Il fisico Meissner: «le leggi universali sono un indizio di Dio»

Krzysztof-MeissnerTutti sanno quanto il celebre fisico Albert Einstein fosse affascinato dalle leggi universali e dall’ordine del cosmo, tanto che in tutto questo scorgeva l’opera di uno “Spirito infinitamente superiore”, come amava dire lui. «In considerazione di tale armonia nel cosmo»aggiungeva,«che io, con la mia mente umana limitata sono in grado di riconoscere, ci sono ancora persone che dicono che Dio non esiste. Ma ciò che veramente mi fa più arrabbiare è che mi citano a sostegno di tali opinioni».

La posizione di Einstein è riflessa certamente nelle parole di Krzysztof Meissner, docente di fisica teorica all’Università di Varsavia e uno dei massimi studiosi di fisica delle particelle in Europa. Meissner ha lavorato nei più importanti centri di ricerca al mondo e attualmente sta lavorando ad una versione “allargata” della teoria standard dell’universo, alla ricerca di una seconda «particella di Dio», dopo il Bosone di Higgs. In questi giorni ha partecipato al “Cortile del dialogo” a Varsavia, organizzato dall’arcidiocesi con il patrocinio del Pontificio Consiglio della cultura.

In una recente intervista, alla domanda sulla differenza tra uno scienziato ateo e uno credente, il cristiano Meissner non ha risposto denigrando chi non crede, come invece ci hanno abituato i militanti miscredenti che si occupano di scienza come Dawkins o Odifreddi. Ha semplicemente spiegato che di differenze, «nel modo di fare ricerca, nessuna. Entrambi usano gli stessi mezzi, usano la stessa matematica. La differenza è nell’approccio al risultato finale. Le leggi che governano l’universo si rivelano sempre semplici, eleganti, con un che di perfetto nella loro essenza. Se uno non crede in Dio constata questa perfezione e si ferma lì. Se uno è credente non può non vedervi un riflesso della perfezione di Dio. Quello che cambia è insomma il significato attribuito alle scoperte, l’ottica con cui le possiamo guardare e apprezzare».

A 52 anni, dopo una vita spesa per la fisica Meissner è ancora affascinato dalle leggi universali, «leggi che sono appunto semplici, eleganti, perfette, a cui rispondono tutte le cose. Un universo sorto dal casodovrebbe essere caotico. Se ci fossero delle leggi non potrebbero essere universali nel tempo e nello spazio. Potrebbe esserci una certa misura di correlazione fra la cose, non di più. La presenza di leggi universali, che è la condizione di possibilità della ricerca scientifica, leggi che non cambiano dal lunedì al mercoledì, è qualcosa di stupefacente, che non smette di sorprendermi dopo tanti anni. La considero più che un indizio, direi quasi una prova della presenza di una realtà trascendente, del fatto che c’è qualcosa di più grande del mondo in cui viviamo. Cosa sia questa trascendenza, se sia un Dio personale o una divinità panteistica, è un quesito per rispondere al quale abbiamo bisogno della fede. Ma, ripeto, che ci sia una dimensione che trascende il nostro mondo, per me come scienziato è evidente».

Bisogna però stare attenti, avverte, a non «tirare in ballo l’intervento divino per colmare le lacune della nostra conoscenza. Ma una cosa va detta. Fino alla fine del XIX secolo è stata dominante una visione della scienza, originatasi anche per influsso della Rivoluzione francese, fortemente deterministica […]. Un determinismo che riguardava anche l’uomo. Ogni fenomeno era ritenuto spiegabile e prevedibile. La fisica quantistica ha spezzato le catene di questo determinismo duro e semplicistico e ha reso il mondo più interessante. Si può dire che abbia anche ricreato le condizioni per riflettere sull’altro grande mistero che, secondo me, spinge a considerare l’esistenza di una realtà trascendente e che sfugge al determinismo, il libero arbitrio dell’uomo».

Un’altra avvertenza di cui occorre fare tesoro per noi credenti è l’approccio al Big Bang che non va confuso con la Genesi di cui parla la Bibbia: «Prima di tutto perché non sappiamo se il Big Bang sia realmente esistito, o meglio: i nostri strumenti di fisica teorica ci permettono di capire l’universo solo fino a un certo punto di densità, oltre al quale non possono esserci più di aiuto. Può esserci stato un punto zero, un inizio di tutto, ma non possiamo escludere, andando a ritroso, di entrare in una sorta di tempo negativo, oltre il punto zero. Ho sempre considerato quindi azzardato mettere in parallelo il Big Bang e la Genesi. Anche i credenti non dovrebbero mai dimenticare che la Bibbia è una verità rivelata sulla relazione tra l’uomo e Dio, non su quella tra l’uomo e la realtà materiale».

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