Il mio amico super-naturale

bukets-of-money“Ce l’ho fatta! Gli ultimi due biglietti per le poltrone vip in prima fila! Solo 60 euro incluso il “backstage pass!” Il mio amico era euforico. “Te l’ho promesso Sa, non sarai più lo stesso!”

Mirko era un bravo ragazzo. Ci conoscevamo da tanto tempo. Lui era cresciuto in un ambiente pentecostale carismatico, sprizzava energia da tutti i pori, e quando parlavamo finiva le frasi in un incomprensibile borbottio che capiva solo lui. Ormai ero abituato e lo apprezzavo davvero per il suo entusiasmo e fervore nel suo modo di vivere la sua fede. Ogni tanto però, era un po imbarazzante, per esempio; se lo incontravo alle poste, aveva un modo strano di fissare la gente e cominciava a scacciare chi sa cosa da chi sa dove, creando invece con parole creative e super positive un nuovo ambiente immaginario attorno a lui, mentre aspettavamo in fila per pagare una bolletta…
“Ti commando di saltare 30 numeri!” ordinava ad alta voce alla macchinetta della fila numerica appesa al muro, con qualche signora anziana in fila dietro di noi che esclamava: “magari!”, ma dopo mezzora stavamo ancora chiacchierando insieme, ed ancora 32esimi in lista d’attesa.

Quando c’incontravamo non vedeva l’ora di parlarmi dei suoi super eroi della fede, e non come i miei, (che avevano nomi come Isaia, Geremia, Elia), i suoi erano Joyce, Rick, e Benny, o qualcuno che aveva qualche riferimento a valute internazionali, comprese nel loro nome. Non frequentava un gruppo di credenti locale, ma era parte di, (come lo chiamava lui), una I-church, (una specie di chiesa virtuale dove la gente s’incontrava in rete e seguivano uno dei loro eroi per un paio di ore). Una volta mi son permesso di prenderlo un po in giro riguardo un suo eroe, riferendomi al fatto che la sua tenacia nel seguire un certo Creflo, ammontava quasi a I-Dollar-tria, al ché mi guardò con occhi sbarrati, mise le dita nelle orecchie, e cantò per una mezzora buona in qualche dialetto africano senza togliermi lo sguardo di dosso.
Da quella volta, decisi di ascoltarlo solamente, senza provocarlo più, dato che la volta che successe questo fatto eravamo al funerale di una sua zia cattolica in prima fila davanti al prete che stava già mandando un chierichetto a prendere il suo “kit” per gli esorcismi…

Ogni tanto provavo però ad affrontare qualche passo della bibbia con lui, ma finiva sempre in una sua “massima” che aveva imparato a memoria dal PC il giorno prima, del tipo:
“Lo sai che il buon Dio ha il potere di fare tutto ciò che vuole, ma gli uomini in terra glielo devono permettere, se no Dio non può assolutamente niente con noi?”  Io lo guardavo come guardi un neo patentato che sta provando a parcheggiare per la prima volta… “In pratica, Dio ha il potere, ma noi abbiamo la “licenza!” mi spiegava convinto quanto un venditore di materassi ortopedici di tele-cosa che dorme su  un materasso ad acqua…
Un altra volta mi spiegava che in Genesi Dio aveva creato tutto secondo la loro specie, così due cavalli producevano un cavallo, due cani producevano un cane, ma IDDIO, (plurale, tre in uno),   ha prodotto, (come loro in immagine e somiglianza), dei! “Noi non siamo uomini, siamo dei piccoli dei”, mi urlava, “dei che possono creare con le loro parole e chiamare all’esistenza le cose che non sono, esattamente come chi lo ha generato!”
Mirko era particolare a dir poco, però gli volevo bene, anche se la bibbia per lui era un oggetto alieno e si fidava ciecamente dei suoi “insegnati, apostoli e profeti”, e che non aveva assolutamente bisogno di leggere più di tanto quel vecchio libro incomprensibile, dato che Dio stesso parlava e faceva vedere ai suoi servi super potenziati, la sua volontà e rivelazione…

“Noccioline?” gli chiesi mentre l’aereo si stabilizzava a 8000mt ed una hostess ci prendeva l’ordine… “non posso.” mi rispose Mirko aggiustando un fazzoletto rosa nel taschino superiore della sua giacca nuova, “sono 5 giorni a digiuno per affrontare questo spettacolo di evento, e non saranno due noccioline a distogliermi lo sguardo dall’obbiettivo che mi son prefisso”… “e sarebbe?” gli chiesi, più per cortesia che per interesse specifico; “avere un impartizione ed una unzione  di potenza direttamente dall’apostolo!” mi rispose, come se mi volesse far capire una volta per tutte la ragione divina per la nostra partenza…

L’albergo era decente, e Mirko si era appropriato dell’armadio in camera per mettere via i suoi otto abiti firmati che aveva portato con se per i due giorni di convegno. Non c’erano problemi dato che io avevo solamente portato uno zainetto con lo spazzolino da denti e le solite cosette per un fine settimana tranquillo.

“Neanche un abito?” mi domandò sorpreso il mio amico, notando la mia poca preparazione all’evento… “non mi devo sposare fratello” gli risposi con un sorriso… “ma bisogna far vedere che siamo benedetti e prosperi!” affermò in tono autoritario, “se no, qualcuno potrebbe pensare che siamo fuori dalla volontà di Dio e così mi fai fare una figuraccia!”
“Mi dispiace, Mirko” risposi, “vedo se giù alla reception hanno una giacca lasciata da qualche  cliente da prestarmi”.

Mirko era contento. Facemmo un “brunch” leggero, (cioè io da solo), dato che l’evento iniziava verso tarda mattinata, e Mirko si prese solamente un tè. Prima di poter mangiare però, con una posata energicamente battuta su un bicchiere, fece fermare tutti nella sala, ed infilato in testa il suo scialle super benedetto Ebraico, (acquistato su internet da un famoso profeta africano, usato in uno spettacolo in diretta TV per un miracolo per soli 1400 dollari, (lo scialle per intenderci, non il miracolo)), ordinò una benedizione sul suo infuso ed il mio panino. A dire il vero ho aperto gli occhi e guardai di nascosto per vedere se il suo miscuglio di erbe aromatiche fosse diventato vino per l’insistenza di tale benedizione, ma l’unico effetto era quello di svuotare la sala della gente, giusto in tempo per non essere partecipi alle ultime strofe di quella preghiera.

“Lo senti?” mi chiese Mirko con un sorriso enorme… “cosa?” gli dissi, “l’atmosfera, l’unzione, la santificazione, la presenza di Dio!” rispose dondolando la sua testa avanti ed indietro e con le mani alzate verso il cielo… “andiamo bene” pensai, dato che non era ancora cominciato niente, ed eravamo solamente in otto ad essere quasi un ora in anticipo per essere certi dei nostri posti vip.

Pian piano la sala convegni si riempiva, tecnici audio e visivo correvano da una parte all’altra per assicurare che non si perdesse una sola immagine e respiro di ciò che doveva succedere. Una band musicale con ballerini professionisti accordavano gli strumenti e le mosse, con una ragazza che voleva letteralmente provare a volare dal palco se non fosse stato per il suo tacco a rompersi provvidenzialmente nella sua rincorsa verso di noi! Lo stomaco di Mirko ogni tanto faceva qualche rumore di acque profonde che incontrano della lava vulcanica, ma per lui era tutto parte delle aspettative, e devo ammettere che se sarebbe salito il presidente degli stati uniti d’America su quel palco, non avrei fiatato, per quanto tutto l’insieme era preparato a perfezione.

Finalmente! Iniziarono le danze, i canti, uno spettacolo ipnotico, (dopo una breve introduzione di 40 minuti degno di una presunta candidatura presidenziale, o l’ingresso di Tyson al Madison Square Garden), il teatro esplose con gente elegante e ben disposta che cominciarono a cadere per terra come se sotto l’effetto di una mano invisibile che le colpiva. I Rolex d’oro ed i Patek Phillipe diamantati brillavano di luce propria insieme alle collane e gioielli sotto l’effetto delle luci psichedeliche, eternamente in cerca di qualche poveraccio per le telecamere da immortalare come se “toccato da Dio”… Un rullo di tamburi, un attimo di silenzio dove tutti si trattenevano il fiato, e poi l’apparizione dell’unto sul palco. La gente si scioglieva  in isteria e lacrime, tra un frastuono di inni sud Americani ed il marciare del apostolo su e giù dal palco seguito passo passo, parola per parola, da un interprete personale, messo in riga ogni tanto dall’eletto quando non riceveva, (per un solo istante), la risposta voluta dal pubblico.

Mirko era già per terra. Non sapevo se era svenuto per la fame, o se veramente era stato colpito da un super sputo spirituale dell’apostolo magnificato da mille ampere di microfono urlando rivelazione in spagnolo…

Neanche in tutti quegli anni passati da giovane al club “Hacienda” a Manchester avevo mai sperimentato un isteria del genere, (e noi ci facevamo di tutto quel periodo per arrivarci!)
Mai visto un condizionamento mentale e fisico in nome dell’aspettativa del “sopranaturale” concentrato in un unico posto come stavo sperimentando in quella sala.

Era tardi quando siamo rientrati in albergo. Mirko era uno straccio felice. Parlava ad intermittenza come se avesse la febbre oltre i 40, ma dopo aver divorato una bistecca, il colorito stava lentamente tornando al suo viso. “Son senza parole Sa”, mi borbottava, anche se dall’aereo a quel momento non aveva smesso di parlare, urlare e cantare… “davvero speciale!”

Il giorno dopo era uguale. Super concentrato ed avevano aggiunto anche altri amplificatori per l’audio.  Mi ero preparato comunque, portandomi dei pezzetti di carta igienica per le orecchie per fare da filtro, (Eliminare il frastuono era impossibile). Un altra cosa in aggiunta erano dei secchi bianchi in plastica alla fine di ogni fila. Il giorno prima c’erano solamente delle buste sulle sedie per raccogliere un offerta volontaria che chiamavano seme. Sono riuscito a capire che un modo per diventare benedetti, è di seminare i nostri soldi, perché poi con la raccolta, diventavano il doppio, il quadruplo, a volte anche per dieci volte tanto, e più si semina, più la benedizione ci si ritorna fruttuoso. Forse, qualcuno aveva dimenticato il portafogli il giorno prima, così il giorno successivo trovammo l’aggiunta dei secchi, per poter lanciare bene la semenza, ed investire nel regno del sopranaturale rivelato dall’apostolo. Era tutto molto affascinante.

Due giorni intensi. Quel intenso di una stazione “dell’underground” di Londra in una giornata di sciopero dei treni. Gente dappertutto, davanti, dietro, sopra il palco; qualcuno gridava al miracolo, sedie a rotelle che venivano spinte dai loro occupanti una volta inquilini, gente che non sentiva, e che poi capiva le parole dell’apostolo, gente a cui crescevano le arti, e testimonianze del pubblico per rafforzare tutto quello che stava succedendo. Tutto attorno a me, la gente cadeva appena sentiva quel colpo distinto dello sputo nel microfono, e la musica non si fermava, ma ci trasportava ad un altro piano di sensibilità e conoscenza.

“Io ho sedici camere da letto e tre piscine”, mi ammise un professionista durante la pausa pranzo in lacrime compunto nel cuore che voleva di più… “Io ho tre quarti di una vasca da bagno ”, gli risposi, “vale anche quello?” Non mi rispose. Non ero neanche ad un livello apprendista per i suoi gusti, e mi lasciò lì sbigottito senza capire il perché del mio “passo vip” al collo…

Mirko era esausto. Era già mezzo addormentato nel tassì che ci riportava all’aeroporto. Mentre la città mi scorreva accanto, con le sue luci e le sue strade, pensavo ai Salmi: “ Beato l’uomo che non cammina nel consiglio degli empi, non si ferma nella via dei peccatori e non si siede in compagnia degli schernitori, ma il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e sulla sua legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato lungo i rivi d’acqua, che dà il suo frutto nella sua stagione e le cui foglie non appassiscono; e tutto quello che fa prospererà”…
Prospererà… questa parola mi era entrato in testa ormai in questi due giorni di grande “show”. Il prosperare secondo il salmista non dipendeva da una semenza che un uomo semina. La prosperità che conoscevo io dipendeva dalla Parola, e dalla sua meditazione giorno e notte. Era la Parola ad avere un effetto su di me che non potevo spiegare, che nessuna luce, musica, filosofia o apostolo sud americano poteva mai rimpiazzare.

Guardavo Mirko. Sapevo che il Tassì l’avrei dovuto pagare io; oltre al suo ultimo euro, aveva  perfino  lanciato il suo braccialetto nel secchio… altro che semenza, era stata una scemenza, altro che piccolo dio, solo un esagerato e disperato “io”, ma non glielo avrei mai detto una cosa del genere; prima o poi avrebbe inciampato nella Parola di Dio, e o si sarebbe sfracellato com’era successo a me, o sarebbe stato schiacciato da essa…

Però, gli volevo sempre bene al mio amico super-naturale, che ci potevo fare, e per un attimo, solo per un istante, avevo incrociato lo sguardo ad un apostolo sud americano… che spettacolo…

Sander Steall

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