): non soffocare, tu, dunque, tale anelito…di verità!

[1] Ecclesiaste 3: 11

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

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