Lo Stato statunitense, governato dai repubblicani, è l’unico che ancora riporta simboli confederati nel proprio vessillo. Ultima parola ai cittadini con un referendum.
Il Mississippi è l’ultimo stato degli Usa la cui bandiera porta ancora i colori delle nazioni schiaviste opposte al nord durante la guerra civile americana (1861-1865). Parte dello stendardo è infatti la croce blu a 13 stelle sullo sfondo rosso degli Stati Confederati, a memoria degli Stati che si erano opposti all’abolizione della schiavitù.
Le mobilitazioni seguite alla morte di George Floyd hanno riacceso il dibattito sull’eredità della guerra civile americana e i parlamentari dello Stato del Mississippi hanno votato, sabato 27 giugno, a larga maggioranza a favore dell’adozione di una nuova bandiera.
La presenza di questa eredità confederata nei simboli ufficiali è stata oggetto di dibattito nel Mississippi e, più in generale, nel sud per decenni. La Georgia ha cambiato bandiera nel 2001, ma gli elettori del Mississippi si sono fortemente opposti nello stesso anno con un referendum: il 64% per lo status quo contro il 36%.
Ma l’ondata di mobilitazione legata alla morte di George Floyd ha colpito anche le città del Sud e ha fatto rivivere il dibattito sulle statue dei generali sudisti e sui simboli confederati.
Numerose istituzioni (università, sport, economia, religione …) hanno fatto appello a voltare pagina una volta per tutte e il dibattito è finito fin dentro il parlamento di Jackson, capitale del Mississippi. Sabato 27 giugno, le due camere, sebbene dominate dai repubblicani (36 eletti su 52 al Senato; 74 su 122 alla Camera dei Rappresentanti), hanno adottato a larga maggioranza – più di 2/3 – una risoluzione che chiede l’elaborazione di una nuova bandiera.
Se nessun stato meridionale è stato risparmiato da razzismo e violenza nel secolo scorso, il Mississippi rimane associato a tragedie particolarmente cupe. Fu in questo stato che Emmett Till, un adolescente nero che viveva a Chicago, in vacanza nel sud, fu brutalmente assassinato nel 1955.
Alcuni anni dopo, nel 1963, Medgar Evers, attivista della National Association for the Advancement of Colored People (Naacp), l’Associazione nazionale per il progresso delle persone di colore, fu assassinato fuori dalla sua casa a Jackson da un membro del Ku Klux Klan. Questo dramma ispirerà a Nina Simone la canzone “Mississippi Goddam” che diventerà uno degli inni della lotta per i diritti civili.
Fu ancora nel Mississippi che tre studenti attivisti per i diritti civili furono uccisi nel 1964. Nel 1988, il regista Alan Parker ne ha tratto il suo film “Mississippi Burning” con Gene Hackman e William Dafoe.
La risoluzione approvata sabato è solo il primo passo in questo processo. E’ stata designata una commissione responsabile della progettazione della nuova bandiera. Nella risoluzione è stabilito che questa non potrà includere lo stendardo confederato e che dovrà recare il motto americano ufficiale “In God we trust“.
L’attuale bandiera è stata adottata nel 1894, «per indicare l’opposizione ai diritti civili e all’uguaglianza razziale», ha affermato la Mississippi Historial Society, che ha fatto appello a un cambio di vessillo.
Il progetto alternativo sarà quindi sottoposto agli elettori mediante referendum, durante le elezioni presidenziali e legislative del 3 novembre.
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