Gli uomini ignorano e bestemmiano Dio, denigrano le Sue leggi, profanano il Suo santo giorno, disprezzano la Sua Chiesa e respingono i Suoi figli, ma dopo tutto questo e molto altro ancora hanno perfino la sfrontatezza di attribuire al Signore la colpa degli effetti del loro peccato.
Nonostante l’ascesa ed il progresso di sistemi sempre più importanti all’arroganza e alla prepotenza, Dio sta scrivendo con carattere di fuoco, questa dura lezione: il peccato conduce all’afflizione e alla sofferenza, così come usò lo spargimento del sangue e la sofferenza di Colui che ha portato le nostre trasgressioni sul Calvario. L’apparente ritardo di Dio non è altro che la combinazione della Sua perfetta conoscenza e del Suo pieno controllo di ogni circostanza che possa presentarsi.
In tempo di guerra, le anime deboli piangono: “Dio potrebbe fermare questa strage e questo massacro in un momento. Perché aspetta? Perché non interviene?” Egli non agisce non perché ne sia fisicamente incapace o perché non sia disposto a farlo, ma soltanto perché non è possibile! L’unica risposta è che Egli è moralmente impossibilitato a farlo. Bisogna comprendere che ci sono cose inaccettabili per le qualità morali di Dio. Egli non può mentire. Non può rinnegare Sé stesso. Non può salvare un peccatore se non attraverso il ravvedimento e la fede. Dio non si compiace in guerre e massacri, ma interviene soltanto quando è opportuno farlo. Quando il Signore vede qualcuno che si umilia al Suo cospetto e si pente dei suoi peccati, allora diviene ammissibile e giusto, per Lui, intervenire. Quando la malvagia Ninive confessò pubblicamente il suo peccato e si ravvide, Dio rispose immediatamente revocando il Suo giudizio. Dio sussurra nei nostri piaceri, parla nelle nostre coscienze, ma grida nelle nostre sofferenze; il dolore è il Suo megafono per svegliare un mondo sordo. Non sarà mai vero che Dio è in ritardo: al contrario, è l’uomo ad essere sempre oltremodo corrotto. Le persone si domandano: “dov’è Dio! In tutto questo caos della vita?”. Esattamente nello stesso posto in cui si trovava quando quei fanatici religiosi uccidevano Suo Figlio Gesù Cristo, e cioè, nella posizione di assoluto controllo di tutto ciò che stava accadendo.
Coloro che avevano deciso di crocifiggere Gesù erano “iniqui!; tuttavia, la Sua morte era in pieno accordo con “il determinato consiglio e la prescienza di Dio” (Attu 2:23). In modo ancora più forte, questi avvenimenti c’invitano a essere pronti per il giorno finale in cui “ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio” (Romani 14:12), il quale “giudicherà il mondo con giustizia” (Atti 17:31).
Francesco La Manna | notiziecristiane.com
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