di Agostino Masdea – “In verità vi dico che ai figli degli uomini sarà perdonato ogni peccato e qualunque bestemmia essi diranno; ma chiunque bestemmierà contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno. Marco 3:28-29
Molti cristiani, a causa di un cattivo insegnamento ricevuto, si sono convinti o sono stati accusati di avere commesso questo peccato imperdonabile. Questo perché magari per un periodo si sono allontanati dalle vie di Dio. Questa errata convinzione o ridicola accusa ha provocato in tanti sofferenza infinita, pensando di aver perso la salvezza, e così si sono definitivamente sviati.
Per capire il significato di queste parole di Gesù dobbiamo esaminarle nel loro contesto. Gesù stava operando prodigi straordinari e cacciando demoni dalle persone. Gli scribi, arrivati da Gerusalemme, dissero: “Egli ha Beelzebub e scaccia i demoni con l’aiuto del principe dei demoni”. Gesù risponde con un ragionamento logico e perspicace: “Come può satana scacciare satana? Un regno diviso, che combatte contro sé stesso, non può durare”. Aggiungendo poi le parole del nostro testo iniziale. Quindi la precisazione successiva, da parte dell’evangelista, ci fa capire cosa Gesù intendesse per questo peccato: “Egli parlava così perché dicevano: “Ha uno spirito immondo”.
L’espressione “bestemmia contro lo Spirito” non può certo riferirsi al pronunciare parole contro lo Spirito Santo (che differenza potrebbe esserci rispetto ad uno che bestemmia il nome di Dio?), e neppure ad un atto specifico che si può commettere. Il peccato contro lo Spirito Santo è l’attribuire a satana le opere compiute da Dio. Ed è anche una persistente condizione di rifiuto e di resistenza all’azione dello Spirito. In questo caso il cuore si indurisce sempre più, e il peccato diventa imperdonabile non perché Dio non potrebbe perdonarlo, ma perché il peccatore rifiutando l’amore, il messaggio e la misericordia del Signore, persevera in questa ostinazione fino alla morte.
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