Il perdono nel nuovo testamento

I. IL PERDONO NELLA PREDICAZIONE DI GESÙ

Nella predicazione di Gesù viene enfatizzato l’annuncio del Regno che sta per venire (Mc 1:14ss.).

Il senso della conversione neotestamentaria va inteso nel suo rapporto con i tre termini: il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, la fede nell’Evangelo. La parola “Tempo” richiama il testo di Isaia (Is 65:17-25). Il Regno che si è avvicinato è il futuro messianico. La conversione a Gesù è conversione al suo perdono dalla colpa, dal peccato, che causa alienazione, divisione e sofferenza (Lc 4:16-21). Interessanti sono le parabole delle cose perdute (cfr. Lc 15). Il ritorno in sé del figlio, nella parabola del Figlio prodigo, è l’inizio di un processo della conversione,  sebbene essa non preceda il perdono del padre, ma lo segue, perché il perdono del padre simboleggia il perdono divino prima che egli si convertisse, era lì, bisognoso di essere riconosciuto e accettato.

II. IL PERDONO NELLE AZIONI DI GESÙ

Oltre alla predicazione, Gesù agisce nei Vangeli . La sua azione è espressa con una pluralità di termini:  “dunamis”, “semeion”, “teros”, “ergon”.

Gesù agisce con miracoli, opere potenti, prodigi, perché attraverso di essi vuole annunciare la vicinanza del Regno, in cui è assente ciò che causa sofferenza all’uomo. Gesù si rivolge ai poveri e ai peccatori. L’episodio più famoso è quello di Zaccheo (cfr. Lc 19:1-10). Zaccheo appartiene a una categoria di peccatori, i pubblicani. E’ presentato come  un capo dei Pubblicani, ricco, uno che si colloca fuori dall’alleanza, lontano da Dio e ingiusto, non diverso da un pagano (cfr. Mt 18:17) o da una prostituta (cfr. Mt 21:31). Vi è una reazione di disapprovazione  negli astanti per il comportamento di Gesù,egli entra nella casa di Zaccheo. Gesù veniva ironicamente chiamato “amico dei pubblicani e dei peccatori”.  Scandalo, perché svela un aspetto di Dio, una inaspettata azione che è il perdono. Il perdono non è concesso al peccatore in seguito alla conversione, bensì il perdono è anteriore alla sua stessa conversione e volontà di conversione. Perdono che non ignora o cancella la realtà del peccato, ma lo rende libero dal peccato e torna a praticare la giustizia. Zaccheo restituisce il maltolto più del dovuto, dando ai poveri. Incontrato dall’amore che perdona di Gesù, il peccatore Zaccheo esce dalla logica del peccato e torna a quella dell’alleanza , condividendo ciò che ha e riparando la sua colpa con un di più di generosità. Non c’è rimozione della colpa, il perdono permette il risveglio di essa e il suo superamento. Gesù è dotato dello stesso potere divino di rimettere i peccati.

III. IL PERDONO NELLA PASSIONE DI GESÙ

Il perdono divino è realizzato da Gesù oltre che dalle sue parole e dalle sue azioni, anche e soprattutto dalla Sua passione, che è un tragico progetto di vita, è l’evento storico fondante il perdono divino, la riconciliazione di Dio con l’umanità.

Tutti gli evangeli convergono verso l’evento storico della passione, perché è questo è l’evento progettato da Dio a rendere fattibile il perdono divino.  In questo atto di Gesù vi è l’amore non esprimibile  di Dio, venendo raggiunti due scopi dal Signore:

1. Il primo è quello di adempiere alla Sua giustizia, che richiedeva un sacrificio cruento per l’espiazione dei peccati, attuandola attraverso il paradosso dell’incarnazione della Parola e la Sua uccisione, divenendo “il capro espiatorio” portando su di sé il peccato e le sofferenze umane. Gesù diventa lo strumento di giustizia di Dio: Dio perdona l’uomo adempiendo la Sua giustizia. Ciò che ne consegue è l’inattuabilità del perdono divino se l’uomo non si fa spogliare della sua disumanità dall’amore di Cristo che lo rende pienamente e completamente umano. Sebbene il perdono di Dio preceda la conversione, tuttavia Dio la esige. Se non vi è l’adesione a Cristo l’ira di Dio rimane. In questa ottica va letta la famosa e toccante frase di Cristo pronunciata sulla croce prima di esalare il suo ultimo respiro: “Padre perdona loro perché non sanno cosa fanno”. Il perdono è assunzione su di sé della violenza ingiusta Ma assumersi con dolore la violenza altrui richiede anche la responsabilità di chi commette il male a riflettere e a prendere una decisione. Il perdono di Dio non legittima il male compiuto dal carnefice, ma lo delegittima, volendolo consegnare alla libertà di rinascere alla sua umanità.

IV. IL PERDONO NELLE APPARIZIONI DI GESÙ

I Vangeli non terminano con la morte e il seppellimento di Gesù, ma registrano un epilogo glorioso e trionfante. La Resurrezione, un evento storico, che sfugge al vaglio critico degli storici, attraverso cui Gesù appare risorto ai suoi e li responsabilizza. Il passaggio dalla croce alla risurrezione implica la vittoria di Gesù sul male, su ogni male, e sul male estremo che è la morte, a cui è sottratto il suo pungiglione, rendendo completo il perdono di Dio. Dio chiama l’uomo a una nuova vita, a una nuova era. Il perdono di Dio è amore estremo che perdona: l’amore di Dio non abbandona chi lo abbandona.

V. IL PERDONO NELLA PREDICAZIONE APOSTOLICA

Dopo la Pentecoste  la predicazione ufficiale degli Apostoli si espande in lungo e in largo. Il primo discorso si registra in Atti 2: 14-41. Pietro parla a nome del gruppo. Si delinea l’identikit del discepolo di Gesù, chiamato ad annunciare il perdono. Colui che, reso nuovo dall’atto salvifico di Gesù, che è perdono e riconciliazione, lo testimonia con le parole e con le azioni. Il perdono è annunciato da chi è stato perdonato.

Chi sono le persone a cui l’annuncio è rivolto? Sono i fratelli ebrei, convenuti da tutte le parti per la Pentecoste ebraica.  Si realizza un evento spiritualmente forte ed emotivamente coinvolgente: molti sono compunti e trafitti nel cuore.

In seguito, anche Paolo parla di un annuncio  riguardante la Resurrezione (1^Cor.15). Predicare il perdono a tutte le genti, come Gesù ordina ai Suoi discepoli secondo Luca (cfr. Lc 24:47) vuol dire annunciare che “Cristo morì per i nostri peccati, è risorto e apparve . Un annuncio tripartito, ma che è un unico annuncio.

1. COME SI ATTUA IL PERDONO DI DIO?

La salvezza è offerta a tutti. e’ oggettivamente rivolta all’intera umanità. Tuttavia, essa è soprattutto soggettiva, perché quel messaggio offerto a tutti, richiede un avvenimento di conversione nel segreto del cuore, il luogo prediletto da Dio dove Dio è intronizzato e l’Io soggettivo è spodestato,  rivoluzionando il suo mondo spirituale e concettuale e chiamandolo al bene, rispondendo consapevolmente e responsabilmente con un convinto assenso.

Si seguono cinque tappe che contrassegnano il passaggio da salvezza-perdono oggettivo a quella soggettiva:

1^ L’evangelo del perdono

L’evangelo annunciato contiene la buona notizia che ogni uomo è amato e perdonato indipendentemente dai suoi peccati e dal suo peccato. (Rom.5: 6-8)

Si parla di giustizia donata: Cristo ha adempiuto ogni giustizia. Questa giustizia implica il perdono per chi assente, ma l’ira di Dio resta su chi vuole rimanere fuori.

2^ L’accoglienza del perdono

Il termine biblico per Paolo è fede. Per Gesù è conversione, sequela e fede.

3^ La ridonazione del perdono

Chi esperimenta il perdono divino, non  può non perdonare a sua volta. Il NT insiste sul perdono reciproco serio e responsabile, che impegna il cristiano tutte le volte che è offeso o che ha offeso.

Una delle richieste del Padre Nostro, riguarda quella fatta al Padre di rimettere i nostri peccati, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Il perdono divino, che si incarna nel cristiano, produce il nostro perdono:il chiedere il perdono ed essere perdonati significa che l’azione divina su di noi è equivalente al perdono che noi concediamo ai nostri debitori. Il cristiano in qualche modo anticipa la richiesta del perdono da parte dell’offensore : è pronto a perdonare e di fatto perdona nel momento in cui scatta la richiesta. L’insistenza dei Vangeli sul perdono è dovuto al fatto che solo il perdono rigenera il mondo dalla spirale della violenza che lo insanguina (cfr. Mt 18:21-35). Al centro della parabola vi è il perdono dell’uomo reso possibile da perdono divino. La salvezza risiede in questo campo d’azione, uno dei campi d’azione a ci è chiamato il cristiano. E’ una autoesclusione che coincide con l’autodannazione di cui la condanna del Padre Celeste è lo svelamento e la presa di coscienza.

4° I luoghi del perdono

Se il perdono è un principio etico-spirituale universale, tuttavia, il cristiano è concretamente impegnato nei luoghi concreti in cui si muove ad esercitare il perdono divino donato da Gesù sulla croce.

Il primo luogo è il “proprio cuore” (cfr. Mt15;Mc 7:20-23). Incarnare il perdono ricevuto nel proprio cuore , vuol dire purificato da ogni seme di inimicizia che trasforma l’altro in nemico, anteriormente al suo gesto concreto di inimicizia. Questo non vuole dire che nelle situazioni concrete il nemico sia amico, egli rimane ancora come nemico e si evita di andarci a braccetto.

Il secondo luogo è l’intersoggettività, l’altro di fronte al quale l’io si pone o si è posto. Perdonando significa porsi di fronte a lui con la logica delle beatitudini (Mt 5:1-8).

Apprendere il linguaggi o delle Beatitudini significa spezzare la logica della reazione determinata dal comportamento altrui e allo stesso tempo e proattivo, cioè agisce nei confronti dell’altro liberamente, cioè offrendo il suo perdono.

Il terzo luogo è la comunità, lo spazio della pluralità, dove vige la logica della mediazione (Mt 18:15-17).In questo testo si suggerisce una quadruplice azione: l’azione del dialogo, dove il contenzioso è chiamato a risolversi all’interno dei due; la presenza di un mediatore dove la soluzione è affidata ad una persona esterna; la comunità, dove la decisione spetta alla pluralità dei fratelli ; infine, se non si arriva ad alcuna soluzione pacifica, il dissidente è trattato come il pagano e il pubblicano.

Il quarto luogo sono i segni del perdono. Sono due: il battesimo e l’eucaristia, Il battesimo è il segno della conversione del ri-innovamento operato dal perdono-sacrificio di Gesù morto e risorto (cfr. Mt 28:18-20; Rom. 6:4). L’eucaristia è il segno del ricordo dell’evento storico della croce che rende giusto il peccatore, equipaggiandolo all’azione del perdono  e dell’annuncio del perdono divino. E’ anche il segno del rinnovamento della comunione dei credenti, laddove è stata abbrutita dai peccati, comunione con l’Iddio che perdona e della comunione dei credenti. Ed è il segno dell’impegno dell’annuncio dell’evangelo del perdono divino.

IL  PERDONO NELLA PRASSI ECCLESIALE NEOTESTAMENTARIA
Il perdono divino è un evento oggettivo, che si fa esperienza soggettiva: il cristiano, essendo perdonato da Dio gratuitamente, allo stesso modo gratuitamente perdona il prossimo che offende (cfr. 1^ Giov. 4:10 ss.). Ma in che modo il cristiano esercita la libertà di perdonare il prossimo? Vi sono due azioni di intervento:

1° Il cristiano,che incontra il suo prossimo sulla strada, causandogli un danno, è chiamato a vivere il perdono anteriormente alla richiesta di perdono dell’offensore. Questo significa che il cristiano depone ai piedi di dio Marte la spada del suo furore barbarico (la vendetta!!!)ma è amante della giustizia. Egli viene chiamato a vivere il suo perdono nelle situazioni concrete in cui si viene a trovare

(cfr. Lc. 10:25-37).

Se Gesù ha perdonato i Suoi carnefici è un atto preveniente del perdono, in cui prevale l’azione amorevole di Dio, il quale, comunque, non rinuncia alla Sua giustizia (cfr. Giov. 3.36:17:18)

2° Il cristiano nelle sue relazioni con il cristiano.

I testi che richiamano alle controversie  tra i cristiani sono principalmente tre: Mt5:23-26;Mt 18:15-20; 21:35).

In questi testi si richiede la ricomposizione della comunione. Chi ha offeso deve riconciliarsi con suo fratello, altrimenti dopo una serie di interventi di intermediari sarà disciplinato. In questi casi l’offeso è chiamato ad esercitare il perdono anteriormente alla richiesta di perdono da parte dell’offensore e darlo quanto è richiesto (Cfr. Mt 18.21-35).

Conclusione

La teologia del perdono è legata inscindibilmente alla teologia della salvezza. Dio oggi agisce in maniera definitiva e tassativa, senza appello in Cristo. Nella Sua persona, nella Sua opera e nei Suoi insegnamenti si esprime l’azione salvifica di Dio. Salvare significa perdonare ed è una azione preveniente quella umana, la quale è obbligatoriamente richiesta all’uomo perché essa sia effettivamente valida. Il cristiano viene in-formato da questa opera di salvezza-perdono preveniente, gratuitamente ha ricevuto e gratuitamente dà. L’esercizio del perdono cristiano è una opera riflessa dell’azione di Dio e non è mai un’opera prodotta dall’uomo. E’ un’opera fuori dall’uomo. Il cristiano perdona, perché è stato perdonato ed è chiamato a concedere il perdono e a nutrirlo nel suo cuore.  Esso è vissuto non come principio, ma come fatto di rinnovamento interiore, che porta ad allargare le braccia pronte ad accogliere l’offensore  e, di fatto, lo accoglie nel momento in cui l’offensore lo richiede seriamente, compuntamente, responsabilmente.

Il Cristiano aborrisce la vendetta, ma ama, è amante della giustizia e della verità.

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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