Il Velo sul capo della Donna

donna-col-velo-in-preghieraQuesto argomento è stato sempre oggetto di dissensi e diatribe fra i vari esponenti delle Chiese, soprattutto quelle legate al movimento evangelico. Storicamente, anche nella Chiesa Cattolica Romana, alcune decadi or sono, si praticava l’usanza di fare coprire il capo alle donne con un velo. Citiamo qui solamente il caso di Sant’Agata, che valga per gli altri, il cui velo era circa 4 metri, quindi la copriva interamente. Oggi, tale costume è praticamente svanito o è rimasto legato a episodi singoli, (soprattutto donne anziane, ancora attaccate al passato).
Sappiamo che la Bibbia si spiega con la Bibbia, ma nel caso specifico non esistono nella Bibbia altri versetti specifici che possono ordinare l’uso del velo alle donne in adorazione o culto, eccezion fatta per “1 Corinti capitolo 11”; quindi la ricerca deve necessariamente basarsi e concentrarsi sulla Chiesa di Corinto e confrontare storicamente le usanze del tempo per capire il valore degli insegnamenti dell’apostolo Paolo.

La Chiesa di Corinto, le donne ebree, le donne romane.
Le donne ebree sia quando pregavano che quando erano al cospetto del proprio marito, si mettevano un velo al capo. Anche le romane facevano lo stesso. Quali erano i motivi che, al di là delle “regole” religiose, spingevano le donne a comportarsi in questa maniera? Ai loro tempi la donna era sottomessa al marito ed era scandaloso che la donna si facesse vedere in pubblico a capo scoperto, era un disonore e per proteggere l’onore e la dignità davanti agli uomini ella si copriva il capo con il velo. E, poiché la Chiesa era considerata un luogo pubblico, queste donne si comportavano in questo modo. Ora, cari nella grazia, sappiamo molto bene, senza bisogno di ulteriori commenti, che per quello che riguarda le donne ebree, l’argomento di mettere o no il velo non era neanche da considerarsi in discussione. Per le donne romane, che avevano nella loro cultura già questo Istituto, non si posero problemi ad aderire a tale usanza, nel rispetto della tradizione. Infatti Paolo, nella lettera ai Romani, non deve lasciarsi andare a riprensioni come ai Corinzi, ma può scrivere di una chiesa con un alto tenore spirituale e morale, indicando che costoro, (i romani), avevano bene compreso che aderire a Cristo significava essere morti, sepolti e resuscitati con Lui.

Ma, nel momento in cui Paolo doveva scrivere ai Corinti, non poteva non notare la dissolutezza dei loro costumi, e le loro usanze che erano profondamente diverse da quelle alle quali l’apostolo era abituato. I santi di Corinto non si preoccupavano di manifestare nella loro condotta personale quel tenore di insegnamento esposto nella lettera ai Romani. Ai giorni di Paolo la città di Corinto, in Grecia, era sotto il dominio romano, la popolazione superava il mezzo milione, in gran maggioranza pagani, e erano tristemente noti per la vita estremamente depravata ed idolatra.
L’influenza di questo ambiente si fece sentire nella nascente chiesa tanto che fra i credenti predominava un’atmosfera carnale che dava luogo a disordini e divisioni. Paolo protestò contro tale situazione e con la lettera ai Corinti, proprio, insistette sulla necessità di mantenere l’ordine, la moralità e la spiritualità ed una linea di condotta veramente cristiana. Paolo, sempre nella stessa lettera, dovette ammonire la Chiesa dicendo: “…ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine”, (1 Corinti 14:40).

Si precisa che al tempo di Paolo il non coprirsi il capo significava negare l’autorità del marito; c’è anche da ricordare che a Corinto gli uomini capelloni erano considerati pervertiti e le donne coi capelli corti prostitute; lo stesso per il velo poiché per gli ebrei non coprirsi il capo era considerato un segno di ribellione, ecco perché Paolo cercò di mettere pace fra queste culture e IMPOSE alle donne greche di usare il velo durante l’adorazione al Signore o al culto. I capelli della donna dovevano essere più lunghi di quelli dell’uomo: se una donna portava il velo si dimostrava disposta ad essere e a comportarsi secondo la volontà di Dio nei riguardi dell’uomo, poiché l’uomo e la donna sono stati fatti ad immagine di Dio ma la donna è stata fatta anche per la gloria dell’uomo e alla presenza di Dio ciò diventava vergognoso, e affinché l’uomo non veniva disonorato la donna doveva usare il velo poiché lo doveva fare per il suo capo che era il marito, come segno di sottomissione. La soluzione di Paolo si basa sul suo desiderio di unità fra i membri della chiesa che si evidenzia soprattutto durante l’adorazione, infatti lui mette in risalto l’ordine che deve esserci durante il culto.

Riportiamo interamente i versi di 1 Corinti 11:2-16.

Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse. Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. Poiché, quanto all’uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo; perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo; e l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno di autorità. D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza la donna. Infatti, come la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? Non vi insegna la stessa natura che se l’uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento. Se poi a qualcuno piace essere litigioso, noi non abbiamo tale abitudine; e neppure le chiese di Dio.

Paolo elogia il popolo di Corinto perché si ricorda degli insegnamenti ricevuti dall’apostolo, (v.2). Ma ci sono alcune cose che ancora devono essere messe a fuoco e Paolo usa questo capitolo per affrontare la questione, (il velo, la santa cena, etc.). Una di queste, appunto, è il velo. Se non fosse necessaria questa istruzione, Paolo non ci avrebbe perso del tempo, ma lo ha fatto, e dunque questa istruzione è necessaria per le Chiese, in ogni tempo ed in ogni circostanza. Paolo ristabilisce l’ordine gerarchico di autorità precostituito da Dio, (Dio >> Uomo >> Donna). Questo non vuol dire fare i maschilisti, ma Paolo stava semplicemente richiamando l’attenzione del popolo sull’ordine stabilito da Dio. Il concetto che uomo e donna sono uguali davanti a Dio era molto chiaro all’apostolo, che, in questo caso, non sta facendo maschilismo, sta solamente cercando di ricordare L’ORDINE che Dio ESIGE nella CHIESA, (cfr. 1 corinti 14:40). Lo stesso Paolo si troverà, in 1 Corinti 14:34-40, a precisare questo concetto, ribadendo l’ordine ALL’INTERNO DELLA CHIESA. “se alcuno si crede profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore”, (1 corinti 14:37).
Nel capitolo 11, Paolo precisa che evidentemente, senza possibilità di equivoci, l’uomo deve avere il capo scoperto, con i capelli corti, mentre la donna deve coprirsi il capo, “perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo, e l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo”, (1 Corinti 11:8-9). Ripetiamo, Paolo riconosce che l’uomo e la donna sono uguali davanti a Dio, non facendo quindi un discorso maschilista, (cfr. v. 11), MA, A CAUSA DELL’ORDINE STABILITO DA DIO, TALE E’ IL COMPORTAMENTO CHE DEVE TENERSI NELLA CHIESA. Il verso chiave di questo è proprio il 10.

A motivo degli angeli.
L’ordine era molto importante per Cristo, poiché se una donna scandalizzava gli uomini scandalizzava anche gli angeli che essendo guardiani dell’ordine della creazione erano quindi presenti all’adorazione e culto, (1 Timoteo 5,21).
Paolo dice che la donna deve velarsi il capo a motivo degli angeli di Dio. Come abbiamo visto in Timoteo, gli angeli del Signore guardavano anticamente i santi di allora, MA GUARDANO ESATTAMENTE ALLO STESSO MODO I SANTI DI OGGI, per cui è necessario che la donna mostri questo segno dell’autorità da cui dipende a queste creature celesti. Che succede se non lo fa?Che disonora l’uomo che è il suo capo (cfr. 1 Cor. 11:5). Quindi una credente – non mettendosi il velo – non fa del bene al suo capo perché lo disonora. Vuoi disonorare il tuo capo dinnanzi agli angeli di Dio? Tanto più che urge un’ulteriore riflessione: il capo sia della donna che dell’uomo è Cristo, (cfr. Efesini 5:22-24). Non mettersi il velo significa in qualche modo non riconoscere l’autorità di Cristo. Per una donna nubile, il velo significa dunque rispetto del proprio padre, o riconoscere l’autorità del proprio padre, per una sposata, quella del marito. Per entrambe le donne, avere il velo, come per gli uomini avere il capo scoperto, significa poi, in modo più allargato, riconoscere l’autorità di Cristo.
Certamente in se stesso il velo è solamente un simbolo, e si può disonorare Cristo e l’uomo anche con il velo messo. Esattamente allo stesso modo, uno/una è sposato/a, e ha la fede al dito, ma sia con l’anello che senza l’anello, può essere fedele o non fedele al marito/moglie. Questo è vero, ma non mettere il velo significa pur sempre qualcosa che non si addice ad una donna che fa professione di pietà, (1 Timoteo 2:8-12). Ora, coloro che si oppongono all’ordine sul velo trascurano volontariamente questo ‘a motivo degli angeli’ e le ragioni sono ovvie perché mette a tacere qualsiasi oppositore. Se infatti a quel tempo era a motivo degli angeli che la donna doveva velarsi il capo quando pregava o profetizzava, è ovvio che non era in virtù di una ragione sociale o culturale ecc. che poi col tempo è cambiata per cui ora le donne credenti non sono più obbligate a velarsi il capo. Quegli angeli ci guardano allo stesso modo, e non sono cambiati.

Per quanto oggi si tenda a recedere da tutte le prescrizioni della Parola di Dio, alcune usanze restano comunque in vigore. Paolo non ha impartito queste istruzioni per un discorso strettamente legato alla cultura, ma solamente perché esiste un ordine stabilito da Dio e questo deve essere rispettato. Anche se potrebbe sembrare un po’ eccessivo pure riteniamo sia un insegnamento che si

deve cercare di rispettare all’interno della Chiesa. Dio è ordine. Non dimentichiamolo mai.

Gabriele Paolini – notiziecristiane.com

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