Il “sinedrio” di Google vieta la differenza uomo-donna

James Damore ricopriva il ruolo di senior software engineer presso Google. E’ stato messo alla porta perché, in documento ad uso solo interno dei colleghi, esprimeva l’opinione che le donne sono diverse dagli uomini. Non peggiori, ma solo diverse. E questa diversità può spiegare il motivo per cui in Google, come in altre aziende, la percentuale di donne che rivestono ruoli manageriali o che occupano posti nel settore di sviluppo tecnologico (20%) sia inferiore a quella maschile. Licenziato “per aver perpetuato stereotipi di genere” è stata la motivazione.

Il nostro ingegnere statunitense nel documento afferma innanzitutto che il dissenso in Google è foriero di guai: “Il silenzio ha creato una camera d’eco ideologica dove alcune idee sono troppo sacre per essere discusse onestamente”. Damore aggiunge che solo una parte della società abbia diritto di parola – quella progressista – ma ciò porta gli esponenti più radicali di questa fazione a non doversi mai confrontare con nessuno. Il contraddittorio è vietato. In merito poi ai pregiudizi così commenta: “Tutti hanno pregiudizi, anche Google che esprime posizioni ideologiche di sinistra (sic)” ad esempio quando si afferma che “le disparità sono dovute ad ingiustizie”. Google, a detta di Damore, assume lei stessa comportamenti discriminatori: programmi ed attività di formazione solo per appartenenti ad un certo sesso o razza; corsie preferenziali per i “diversi”, etc. Tutto questo crea tensioni interne, dichiara l’ex impiegato.

Nel documento ad uso interno, che i media nostrani hanno bollato subito come “Manifesto ideologico sessista”, sono presenti note a piè di pagina e tabelle: nulla di rigorosamente scientifico, non era questo l’intento dell’autore,  ma tutto è sicuramente ponderato. In altre parole: magari non tutto quello che ha scritto Damore è condivisibile, ma non è condivisibile averlo licenziato per aver espresso delle idee non certo offensive (o solo offensive per la stupidità).

Dunque diamo qui conto, senza aggiungere commenti, di quanto l’ex ingegnere ha scritto, scegliendo le affermazioni più significative. In primis l’opinione che gli è costata il licenziamento: gli uomini e le donne differiscono biologicamente e queste differenze non sono dovute ai condizionamenti sociali. “Sto semplicemente affermando che – precisa Damore – la diversificazione di inclinazioni e abilità tra uomini e donne è da accreditarsi a fattori biologici e che queste differenze possono spiegare perché non vediamo una rappresentanza uguale delle donne nei settori tecnologici e nella leadership”.

Le donne sono più propense ai sentimenti, all’estetica, meno pragmatiche. Questo spiega perché le donne cercano di ricoprire posti di lavoro soprattutto nell’ambito sociale. Gli uomini ricoprono ruoli dirigenziali più delle donne anche perché spesso l’uomo è giudicato per il suo status sociale più delle donne. Gli uomini poi occupano “posti di lavoro indesiderati e pericolosi”, ed infatti sono spesso i maschi a lavorare come minatori, in discarica, come vigili del fuoco, etc. posti in cui è concentrato il 93% dei morti sul lavoro. In breve gli uomini muoiono di più sul posto di lavoro che le donne.

Dopo aver ricordato che le società dove si esaltano  maggiormente le differenze tra uomo e donna sono quelle più prospere, il buon Damore indica anche alcune soluzioni concrete, nel rispetto delle differenze sessuali, per far sì che le donne arrivino ai posti dirigenziali in Google: sviluppare software per implementare la socializzazione, promuovere chi facilita la collaborazione interpersonale;  rendere meno stressante la tecnologia e la leadership (le donne sono più incline all’ansia); promuovere il lavoro part-time. Ed infine conclude, preconizzando quasi il suo licenziamento, che “quasi ogni differenza tra uomini e donne è interpretata come una forma di oppressione a discapito delle donne”.

Ed infatti una donna, Danielle Brown, la vicepresidente di Google per la diversity, l’integrità e la governance, ha posto sopra la croce a cui è stato appeso Damore la seguente motivazione per la condanna a morte professionale dell’ingegnere inflitta dal sinedrio di Google: “Quel documento parte da assunti scorretti sul gender, sono tesi che Google condanna. Da noi c’è libertà di parola, ma nel rispetto dei principi di eguaglianza delle opportunità fissati dal nostro Codice di condotta e dalle leggi antidiscriminazione”. Tradotto: puoi dire tutto quello che vuoi basta che coincida con quello che pensiamo noi. Tolleriamo tutto e tutti, ma non le differenze di opinioni. Il monopolio delle discriminazioni è in mano nostra. Non discriminate le donne, discriminate solo chi obietta al di là del suo sesso. Uomini e donne pari sono, eccetto i dissenzienti.

Caro Lettore, un giorno, chissà, cercherai in Google la parola “discriminazione” è spunterà il tuo nome.

di Tommaso Scandroglio | Lanuovabq.it

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook