Un pastore evangelio spiega la campagna di persecuzione contro i cristiani che il governo di Pechino continua a portare avanti: “Il governo ritiene il cristianesimo un gruppo politico indipendente. La sua organizzazione riflette la definizione di moderna società civile, ed è un’entità sociale indipendente dallo Stato. La chiesa cristiana è un’intermediaria per uno spazio auto-governato, pluralistico e aperto”. La Santa Croce e le chiese “sono espressioni della presenza fisica delle chiese nello spazio pubblico, e ritenute simboli di potere sociale”. Ecco perché le demoliscono.

Wenzhou (AsiaNews) – Il regime comunista cinese “ritiene il cristianesimo un gruppo politico indipendente” e ha inserito i fedeli “nella lista dei gruppi sociali che rappresentano una minaccia per le autorità”. Ecco perché “la repressione sembra essersi calmata, ma in realtà prosegue con ancora più vigore”. Ne è convinto il pastore evangelico L. (anonimo per motivi di sicurezza), che in una lunga intervista aggiunge: “La sinicizzazione della religione è soltanto una scusa per mettere nuove museruole”.

L’intervista è stata condotta il 23 novembre 2015 da Yaxue Cao di ChinaChange, sito che monitora la libertà religiosa per i cristiani in Cina, e aggiornata – per quanto riguarda arresti e scarcerazioni – alla seconda settimana di dicembre 2015. Di seguito riportiamo ampi stralci dell’intervista (traduzione in italiano a cura di AsiaNews).

Yaxue Cao (YC): Pastore, l’ho intervistata alla fine del luglio 2015 mentre era all’apice la campagna del governo cinese per la rimozione delle croci dalle chiese cristiane. La campagna di demolizione e rimozione era iniziata all’epoca da un anno e mezzo, e diverse grandi chiese sono state nel frattempo distrutte. Alcune stime parlano di 1.500 croci demolite nella provincia del Zhejiang. Da agosto, però, non abbiamo più molte notizie. La campagna si è fermata?

Pastore L (PL): Per il momento sembra di sì, ma la repressione [religiosa ndt] non si è fermata. Anzi, sta peggiorando. Dal settembre 2015, le autorità hanno cambiato strategie e metodi di condotta. Ora accusano i giornalisti che riportano i fatti di “divulgare segreti di Stato” e incriminano pastori e catechisti di “diffondere informazioni sensibili”. È la prima volta che questo avviene. A Wenzhou almeno 20 membri del clero, coadiutori delle chiese cristiane e avvocati sono stati arrestati e sono al momento detenuti in strutture segrete […].

È confermato che alcuni di loro siano in isolamento in strutture non ufficiali, dove i detenuti rischiano di subire torture e maltrattamenti. Tutti loro dovranno affrontare severe pene detentive. Ai primi di novembre, alcuni di questi hanno mandato lettere ai propri legali in maniera quasi simultanea per licenziarli. Anche Zhang Kai, avvocato consigliere di diverse congregazioni religiose, ha fatto lo stesso. E questo è strano: un avvocato conosciuto per usare gli strumenti legali per aiutare le comunità cristiane di Wenzhou che rifiuta l’aiuto dei suoi legali dopo essere stato detenuto in maniera segreta. Nella sua lettera, Zhang Kai non dice nulla riguardo le sue condizioni reali: e questo fa pensare che la lettera è stata scritta sotto coercizioni. Queste cose sono comuni in Cina.

L’11 novembre 2015, le autorità del distretto di Lucheng a Wenzhou hanno pubblicato tre documenti sulla chiesa Xialing annunciando la prossima demolizione di due edifici della chiesa, ognuno di quattro vani per un totale di circa 3mila metri quadri. Questo doveva avvenire il 16 novembre, e la chiesa è quella dove l’avvocato Zhang Kai e i suoi assistenti si erano rintanati e dove sono stati arrestati. Fino ad ora, il team di demolizione non è arrivato.

Al momento le comunità cristiane della provincia del Zhejiang vivono con un senso di sconfitta che non si percepiva da 30 anni a questa parte. Le chiese hanno sottostimato la crudeltà del governo. Pensavano che la repressione sarebbe finita dopo la demolizione della cattedrale Sanjiang. Ma questa si è dimostrata una vana speranza.

YC: Tutto è iniziato come un piano per demolire edifici illegali e ripulire l’immagine della città. Ma con il tempo è sembrata sempre più una guerra velata contro i cristiani. Qual è la motivazione reale?

PL: Il piano è stato ben pensato, con attenzione. Legittimare la demolizione di chiese e croci, in nome di regolamenti edilizi. Lo scopo era quello di minimizzare le reazioni negative da parte dell’opinione pubblica. Trattando questioni religiose con metodi non religiosi, il governo sperava di nascondere il suo vero intento: indebolire il cristianesimo.

È vero che alcune chiese di Wenzhou, e di altre parti della provincia, hanno costruito più di quanto era loro permesso. Ma questo è dovuto al fatto che le leggi e le politiche religiose sono piene di difetti, a cui va aggiunto l’eccessiva restrizione amministrativa. A causa dell’estrema complessità delle procedure per l’approvazione della costruzione delle chiese le autorità locali, a volte, hanno permesso alle chiese di “costruire di più riportando di meno”, in maniera non ufficiale. A volte abbiamo visto persino funzionari locali pronunciare il discorso di inaugurazione delle chiese. Un esempio viene proprio dalla cattedrale Sanjiang. Nel 2013 la sua espansione è stata promossa e sostenuta niente di meno che dal governo municipale di Wenzhou, che l’ha definita un “capolavoro architettonico” che avrebbe forgiato l’immagine di una città moderna, pluralista e tollerante.

Ma la campagna per la rimozione delle croci deve essere inquadrata nel contesto del rafforzato controllo ideologico del governo di Xi Jinping. Le autorità vedono il cristianesimo come qualcosa al di fuori della loro sfera autoritaria, e un’eredità imperialista che si identifica di più con i valori occidentali. Di fatto, i credenti sono una delle cinque categorie di cittadini che il governo ritiene una minaccia alla sicurezza del regime. Le altre sono gli avvocati per i diritti umani, i dissidenti, gli opinion leader di internet e i gruppi sociali svantaggiati.

Il governo ritiene il cristianesimo un gruppo politico indipendente. La sua organizzazione riflette la definizione di moderna società civile, ed è un’entità sociale indipendente dallo Stato. La chiesa cristiana è un’intermediaria per uno spazio auto-governato, pluralistico e aperto. La Santa Croce e l’architettura delle chiese sono espressioni della presenza fisica delle chiese nello spazio pubblico, e ritenute simboli di potere sociale.

Il governo è sospettoso nei confronti delle organizzazioni religiose, e non tollera l’influenza dei cristiani che ritiene una minaccia alla sua propria sicurezza. Un incontro interno dei funzionari della provincia del Zhejiang, avvenuto nei primi mesi del 2014, si è concluso con la richiesta “a tutti i compagni incaricati di affari etnici e religiosi, affinché questi colpiscano l’elemento politico dietro la croce e resistano in maniera risoluta a ogni infiltrazione”.

A Wenzhou si dice che il segretario provinciale del Partito Xia Baolong sia rimasto molto colpito in maniera negativa durante la sua visita nel settembre 2013, quando ha visto la grande e luminosa croce della cattedrale Sanjiang brillare sul fiume Ou: “Chi comanda qui? Il Partito comunista o i cristiani?”  […].

YC: Ma perché proprio Wenzhou?

PL: Perché il cristianesimo qui è florido: il 15% della popolazione è cristiana, ovvero più di un milione di persone secondo le statistiche ufficiali. In città e nell’area rurale, le chiese sono numerose e così le croci. Wenzhou è stata soprannominata “la Gerusalemme della Cina”, e questo alle autorità non piace. E, cosa più importante, Wenzhou ha influenzato negli ultimi 30 anni l’espansione delle chiese nel Paese.

YV: Può spiegare meglio l’ultimo punto?

PL: Sin dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, legioni di abitanti di Wenzhou hanno lasciato le loro case per fare affari nel Paese. I cristiani che erano fra di loro avrebbero tenuto incontri regolari nelle città di nuova residenza. Volontari e religiosi, per la maggior parte membri di chiese domestiche, hanno iniziato ad aprire, propagare e sponsorizzare la nascita di nuove chiese nelle grandi città e nelle campagne. Hanno fornito sostegno economico, materiali per gli altari e facendo tanto apostolato. Mentre le chiese di Wenzhou maturavano, hanno organizzato gruppi di studio della Bibbia per preparare i futuri leader cristiani, con conoscenza biblica e di gestione delle chiese.

I cristiani di Wenzhou, sia dentro che fuori la Cina, hanno lavorato insieme per evangelizzare la nazione. In città ci sono più di 10mila catechisti volontari; diverse centinaia lavorano poi nelle nazioni europee e negli Stati Uniti; diverse migliaia servono le chiese delle città più grandi della Cina: moltissimi operano nelle chiese, sia ufficiali che domestiche, di Pechino, Shanghai, Hangzhou, Nanjing e altre città. Dagli anni Duemila, Wenzhou ha organizzato più di 25 sessioni teologiche e bibliche, preparando centinaia di cristiani ogni anno.

YC: Io non sono cristiano. Ma osservando la società e la politica in Cina, due cose mi colpiscono molto nel comportamento del governo: da una parte il fatto che esso minacci larghi settori della classe media cinese nelle provincie più ricche; dall’altro, che tratti in maniera uguale sia le chiese ufficiali che quelle sotterranee. Mi sembra che il cristianesimo di Wenzhou abbia davvero agitato il governo, per spingerlo ad agire così.

PL: Le chiese ufficiali di Wenzhou non sono sempre obbedienti. Il sistema del credo cristiano rende difficile al governo il controllo totale. E questo fa sì che ogni governo autoritario lo consideri di base un movimento di potenziale resistenza. In Cina il governo centrale con il tempo è divenuto scontento dell’ambigua interazione fra i governi locali e le chiese, e si è convinto che la sua autorità venisse indebolita anche attraverso le manipolazioni del cosiddetto Fronte unito del lavoro, che non ha operato bene. Di fatto, l’utilità del Fronte è così limitata che il governo non si è preoccupato della perdita derivante dalla distruzione del rapporto fra questa struttura e le chiese ufficiali.

YC: Quale perdita?

PL: Le chiese ufficiali hanno sempre creduto che le loro attività religiose fossero approvate dal governo e, a causa di questa convinzione, hanno portato avanti programmi in pratica senza preoccuparsi di nulla. Hanno organizzato ad esempio campi estivi per gli studenti del college; servizi evangelici su larga scala; nelle cittadine e nei villaggi hanno celebrato funzioni natalizie per le strade. Gli operatori cristiani non hanno limitato il loro lavoro a Wenzhou […].

Ma da quando è esplosa la campagna per la rimozione delle croci, hanno capito all’improvviso che essere registrati presso il governo non avrebbe garantito loro di scamparla: sono state rimosse molte più croci dalle chiese ufficiali che da quelle domestiche. Hanno capito che, in quanto chiese registrate, avrebbero subito di più rispetto a chi si è rifiutato di adottare le irragionevoli politiche del governo.

Da parte sua, inoltre, il governo ha ritenuto che le chiese ufficiali avessero tradito e quindi ha ritenuto opportuno sopprimerle con ancora più durezza. La volontà del Partito deve prevalere. Di conseguenza, il governo ha perso tutti: leader cristiani, anche ufficiali, hanno condannato il loro comportamento. Mentre i fedeli cristiani si sono arrabbiati, ma di certo non sono stati sorpresi. Dicono: “Se il Partito comunista mostrasse tolleranza, non sarebbe il Partito comunista”.

YC: Mentre iniziava la campagna di demolizione delle croci e nei mesi seguenti, ho visto in maniera regolare slogan come “sinicizzare il cristianesimo” e “cinque entrate e cinque trasformazioni”. Un simposio accademico internazionale si è tenuto a Pechino dal titolo “La strada per sinicizzare il cristianesimo”, cui hanno partecipato i membri del Dipartimento del Fronte unito per il lavoro del Partito, l’Amministrazione statale per gli Affari religiosi, il Consiglio cristiano di Cina, il Movimento delle Tre autonomie e un buon numero di accademici. Cos’è la “sinicizzazione” del cristianesimo? E’ un’idea nuova?

PL: La campagna ufficiale diretta dal governo per “sinicizzare il cristianesimo” è essenzialmente la politicizzazione della religione: si vuole costringere il cristianesimo a “divenire comunista” o subire una “trasformazione socialista”. L’intento è quello di riformare e rimodellare la nostra fede in uno strumento dominato dal Partito che possa essere usato a suo piacimento. Uno di coloro che propone la teoria della “sinicizzazione”, il docente Zhuo Xinping, l’ha detto in maniera chiara: “Il cristianesimo in Cina ha bisogno di enfatizzare la sinicizzazione dal punto di vista politico. Deve riconoscere e sostenere il nostro sistema politico di base e le sue politiche”.

A questa conferenza di Pechino, “sinicizzare il cristianesimo” potrebbe avere diversi significati per le diverse parti coinvolte. Ma il nucleo, il presupposto tacito è che i cristiani siano un potenziale rivale politico del Partito comunista […]. Non ha assolutamente nulla a che fare con quanto avvenne alla fine della dinastia Qing e nell’era repubblicana, quando i cristiani – come parte organica del proprio lavoro missionario – hanno sperimento e sviluppato diverse forme di localizzazione e di adattamento dell’insegnamento cristiano alla Cina.

Quando i cristiani nestoriani entrarono in Cina durante la dinastia Tang, si integrarono troppo nella cultura cinese al punto che a un certo punto l’insegnamento cristiano e la sua trasmissioni si interruppero. Se il cristianesimo mette da parte la sua tradizione teologica ed ecumenica, ogni forma di “variazione anormale” fusa con le tradizioni popolari cinesi può proliferare. L’esempio del “Regno celeste Taiping” di Hong Xiuquan è familiare.

Se la Chiesa d’altra parte si avvicina troppo al potere statale e ne enfatizza la volontà nazionalista, allora il potere secolare sarà in grado di spazzarla via e dominarla. La strumentalizzazione del luteranesimo da parte della Germania nazista ha portato a una grande tragedia. Molti membri del clero della Chiesa ortodossa dell’Europa orientale sono divenuti informatori del Partito comunista, e quando gli archivi sono stati aperti hanno ricevuto una vergogna tale da non poter più mostrare le loro facce in pubblico. In Cina i cristiani dovrebbero trarre una lezione da questi casi e fare in modo da non divenire mai servi del Partito.

Ora le autorità sono impegnate in una serie di nuove attività contro le chiese. A Pingyang, Wenzhou, ogni domenica mandano personale amministrativo nei luoghi di culto per controllarne le attività ed essere certi che in chiesa non si discuta delle demolizioni delle croci o, in maniera negativa, delle politiche del governo. In alcuni posti hanno cercato di creare dei propri uffici negli edifici cristiani, ma senza successo. Da altre parti hanno mandato in scena la propaganda, creando molta confusione sui media statali riguardo le proprietà delle chiese. Nel 2015, i funzionari del Zhejiang hanno ufficialmente lanciato le “cinque entrate e cinque trasformazioni”.

Le cinque entrate, ovviamente nel senso di “entrare nelle chiese”, sono: politiche e direttive del governo; attività sanitarie; scienza e cultura popolari; assistenza e aiuto ai poveri; costruzione armoniosa. Questi cinque concetti dovrebbero “entrare” in chiesa, ma è chiaro che la volontà è quella di controllare le attività sociali delle chiese, assicurandosi che siano in linea con quelle del Partito.

Le “cinque trasformazioni” si riferiscono invece a localizzare la religione, standardizzare la gestione, rendere indigena la teologia, rendere pubbliche le finanze e cooptare gli insegnamenti cristiani. Attraverso queste, intendono controllare la chiesa attraverso l’insegnamento, la gestione e le finanze. Ma il loro schema non ha funzionato. La campagna va avanti in maniera molto lenta, e le congregazioni si dimostrano critiche alzando le proprie resistenze […].

YC: Sappiamo tutti che, dato che il suo potere è senza controlli e senza sfide, il modo in cui il Partito comunista usa il potere è sfacciato e brutale. Che i cristiani resistano o meno, io penso che il Partito li piegherà al suo volere: su questo ho pochissimi dubbi.

PL: In Cina, i diktat sono emanati dall’alto verso il basso, e le mosse dell’apparato seguono la volontà dei massimi leader. I funzionari locali, se vogliono tenersi il posto di lavoro, devono unirsi nella competizione per sopprimere i cristiani: e vengono ricompensati per il numero di croci che rimuovono. Alcuni funzionari locali dicono: “Non vogliamo essere i numeri uno, ma neanche gli ultimi della lista”. Il capo dell’Ufficio Pubblica sicurezza di Wenzhou e il segretario del Partito locale di Yongjia sono stati promossi per la loro posizione dura durante la campagna di demolizioni.

Per raggiungere questi obiettivi, la polizia segreta ha iniziato a minacciare i leader delle chiese. Hanno arrestato in maniera arbitraria diverse persone, mostrando disprezzo per le corrette procedure legali. Nell’area di Wenzhou, centinaia di persone sono state richiamate, arrestate, minacciate o imprigionate con accuse di tipo penale. A Pingyang, Wenzhou, 14 membri della chiesa della Salvezza sono stati picchiati e feriti. Il governo ne ha perseguito anche i familiari e i parenti, mettendo nel mirino le aziende di proprietà dei cristiani. Wenzhou è divenuta un campo di prova per i funzionari del Partito, che vogliono assecondare la propria ambizione politica e testare ideologia e politica del rischio calcolato.

Senza dubbio, Wenzhou affronta oggi lo stesso cataclisma che gli si è abbattuto contro nel 1958. In quei giorni venne dichiarata “area libera dalla religione”, divenne un avamposto nella progettata guerra con Taiwan e la religione venne soppressa. Oggi il governo sta di nuovo colpendo. Ogni informazione sulla rimozione delle croci viene censurata immediatamente, e misure discriminatorie vengono applicate contro i funzionari civili di religione cristiana. Il governo ha anche lanciato un’indagine sui membri minori del Partito, per capire chi fosse cristiano, e ha organizzato sessioni di studio sulla retorica delle masse del Partito e sulla visione religiosa di Marx. Tutti i segnali indicano che questa è una nuova, determinata campagna politica. E una nuova catastrofe per i cristiani.

Asianews.it

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