Ma nella lettera agli Efesini, e in generale nelle lettere di Paolo, questa parola non è usata in questo modo. Infatti il mistero è qualcosa che è rimasto segreto e sconosciuto solo per un certo tempo, ma l’intenzione di Dio è quella di rivelarlo a qualcuno con lo scopo che quest’ultimo lo proclami poi agli altri.
In questi versi Paolo dice di aver ricevuto una rivelazione particolare inerente il mistero di Cristo, il mistero del Messia. A cosa si riferisce? Certamente il Messia non era un mistero in assoluto infatti già nel passato molti profeti ne avevano parlato in qualche modo. Ma Paolo e gli altri apostoli avevano ricevuto una luce particolare sul modo in cui il Messia sarebbe stato di benedizione a tutti i popoli.
Nelle pagine del cosiddetto antico testamento, dagli scritti di Mosè ai salmi e agli scritti profetici, ci sono molte indicazioni riguardanti il Messia ma dobbiamo ammettere che molte cose non erano semplici da capire e in effetti avevano costituito un mistero fino a quel punto.
Ad esempio non era semplice comprendere in quale modo Gesù avrebbe potuto essere contemporaneamente il servo sofferente e il Re Messia glorioso che vive per sempre. Solo dopo la risurrezione di Gesù le cose erano diventate più comprensibili agli apostoli a tal proposito. Inoltre, benché la legge prevedesse l’accoglienza e l’inclusione per lo straniero che volesse unirsi al popolo di Israele (Nu 15:15), non era stato chiaro ai discepoli fino ad un certo punto (si legga At 15) il fatto che gli stranieri dovessero essere accolti senza circoncisione, ovvero senza entrare formalmente a far parte del popolo di Israele.
Che Dio fosse il Dio di tutti i popoli è chiaro fin dalle prime pagine della bibbia, e già nelle pagine dell’antico testamento troviamo una dimensione internazionale dell’opera di Dio ma, dopo la venuta di Gesù, Dio aveva rivelato nei dettagli il mistero della sua volontà, il modo che Egli aveva stabilito per redimere l’umanità intera.
Paolo sapeva che gli apostoli e profeti di Dio erano stati particolari destinatari di tale rivelazione. Il termine apostolo deriva da una parola che indica un individuo inviato con uno scopo preciso o con una commissione specificata da chi lo ha mandato. Il termine profeta significa “colui che parla per, al posto di”, quindi in questo caso qualcuno che parla da parte di Dio.
Lo Spirito Santo aveva scelto Paolo e gli altri apostoli proprio come inviati, incaricati di parlare da parte sua per spiegare il mistero di Cristo, per spiegare che gli stranieri erano eredi con loro, ovvero con gli Ebrei, membra di un medesimo corpo e partecipi della promessa fatta nel Messia Gesù.
Insomma la buona notizia rivolta ad Israele estendeva i suoi effetti anche alle altre nazioni grazie all’opera di Gesù sulla croce. Se da una parte Paolo e i suoi fratelli Ebrei erano ovviamente i primi destinatari di quell’opera, dall’altra parte era altresì chiaro che l’opera di Gesù era volta a raggiungere anche tutte le altre creature di Dio secondo il piano che Egli aveva preparato prima della creazione del mondo.
Paolo era fiero del compito che Dio gli aveva affidato come suo servitore, amministratore e proclamatore della grazia di Dio tra gli stranieri. Anche se in quel momento Paolo si trovava in prigione a causa di quel servizio, le sue parole confermano quanto si sentisse privilegiato nel servire Dio, in quanto quel servizio era un dono della sua grazia, e Dio lo stava sostenendo con la sua potenza per svolgerlo nel migliore dei modi.
Il mistero di Cristo è stato rivelato agli uomini e, attraverso persone come Paolo, disponibili a farsi utilizzare da Dio , tale rivelazione è giunta fino a noi. Anche tu puoi ricevere la grazia di Dio, non disprezzare ciò che Dio ti ha donato in Gesù.
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