Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo
Ecclesiaste 12, 15
Gesù disse: «Il primo comandamento è: “Ascolta, Israele: il Signore, nostro Dio, è lʼunico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta lʼanima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua”. Il secondo è questo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Non cʼè nessun altro comandamento maggiore di questi»
Marco 12, 29-31
«Qual è il principale di tutti i comandamenti?», domanda uno scriba a Gesù. Nella Palestina di allora, equivaleva a domandare quale sia il senso della vita umana, cos’è che la rende appunto tale.
Oggi nellʼesprimere il significato della nostra vita non facciamo riferimento a un comandamento divino ma piuttosto alla libertà, nel senso di avere diritti ed esercitarli. In ciò risiede per noi il culmine della dignità umana e il senso stesso della vita. Raramente ci chiediamo in vista di cosa facciamo delle scelte, quale prospettiva ci offrano i nostri diritti, quale direzione occorra prendere affinché la nostra vita abbia significato. La libertà, i diritti, sono cose splendide, ma di per sé sono scatole vuote: pur proteggendole, non danno senso alla vita.
Per l’ebraismo invece non ci si può dar da sé il senso della propria vita, occorre riceverlo da un altro, poiché l’essere umano non si è fatto da sé, ma è tale perché “chiamato” a esser tale. Il senso dell’esistenza umana risiede allora in un comandamento, e il comandamento divino è anzitutto un appello.
Gesù risponde allo scriba citando semplicemente due passi della Legge, dell’Antico Testamento: «Ascolta, Israele: il Signore, nostro Dio, è l’unico Signore; amalo con tutto te stesso» (Deut. 6), e «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Lev. 19). “Ascolta!”, ecco l’appello, la chiamata che ci fa intendere il significato della nostra esistenza. Dio è colui che chiama, l’essere umano risponde. Ecco la direzione della nostra vita. Non vʼè altra fonte al di fuori del Signore, da cui la vita possa ricevere senso; non vi sono altre mani che le sue, nelle quali essa è posta. Solo il suo appello ci dà il diritto di rispondergli chiamandolo «il nostro Dio», la fonte di ogni altro nostro diritto, bene e dignità.
Ed ecco il senso dellʼappello ad amare il prossimo: Dio non è solo mio o solo tuo, ma nostro, per sua sola grazia. Non chiama solo me, ma “ci” chiama, tutti e tutte, in Cristo per far di noi un’umanità concreta: il suo popolo. Amen.
https://riforma.it/2024/04/26/il-senso-dell%ca%bcappello-ad-amare-il-prossimo/
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