Giorni fa parlavo con un pastore di una chiesa di 4000 membri e mi diceva: “Greenaway, mi dimetto, 4000 persone è tutto quello che ho! Posso uscire e vederne altrettante in un circo equestre.
Queste 4000 persone vengono in chiesa solo un’ora alla settimana. Non le vedo la domenica sera, nemmeno il mercoledì sera, hanno perduto il desiderio delle cose spirituali. Dicono che son tanti e non hanno bisogno di nulla. Hanno danaro, appartamenti, edifici, posseggono tutto, ma non sono animati dal desiderio di salvare il mondo che li circonda. Hanno perduto il desiderio”. Abbiamo perduto il desiderio di vedere le grandi opere di Dio. I nostri giovani si allontanano dalla chiesa perché non li abbiamo incoraggiati a vedere le opere di Dio, a dilettarsi nel vedere il compimento delle opere di Dio. Non hanno desiderio, perché forse neanche più noi nutriamo il desiderio di dare il meglio. Una volta la maggior parte del nostro popolo poteva vantare un’esperienza ardente e vibrante, ma ora è svanita, si è impoverita con la pigrizia, con la compiacenza, con la letargia, con la freddezza. Abbiamo perduto la cosa più importante, cioè il desiderio di ciò che ci è stato già donato. Diciamo: “Se riesco appena appena a cavarmela, sono a posto”. No, dobbiamo fare di più. Ascoltate quello che diceva l’apostolo Paolo: “Fratelli non reputo d’aver ottenuto il premio, ma questa cosa faccio: dimenticando le cose che sono dietro, mi distendo verso quelle che sono avanti”. Spingendomi avanti, lotto, desidero, e non lo diceva da laureato mentre teneva un discorso all’università o all’istituto biblico, ma da uomo stanco e debole, anziano, dopo aver raggiunto tre continenti con l’Evangelo di Gesù Cristo, dopo aver speso la maggior parte delle sue notti nella miseria piuttosto che nel lusso. E’ un uomo anziano che parla: “Non l’ho ancora afferrato”. E’ una delle ultime lettere di Paolo scritta nientedimeno che dalla prigione, a Roma. Dopo le numerose chiese che aveva fondato e le migliaia di credenti salvati nel corso del suo ministerio, ora è qui a Roma, in prigione, quasi pronto per essere giustiziato. Ora stava quasi per arrivare al cielo, ma era consapevole di non averlo ancora raggiunto.
Vado avanti, ogni più piccola parte delle mie risorse, il mio sistema nervoso è in tensione, perché i miei occhi guardano al premio. Non sono fissi sul predicatore, ma sono rivolti al premio, e il premio è Gesù. Non m’interessano le strade d’oro, o le mura di diaspro, o le porte di perla, voglio vedere soltanto Gesù. E’ lui il mio premio, e perciò mi spingo verso il futuro, mi distendo in avanti.
Charles Greenaway
Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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