La rabbia di molti cresce, preoccupati dall’idea che si tratti di una precisa volontà di cancellare dalla società le figure del papà e della mamma, come purtroppo accade da anni in maniera generalizzata in tutto il mondo occidentale.
La violenza ideologica di chi vuole annientare la famiglia
I gruppi di pressione Lgbt infatti, e non solo, premono con grande forza per instaurare un controllo di regime sulla vita delle persone, e direzionarlo verso una società liquida, asessuata, senza identità di alcun tipo, nemmeno quello biologiche. Per alcuni, invece, la dicitura in questione potrebbe apparire un fatto di poco conto. Ma non è affatto così. C’è in gioco il futuro della nostra società e della vita di ognuno di noi.
In ogni caso la decisione passerà in mano al garante della privacy prima, e alla Conferenza Stato-Regioni, e solo a quel punto si potrà comprendere meglio la ricezione del decreto formulato dal ministero dell’Interno che punta a cancellare le parole padre e madre dalle carte d’identità elettroniche dei minori di 14 anni.
L’intenzione dell’attuale ministro dell’Interno: cancellare mamma e papà
Il ministro Luciana Lamorgese alla Camera, infatti, rispondendo al question time ha fatto comprendere l’intenzione di sacrificare le tradizionali denominazioni di madre e padre sull’altare delle richieste europee. Ma a che pro, e per andare in quale direzione? E per quale ragione il popolo italiano non è più padrone del suo destino, chi l’ha deciso e in che momento della storia?
Si è detto che si tratta di una decisione dovuta a una mera conseguenza “tecnica”. D’altronde, ormai da anni il centro della scena politica è passato in mano a degli organismi cosiddetti tecnici, così ora anche la vita di ognuno di noi rischia di diventare poco più che una questione di natura tecnica, piuttosto che umana.
Le persone non sono macchine da programmare in base a ideologie
Quasi come se le persone fossero macchine da programmare in base ai desideri di chi comanda i destini dell’umanità, spesso spinti da motivazioni tutt’altro che etiche o di filantropiche, ma solamente da interessi personali quando non da ragioni del tutto occulte.
Per la segreteria della ministra Lamorgese, la decisione andrebbe tuttavia nella direzione di togliere almeno i numeri ma di inserire solamente “genitori” o “tutori”. Un cavillo che punterebbe quindi a mettere a silenzio le proteste che giustamente si sono sollevate di fronte a quest’intento vergognoso di ingegneria sociale e umana, degno dei più spaventosi romanzi di fantascienza.
Le motivazioni del garante della privacy sono false e sbagliate
Le motivazioni addotte dal garante della privacy, in cui si spiega che padre e madre porterebbero “criticità dal punto di vista della protezione dei dati e della tutela dei minori, nel caso in cui i soggetti che esercitano la responsabilità genitoriale non siano riconducibili alla figura materna o paterna”, sono però assolutamente false e errate.
Camillo Regalia, docente di psicologia sociale alla Cattolica e direttore del Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia, lo ha spiegato con chiarezza su Avvenire. “La volontà di non riconoscere la peculiarità della funzione materna e paterna al punto da non nominarla, è una scelta che deve interrogare”, dice. “Nominare la madre e il padre non deve far paura. Dal punto di vista della costruzione identitaria, sacrificare il riferimento personale per richiamarsi genericamente al concetto di genitori non è certo positivo”.
Non si può sostituire madre e padre con astrazioni tecniche
Di certo, infatti, cancellare madre e padre per sostituirli con termini tecnici, freddi, asessuati, non è certo la giusta strada da imboccare. Una volta esisteva la semplice dicitura “padre, madre o chi ne fa le veci”, e basterebbe ritornare a quel punto, come ha spiegato al Sir il giurista Alberto Gambino.
Tuttavia, è evidente l’intento ideologico e mistificatorio del Regolamento europeo in materia di dati personali che l’Unione europea vorrebbe imporre a tutti gli stati membri, tra cui il nostro Paese. Una volontà ideologica, e ci permettiamo di dire che riporta a origini a nostro avviso demoniache, da rigettare con grande forza.
Il grande equivoco di volere cambiare la realtà
“Il grande equivoco è quello di pensare che si possa parlare di funzioni genitoriali indipendentemente dal fatto che i ruoli siano biologicamente determinati”, ha quindi concluso la psicologa sul giornale dei vescovi italiani. Bisogna cioè guardare la realtà per quello che è e non imporre astrazioni assolutamente arbitrarie.
“In ogni caso decidere di rinunciare ai nomi di padre e madre per lasciare solo genitori significa rinunciare alle differenze per privilegiare la vaghezza dell’indistinto. E questa non è certamente una scelta che aiuta a risolvere le situazioni”.
Giovanni Bernardi