Ancora una volta si rinnova il rito del Natale, per i cristiani rito della nascita di Gesù. Gesù emblema di luce, di vittoria della vita sulla morte. Gesù perla preziosa alla quale ogni cristiano, una volta trovata, deve fare come il mercante che vende tutti i suoi averi e la compra (Mt 13,46) perché la ritiene importante, necessaria, vitale e superiore ad ogni bene materiale. Purtroppo spesso ci si dimentica della perla e lo rammentiamo una volta l’anno; il 25 dicembre. Dimentichiamo che la perla, quale bene interiore è simbolo di tesoro spirituale che rimane inattaccabile se bene conservata e attualizzata dentro ognuno costituendo punto di riferimento per ogni provvisorietà: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore». (Mt 6,19-21). Per molti la festività del Natale assomiglia a una ricorrenza che intreccia il sacro e il profano rischiando di perdersi di valore nella corsa più al consumismo che spirituale. Al di là del fatto che ognuno sia credente o meno, tutti siamo in qualche modo coinvolti in logiche di consumo e di mercato. Ma per ritrovare il significato del Natale è forse più utile collegare il Natale al contingente periodo di pandemia da Covid-19 che il mondo sta attraversando. Con le continue limitazioni e restrizioni ai contatti interpersonali, a salvaguardia della propria e altrui contagiosità, una riflessione sull’essenza del Natale core d’obbligo. Natale è soprattutto simbolo di rinascita e di rinnovamento. Natale significa letteralmente “nascita” e in epoca romana coincideva con la festività del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno di nascita del Sole Invitto) celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: la “rinascita”, appunto, del sole. È in questa direzione che sembra più utile guardare per ritrovare il significato del Natale; segno di rinascita e fiducia.
Un significato che sembra mettere a dura prova la vita di ognuno di noi in questo periodo di pandemia dove si è costretti a confrontarsi, non solo con le limitazioni e le restrizioni ai contatti interpersonali ma alla sofferenza, al dolore, alla precarietà e provvisorietà della vita. È in tal senso il Natale quale festa di rinascita e rinnovamento è anche simbolo di speranza e fiducia nel superare gli “inverni” dell’esistenza. Dal punto di vista psicologico sia la speranza che la fiducia non sono comportamenti passivi ma atteggiamenti positivi, attivi per il quale ognuno deve fare la propria parte per affrontare l’inverno della vita. E in questo periodo di pandemia, per affrontarla senza crollo psicologico, bisogna attuare semplici accorgimenti come il rispetto delle regole emanate dai vari DCPM a salvaguardia della salute singola e sociale; attuare un giudizio critico nel non farsi condizionare dalle false notizie che circolano sul web spesso contrastanti con i dati scientifici, per cui, se proprio ci si vuole informare si vada su siti ministeriali autorizzati; si viva nel presente il che equivale a dare senso alle cose che si hanno a portata di mano e davanti agli occhi, avendo accortezza di meravigliarsi della semplicità, come scoprire il bambino che si illumina al semplice sorriso della madre. Vivere nel presente significa anche essere attenti al ruminare ossessivo di pensieri orientati al futuro. Questo non fa altro che accentuare l’angoscia del presente. Non cercare di controllare l’impossibile o quello che ancora deve avvenire ma ritrovare una certa fiducia nell’affidarsi alla luce come Gesù stesso ha fatto: «gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc. 23, 46).
Pasquale Riccardi
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