Qualcuno anni fa, facendo riferimento all’avvento dei social network, disse: “Ora, c’è meno bisogno di andare in giro per predicare il Vangelo… adesso abbiamo internet, siamo nell’era della globalizzazione, possiamo comunicare il Vangelo ed evangelizzare in tempo reale e raggiungere ogni persona del mondo!”. Ed io dico “Amen per i nuovi media, per internet, per i social!”… Dio ha usato un asino, a maggior ragione può usare un computer per diffondere il messaggio del Vangelo. Ma, d’altra parte, permettetemi di dire che riconosco che, con questa metodologia, è anche molto difficile riconoscere ciò che è reale da ciò che è virtuale o immaginario. E, purtroppo, ci sono tante cose che non riusciamo più a distinguere nella loro realtà, ad esempio, uno su tutti, noi stessi: molto spesso ci presentiamo sui social come prestigiosi “oracoli di Dio”, come dei “super santi”, ma in realtà non siamo quello che presentiamo sui social e neanche ciò predichechiamo!
Io so una cosa leggendo la Bibbia, che anticamente, nel Vecchio Testamento, l’Arca di Dio, dove c’era la presenza di Dio, quella nuvola scintillante, la Shekina, che aleggiava sopra il coperchio dell’Arca, il propiziatorio, non poteva essere trasportata da un carro, da altri attrezzi mobili, da buoi, da asini, da cavalli da corsa. No! Doveva essere portata rigorosamente a spalla dai Leviti, una famiglia consacrata, che serviva il Signore giorno e notte. E questo mi fa capire che la nuvola della presenza di Dio, la Sua grazia, la Sua santità – per quanto siano lecite – non possiamo del tutto delegarle ad attrezzature elettroniche, ad internet, ai social, purché Dio può usarle; dev’essere incarnata nella nostra vita, dev’essere portata a spalla in un mondo dove non si può più distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, il vero dal falso, e solo l’autenticità di una vita consacrata, non finta, non virtuale, ma realmente spesa e coinvolta per il Vangelo, potrà essere credibile e rendere il Vangelo efficace e penetrante.
Alessio Sibilla
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