Il saggio non è per nulla un uomo colto… non è sempre un uomo paziente.
Non è un uomo di cultura o di bel parlare, non è un uomo che si ammira per il suo incedere lento e pacato, non un saccente o colui che è piuttosto loquace.
Non è un eroe o un condottiero, non un re…ma uno che fa uso delle sue riflessioni! Cercando di metterle a frutto.
Proverbi 1:20 La saggezza grida per le vie, fa udire la sua voce per le piazze;
21 negli incroci affollati essa chiama, all’ingresso delle porte, in città, pronuncia i suoi discorsi:
22 «Fino a quando, ingenui, amerete l’ingenuità? Fino a quando gli schernitori prenderanno gusto a schernire e gli stolti avranno in odio la scienza?
23 Volgetevi ad ascoltare la mia correzione; ecco, io farò sgorgare su di voi il mio Spirito, vi farò conoscere le mie parole.
Molte sono le figure retoriche della saggezza.
Esse rappresentano le immagini del ” giusto” di chi sa e può dare consigli, di chi conosce perché ha vissuto a lungo, di chi ha studiato e sa molte cose, di colui che ha intuito o che è in contatto con il cosmo, insomma, l’illuminato della questione.
Chi se non un uomo anziano con lunghi capelli e barba bianca? l’asceta? il Buddha?
Immaginiamo Dio come colui che è sapiente per eccellenza ed è vero, anche se la sapienza non è che una delle Sue prerogative.
Nella Bibbia sta scritto che la saggezza grida per le vie, quindi non è qualcosa di mistico ed esclusivo che un po’ si cela, per poi, rivelarsi a pochi prescelti che detengono il primato del sapere.
No! Direi che piuttosto, come è scritto: “grida per le vie e all’ingresso della città”, la saggezza è qualcosa di molto disponibile, per chi vuole metterla in pratica ovviamente!
La sapienza è qualcosa di palesemente pratico ed agibile, tant’è che è così saggia da volersi far conoscere. Si rende fruibile a chi voglia metterla in pratica, spesso è molto, molto evidente e ci consiglia nella scelta.
Essa è sempre in prospettiva con il bene ed è per ciò che la saggezza è saggia.
Essa è supportata dal discernimento, dalla capacità di vedere le diverse opzioni e dalla determinazione a seguire la via ottimale e non quella che più ci piace.
Direi (che molto spesso) la scelta dell’uomo è quella di allontanarsi dalla saggezza per seguire ciò che dà più “gusto” alla sua vita, accettando di buon grado anche conseguenze non buone.
Conseguenze a volte visibili o che a volte invece creano forti scompensi interiori.
Abitualmente chiamiamo questi disagi con appellativi coniati per non dire nulla: depressione, follia, solitudine, esaurimento nervoso, rabbia, avversione contro gli altri, odio e potrei continuare.
Ciò trasforma i migliori sentimenti nell’esatto contrario di ciò che sono, a volte si uccide chi si ama! Si reprime chi si vorrebbe innalzare.
La saggezza, che a volte la letteratura secolare ci fa sembrare qualcosa di irraggiungibile, è in realtà l’esercizio quotidiano del mettere in pratica delle sane regole, che sappiamo, far bene a noi stessi e agli altri. Se volete le chiamerei “buone opere”.
Questa cosa in apparenza banale (farsi del bene intendo) è per l’uomo spesso difficilissima e non è solo una questione di libero arbitrio.
Secondo la saggezza, l’uomo, non ha libero arbitrio, poiché un saggio ha sempre una sola scelta il bene. Colui che discerne ed è saggio ha sempre una sola scelta…pur vedendole tutte.
Cristo aveva scelta? Vedeva tutte le possibili opzioni…ma non aveva scelta.
Va da se che mi viene da pensare; che chi desidera un’alternativa, una possibilità diversa a ciò che il cuore, sostenuto dalla dottrina e dal buon senso ci indica, non fa altro che cercarsi delle grane. Ed è persino naturale che nel suo squilibrio (per mancanza di sicurezza) coinvolga altri. Ciò si dice mancanza di saggezza.
Molti sono gli esempi biblici ma uno in particolare rende tutto evidente, il confronto fra Re Davide e suo figlio Absalom.
Absalom cercò il consenso del popolo d’Israele, lo ottenne e lo corruppe pagando un caro prezzo. Davide ottenne i favori del Popolo e non agì stoltamente, ascoltando i consigli dei suoi, che gli consigliavano di uccidere Saul quando ne ebbe l’occasione.
Sbagliò e pagò per i suoi errori anche lui (come ogni uomo) ma pentirsi e tornare sulla via giusta furono sinonimo di saggezza e ciò fu gradito al Signore.
Proverbi 1:30 non hanno voluto sapere i miei consigli e hanno disprezzato ogni mia correzione, 31 si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli. 32 Infatti il pervertimento degli insensati li uccide e la prosperità degli stolti li fa perire; 33 ma chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male».
Come può risultare difficile comprendere che allontanandosi da Dio ( bene assoluto ) l’umanità non provi sofferenza?
La “Parola” chiama quest’uomo stolto e non per ingiuriarlo, ma colui che non vuole il bene di se stesso tale è.
Parliamo di Evangelo, di Via corretta, d’insegnamento, di Maestri e tutto ciò per riportare gli uomini a quel Dio che non può fare che del bene.
Egli è la fonte della vita e la vita è il bene. Non potrebbe essere altrimenti, viceversa, sarebbe nulla…morte.
Per questo Dio non nasconde la saggezza, ma anzi! desidera che tutti gli uomini siano tali, perché abbiano vita e sopratutto vita eterna. E questa si è una buona notizia!
Certo bisogna essere così saggi da metterla in pratica.
Proverbi 1:20 La saggezza grida per le vie, fa udire la sua voce per le piazze;
21 negli incroci affollati essa chiama, all’ingresso delle porte, in città,
pronuncia i suoi discorsi:
22 «Fino a quando, ingenui, amerete l’ingenuità? Fino a quando gli schernitori prenderanno gusto a schernire e gli stolti avranno in odio la scienza?
23 Volgetevi ad ascoltare la mia correzione; ecco, io farò sgorgare su di voi il mio Spirito, vi farò conoscere le mie parole.
Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com
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