Il nostro potenziale

Il capitolo 13 di Matteo è molto importante perché Gesù prende a spiegare… mediante delle parabole cos’è il regno di Dio. All’interno di questo capitolo vi sono 7 parabole.

Perché Gesù parla in parabole? Ci sono diverse motivazioni ne cito solo due;

Non basta vedere ed ascoltare, bisogna comprendere, per comprendere è necessario essere disponibili ad ascoltare e accettare quanto viene proposto. Gesù richiede innanzitutto un’adeguata disposizione interiore per capire il messaggio. I misteri dei quali spesso parla non sono dei codici cifrati comprensibili solo da pochi, “mistero” sta ad un qualcosa che è ancora nascosto, velato, ma che può essere scoperto.

Perché sta dicendo esattamente il contrario di quello che le folle si aspettano a causa della loro ideologia messianica nazionalistica che attende la restaurazione gloriosa del regno d’Israele. Le parabole rivelano un concetto di Dio molto diverso da quello che appare nell’Antico Testamento; non è il Dio trionfatore, ma il Dio umile.
Di queste 7 parabole troviamo nello stesso capitolo la spiegazione di 3 di esse:
Il Buon Seminatore – Le Zizzanie – La rete

A chi le spiega Gesù? A chi gli chiede spiegazione, a chi mostra interesse, vuole comprendere.

Questo è un principio valido tutt’oggi: “a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato.”

La parabola delle Zizzanie ci parla della: “Tentazione della superiorità”; alcuni vorrebbero per diritto (siccome gli “altri” non sono grano) “estirpare” i mali presenti.

Quest’oggi però non desidero parlavi del significato di questa parabola in sé se pur molto interessante, ma di quello che i figli di Dio rappresentano in questa parabola del regno.

TESTO:

Nella spiegazione che Gesù darà mi ha toccato un particolare: “Egli rispose loro: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo; il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno” Matteo 13:37-38

– Seminatore: Cristo
– Campo: il mondo
– Buon seme: figli di Dio
– Zizzanie: non credenti – figli del maligno (ricordate che o si è figli di Dio o del maligno?)

La volta scorsa abbiamo parlato rispetto al nostro legame di figliolanza con il Padre Celeste.
Oggi parleremo ancora rispetto alla nostra identità vista proprio con la rappresentazione del seme.
I figli di Dio, figli del regno sono il “BUON SEME”!
Comprendiamo subito che noi figli di Dio SIAMO (e quindi il nostro essere) un Buon Seme.
Iniziamo analizzando il termine “Buono”; nell’originale sta a Kalòs, che più che “bello e buono” come lo intenderemmo noi significa: “valoroso in guerra” … “in possesso di tutte le virtù”.

“Valoroso in guerra” …si presuppone che si parli di soldati…stiamo parlando del regno di Dio!

“In possesso di tutte le virtù” … sta parlando del POTENZIALE, in questo caso del potenziale del seme cioè dei figli di Dio nella fattispecie NOI credenti.
Il “Buon” seme è tale perché ha in sé un potenziale incredibile. Ha in sé tutte le virtù necessarie per essere valoroso in guerra nel regno di Dio.

Sapete cosa dirà l’apostolo Pietro?

“La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù.” 2 Pietro 1:3

Siamo paragonati ad un “Seme”, elenco alcune caratteristiche che il seme possiede;

– Un buon seme ha in sé la VITA, per quanto possa sembrare inerme, indifeso, in sé ha vita.

Gesù dirà di sé stesso: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.” Giovanni 10:10.

Eravamo morti e lontani da Dio e Cristo ci ha vivificati, ci ha resi vivi, fruttiferi.

– Il seme ha uno SCOPO: esiste per portare frutto, esiste per portare continuità, per portare sviluppo.
Gesù dirà: “ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” Giovanni 15:16
In quanto figli di Dio, siamo stati resi tali per diversi ragioni ma lo SCOPO è quello di portare frutto.

Cristo in qualità di Buon Seminatore ci ha piantati nel suo regno per PORTARE FRUTTO.
Ci ha piantati nel suo regno affinché possa svilupparsi il nostro POTENZIALE mentre siamo nel “mondo”, ricordate che il campo è il “mondo”.

Ci sono dei semi piccolissimi ma che danno vita a piante ed alberi giganteschi.
Quello che il seme può produrre è qualcosa che nemmeno immaginiamo.

– Un buon seme è PURO; per essere puro, al suo interno dev’essere privo di semi estranei (di altre specie o di infestanti) non dev’essere frutto di incroci.

I credenti sono stati purificati da ogni peccato, agli occhi di Dio per mezzo del sacrificio di Cristo alla croce siamo stati resi puri.

– Un seme è Buono quando non è malato; un seme buono è esente da malattie.

Rispetto alla malattia, non intendo che il credente non si può ammalare, parliamo di un processo spirituale, lo stato di “buona salute” è riferito alla natura spirituale.

Per Cristo, i figli di Dio sono dei “Buoni Semi”, vuol dire che in quanto semi:

– Siamo portatori di VITA
– Abbiamo uno SCOPO
– Siamo stati resi PURI
– Siamo stati resi SANI

E fino qui, questi 4 punti sono meravigliosi, che bello siamo davvero speciali.

Quello che piace un po’ meno è il quinto punto.

Il seme ha VITA, ha uno SCOPO, è PURO e PRIVO di malattia…ma affinché tutto ciò avvenga, il seme deve morire.

Gesù dirà: “In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.” Giovanni 12:24
Ma cosa intendeva dire Gesù?

Leggiamo il contesto:

“23 Gesù rispose loro, dicendo: «L’ora è venuta, che il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato. 24 In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. 26 Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l’onorerà. 27 Ora, l’animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest’ora. 28 Padre, glorifica il tuo nome!» Allora venne una voce dal cielo: «L’ho glorificato, e lo glorificherò di nuovo!»” Giovanni 12

Il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato; stava parlando di sé stesso, si identifica lui stesso come “Il Seme”

Spiega cosa avviene al seme

(vv.25-26) spiega che al credente spetta la stessa “sorte” non che tutti sarebbero morti in croce ma che il seguirLo comporta il “perdere la propria vita”, cioè “accettare di dare qui sulla terra la priorità al regno di Dio e alla Sua volontà”.

Come Gesù è andato incontro alla morte ed è risuscitato, così il credente si identifica nella morte di Cristo per poi vivere esattamente come Cristo.

Cristo in quanto “Seme” riconosce il suo scopo: “Venuto in terra per glorificare il Nome di Dio”. Allo stesso modo il credente è figlio di Dio e lo scopo per eccellenza è glorificare Dio.

DESTINAZIONE FINALE DEL SEME

“… là dove sono io, sarà anche il mio servitore”

Francesco Caldaralo | Notiziecristiane.com

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