“Io canterò la benignità e la giustizia …” (Salmo 101:1)
La fede trionfa nella prova. Quando la ragione è confinata nella prigione più interna, con i piedi serrati nei ceppi, la fede fa risuonare con note liete le mura della cella mentre esclama: “Io canterò la benignità e la giustizia.A te o Eterno salmeggerò”.
La fede toglie la maschera nera dal volto dell’afflizione, e scopre l’angelo che vi è sotto. La fede guarda la nube, e vede che “è carica di misericordia che ricadrà sul suo capo”. C’è un soggetto per il canto persino nei giudizi di Dio verso di noi. Innanzitutto, la prova non è così pesante come avrebbe potuto essere; e poi l’afflizione non è così così dura come avremmo meritato; la nostra sofferenza non è così schiacciante come il peso che altri devono portare. Se c’è la fede, anche nel dolore più amaro non si troverà nulla che induca a pensare ad una punizione; in esso non c’è neppure una goccia dell’ira di Dio. La fede scorge l’amore che brilla come un gioiello sul petto di un Signore addolorato. Essa dice: “Questo è un pegno d’onore, perché il figlio deve sentire la verga”, decanta il risultato delle sue sofferenze, poiché esse operano benefici spirituali. Eppure, la fede dice: “Queste leggere afflizioni, che sono solo per un momento, producono un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria”. Così la fede cavalca il cavallo nero per conquistare la ragione carnale, e giubila della vittoria in mezzo alla mischia più serrata.
Charles Spurgeon
Fonte: http://dioconnoi.altervista.org/
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