Il libro di Abacuc

Abacuc è uno dei dodici profeti minori dell’Antico Testamento, vissuto intorno al 605 a.C. 

Profetizzò la caduta del Regno di Giuda e la presa di Gerusalemme che ebbero luogo per mano dei Babilonesi nel 586 a.C.

A. Il profeta che interroga il suo Dio: 
Sulla decadenza morale del Regno di Giuda e sul perché Dio pare non dare risposta alla domanda del profeta: “fino a quando Signore? Fino a quando Tu potrai tollerare un tale decadimento sociale?”. Nel paese c’è violenza, iniquità, perversità, rapina, discordia e tutto questo è dovuto al fatto che la legge è depotenziata, ha perso il suo carattere normante; il diritto non si afferma, anzi è pervertito per il fatto che l’empio raggira il giusto.
Oggi noi siamo più preoccupati del default finanziario di una nazione come la nostra e alla quale siamo mandati; allora Abacuc lamentava il default morale e spirituale del Regno di Giuda, a cui era chiamato a profetare.
Dio non teme i perché dell’uomo, non è messo in crisi da essi. Dio come un padre non è intimorito e messo in discussione dai tanti perché del proprio figlio. Egli si lascia interrogare anche se non si sente in obbligo di dover rispondere. Il figlio che interpella il padre non lo fa per metterne in discussione il ruolo e l’autorità, ma proprio in ragione di essi. Il riconoscimento della responsabilità genitoriale passa anche dalle tante domande dei nostri figli lasciate inevase. E quando un padre evita i perché dei figlio, questi andranno altrove a cercare le risposte. Ci tranquillizza il fatto che li mandiamo a scuola, demandando a questa la nostra responsabilità. Ma non ci sono solo i perché dei nostri figli, ci sono quelli che ci pone nostra moglie o nostro marito, quelli che ci pone la società in cui viviamo. Anche ad essi non possiamo sottrarci.
Quella in Abacuc ci pare tanto una descrizione della nostra società, che anch’essa suscita domande e interrogativi che paiono inascoltati, senza una risposta e cadere nel vuoto. Abacuc pare essere il personaggio impersonato da Abbatantuono che grida VIULENZAAA!! Ma non perché ama fomentare violenza fuori e dentro lo stadio, quando la sua squadra del cuore perde. Il profeta Abacuc grida: VIOLENZA! per lo spettacolo indecente che è costretto a vedere. Una visione che gli diventa sempre più insopportabile.
Del resto quando la Parola del Signore si svuota della sua autorità le conseguenze sul piano sociale e relazionale non tardano a farsi sentire, la violenza dilaga nelle sue forme più esecrabili. Lo “spettacolo” della perversità non smette mai di andare in scena con le sue infinite repliche invece che indurre al pentimento genera supponenza. La società diventa una società litigiosa, con numeri impensabili di cause in corso, a tutto vantaggio di avvocati, che paiono non avere interesse a chiudere in breve tempo i contenziosi. Il diritto è così truccato e la giustizia aggirata a scapito delle categorie deboli. L’amministrazione della giustizia si fa lenta e farraginosa e sempre, come uscita di sicurezza, la prospettiva della prescrizione, dell’indulto pare una descrizione calzante lo stato dell’amministrazione della giustizia nel nostro paese! Eppure dov’è il grido e l’indignazione del popolo evangelico? Il giudizio di Abacuc sulla decadenza etica e spirituale della nostra non sarebbe affatto migliore.

B. Dio pare non rispondere:
Dinanzi ad un tale “spettacolo” dell’iniquità, il profeta esige una risposta da parte del suo Dio che pare non esserci. Quante volte, anche a colui che crede, Dio pare indifferente alle vicende umane, a quanto ha luogo sulla terra, che pure gli appartiene con tutti i suoi abitanti. Pare ad Abacuc che Dio rinunci al suo sacrosanto diritto di fare giustizia e di ripristinare il diritto, visto che entrambe gli appartengono. Infatti “Egli ama la giustizia e stabilisce il diritto” (Salmi 99).
È bastato un pronunciamento di un nostro ministro, Fontana, sulla famiglia per determinare una sollevazione del popolo arcobaleno e LGBT. Possiamo pensare che questo passi inosservato a Colui che “ha il suo trono nei cieli; i suoi occhi vedono, le sue pupille scrutano i figli degli uomini” ? (Salmi 11,4).
Abacuc non vuole credere che, diversamente da lui, Dio sia disposto a tollerare un tale sovvertimento del diritto e della giustizia. Il profeta pare chiedersi: “Può essere mai che ciò che io, uomo, non tollero, Dio tre volte santo pare sia disposto a tollerare?”. 
Le sue domande sono retoriche. Perché la verità non sta in ciò che appare, ma in ciò che Dio è. Anche quando l’evidenza sembra smentire la verità, questa alla fine si affermerà. Questa sarà l’esperienza del profeta e questa è anche la nostra di esperienza se siamo disposti ad attendere la risposta di Dio.

C. Infatti la risposta di Dio non tarderà a farsi sentire:
Perché è giunto il tempo del giudizio divino sul suo popolo che sa dare un così basso spettacolo di sé. Del resto, fintanto che la legge del Signore è aggirata, pervertita, privata della sua autorità normativa, non c’è alcuna speranza di riscatto per l’umanità.
La risposta di Dio non si farà attendere ed è stupefacente. 
Al salmista (ma non è l’unico) che si fa la stessa domanda: “fino a quando gli empi trionferanno?” ecco la risposta di Dio: “Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode? Colui che ha formato l’occhio forse non vede? (Salmi 94).
Si tratta di un’opera che Dio sta per fare “fra le nazioni” e che ha dell’incredibile. Dio sta mettendo in atto il suo disegno nei confronti del popolo di Giuda. Questo a motivo del suo peccato, cadrà nelle mani di una nazione potente e autoreferente (Isaia 47,8 “Io, e nessun altro all’infuori di me”). 
Una nazione però che non è migliore di Giuda, dal momento che ci viene descritta come “crudele e impetuosa, un popolo terribile e spaventoso“; una nazione che si fa forte del suo arsenale e dei suoi eserciti che paiono invincibili e dalla forza inarrestabile. Giuda a confronto è paragonato ad un pesciolino preso all’amo dai Caldei che per questo rendono il loro culto al loro arsenale di guerra e fanno della loro forza il loro dio.
Lo Spirito dei Babilonesi non è forse ancora oggi presente sullo scacchiere geopolitico mondiale? Quanto sfoggio di potenza militare per impaurire e far desistere potenziali nemici! Lo Spirito del Signore è quello che si impone con l’amore! Amore che non significa tolleranza del peccato, ma giudizio sul peccato nella persona di Gesù Cristo il Salvatore.

D. Dinanzi ad una simile prospettiva: 

Il profeta non si ribella, ma l’accetta come il segno del giusto castigo di Dio sul suo popolo ribelle e peccatore e nel fare questo Abacuc muove dall’affermazione che il Signore ha tutto il diritto di agire così nei riguardi del suo popolo perché egli è un Dio santo. Si tratta di un castigo per un tempo (settanta anni), che però non segnerà la fine del Suo popolo: “Noi non moriremo!” è la certezza del profeta, che si fonda sulla natura santa e giusta del suo Dio.
Il popolo dei Caldei, per quanto strumento nelle mani di Dio del suo giusto giudizio su Giuda, si è reso anch’esso “colpevole” a motivo della sua idolatria autoreferenziale, per aver fatto della sua forza il suo dio. E la domanda retorica di Abacuc alla fine del primo capitolo: “Dovrà forse per questo continuare a vuotare la sua rete e a massacrare le nazioni senza pietà?” (Abacuc 1,17), lascia intendere che il popolo babilonese da oggetto del castigo di Dio sarà reso soggetto al castigo di Dio. Questi non potrà continuare per sempre nella sua azione devastatrice infatti a sua volta sarà sconfitto per sempre e in modo definitivo dall’impero dei Medi e dei Persiani. (Daniele capitolo 5; Isaia capitolo 47; in particolare Geremia 25:12-14 “Quando però saranno compiuti settant’anni, io punirò il re di Babilonia e quella nazione, il paese dei Caldei, dice l’Eterno, a motivo della loro iniquità, e lo ridurrò a una desolazione perpetua. Così farò venire su quel paese tutte le cose che ho pronunciato contro di esso, tutto ciò che è scritto in questo libro e che Geremia ha profetizzato contro tutte le nazioni. Infatti molte nazioni e re potenti ridurranno in servitù i Caldei stessi e li ripagherò secondo le loro azioni e secondo l’opera delle loro mani).

Abacuc è un uomo che, a fronte di una situazione del tutto segnata dalla ribellione del suo popolo, interroga il suo Dio che ha lui pare indifferente alla situazione nonostante Egli sia il Signore santo e giusto. Abacuc si chiede quanto durerà tutto questo, anche se esprime una fiducia di fondo in Dio e nel suo intervento, che avrà luogo per mano del popolo dei Caldei i quali però a loro volta sono destinati alla distruzione.

Luisa Lanzarotta | Notizecristiane.com


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