Il pastore Pierre-André Schütz accompagna gli agricoltori in difficoltà

La chiesa riformata del Canton Vaud ha incaricato Pierre-André Schütz, pastore pensionato ed ex-contadino, di seguire e assistere spiritualmente gli agricoltori in difficoltà.

(Luisa Nitti) Negli ultimi anni ha fatto discutere l’incremento del numero dei suicidi fra giovani agricoltori nel Canton Vaud. Il disagio, che spesso resta muto per anni, dipende, secondo Schütz, da un insieme di cause che sono riconducibili a questioni economiche, ma anche psicologiche e sociali.

Le cause del disagio
Molti contadini sono indebitati. O perché hanno rilevato dal padre un’azienda già indebitata, oppure a causa di investimenti più o meno necessari. “Quando una produzione non è più redditizia – spiega il cappellano – diventa difficile riuscire a riconvertirla in altre attività”. Va aggiunto poi che negli ultimi anni la pressione sui prezzi è cresciuta enormemente, così come sono cresciuti gli obblighi che occorre osservare. “Per me resta scandaloso – aggiunge Schütz – che le persone che ci nutrono non riescano quasi più a vivere del loro lavoro”.

Tutto il peso della terra (video Segni dei Tempi RSI La1)

Una società chiusa
Ma insieme ai fattori economici, ci sono anche forti aspetti psicologici. Oggi molti contadini sono soli con il loro lavoro. L’isolamento – che può accompagnarsi a problemi con l’alcol – contribuisce molto a far perdere il distacco necessario per riconoscere e affrontare i problemi.” I contadini hanno difficoltà a confidarsi, a condividere fragilità – dice ancora il cappellano -. Sono stati educati secondo il principio che un uomo non piange, che è vergognoso chiedere aiuto”. A questo si aggiunge il fatto che molti di loro si sono trovati ad ereditare l’azienda familiare, senza essere nelle condizioni di poter scegliere veramente il proprio futuro lavorativo.

 

I contadini hanno difficoltà a confidarsi, a condividere fragilità

 

Contadino e pastore
Pierre-André Schütz, che oggi è pensionato, è cresciuto in una famiglia di agricoltori e lui stesso lo è stato per anni, prima di diventare diacono e poi pastore. Questo percorso lo aiuta particolarmente nel suo lavoro come cappellano a favore dei contadini. La crescita del numero di suicidi rivela, secondo Schütz, l’urgenza di un serio intervento. “Temo che il mio impiego a metà tempo non sarà sufficiente – ammette -. Molti vogliono abbandonare il mestiere e i suicidi sono numerosi. Meno rispetto alla Francia, dove se ne conta uno ogni due giorni, ma pur sempre impressionante. I contadini sono sempre più confrontati con la solitudine”.

La situazione in Francia

Il pastore Pierre-André Schütz accompagna gli agricoltori in difficoltà
Non è facile, di fronte a questa solitudine, mettere in pratica un aiuto efficace. Difatti Pierre-André Schütz ammette che sono i contadini stessi a dover fare il primo passo. E questo non sempre accade. Nel dialogo che intraprende con gli agricoltori, l’ex pastore cerca in primo luogo di comprendere se i problemi prevalenti siano di tipo strettamente economico, oppure se investano anche l’area psicologica. In quest’ultimo caso, organizza una forma di accompagnamento, che prevede anche la visita da uno psicologo. “Ma il più delle volte – dice – i problemi sono molteplici. Il mio approccio consiste nell’ascoltarli, si tratta di sanità pubblica. Vedo molta sofferenza, che può condurre alla spiritualità oppure trasformarsi in collera contro Dio. È molto difficile, ma per rimetterli in piedi è necessario scuoterli”.

Pierre-André Schütz

Il pastore Pierre-André Schütz accompagna gli agricoltori in difficoltà

Si tratta, in definitiva, di ridare senso ad una professione che oggi è oppressa dalle logiche del mercato globale e non ha più un vero riconoscimento sociale. Pierre-André Schütz non vuole rassegnarsi a quella che definisce una “morte a fuoco lento” di questa professione. Il suo dialogo con i contadini parte dall’esperienza personale, per giungere alla condivisione di una speranza. “Nel mondo agricolo – conclude – la fede è vista di buon occhio. I contadini sono cristiani a volte senza saperlo. Vivono al ritmo della natura con una umiltà che li rende propensi alla spiritualità. Perciò mi piace dire che qui siamo tutti credenti”.

Da: Voceevangelica.ch

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