La Bibbia è una continua e progressiva rivelazione del piano di Dio in favore dell’umanità.
Dalla caduta di Adamo alla successiva corruzione del genere umano (non per colpa di Adamo, ma per propria responsabile separazione – per via della stessa sostanza che fece cadere Adamo, ossia il peccato -), corruzione che non ha cessato di manifestarsi per mezzo dei mali commessi dagli uomini di ogni e poca e luogo, la Bibbia indica i segni, gli interventi e la costante opera di Dio, intesa a parlare all’uomo perché questi si converta dalle proprie vie (malvagie) per riorientarsi verso la voce e il consiglio di Dio e, dunque, per tornare a Lui.
Dall’inizio della creazione alla fine dell’umanità (che coinciderà con la seconda venuta di Cristo, quando egli instaurerà il regno di Dio) la Bibbia annuncia e rivela la volontà di redimere l’umanità che si è corrotta, poiché sedotta dal male.
E’ Dio che in vari modi ha da sempre cercato di riportare l’uomo a Sé.
Se la parola religione indica il ‘ri-legare’ l’uomo a Dio, questo ha origine non nell’intenzione dell’uomo di rilegarsi a Dio, ma nella volontà di Dio di riportarlo a Sé.
E questo rispecchia quanto, infatti, detto dal Signore Gesù: “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi “ !
E’ importante comprendere, insomma, che è Dio che inizia l’opera di attrazione a Sé dopo che il diavolo, seducendo l’uomo, lo tratto (con inganno) a sé.
Tutta la Bibbia è la presentazione di quest’opera di recupero e redenzione da parte di Dio nei confronti dell’uomo.
Ecco perché il versetto di Giovanni 3: 16 viene definito da molti (a ragione) il cuore della Bibbia: “Dio ha tanto amato il mondo che ha donato il suo unico Figlio, affinchè chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna”.
In queste parole, infatti, è racchiusa l’essenza del messaggio cristiano. E non solo. Infatti in tali parole si racchiude tutto il piano di Dio, in vista della redenzione del genere umano.
In effetti come dice ancora la Bibbia nei primi due versetti del primo capitolo della lettera agli Ebrei (: “ Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi”).
Così vediamo che entrambi le parti della Bibbia, la prima alleanza (la Legge) e la seconda alleanza (il vangelo della grazia), si collegano e si amalgamano nei modi e nelle maniere sempre scelte e decise da Dio (la Legge e la Grazia) al fine comune di parlare al cuore dell’uomo per ricondurlo a Sé.
E la necessità del passaggio dalla Legge alla Grazia, ossia del primo modo di intervenire nella scena umana del mondo da parte di Dio (la Legge e il costante monito dei profeti agli uomini affinchè questi abbandonassero le proprie malvagità) al suo secondo modo e proposito (la grazia, per perdonare coloro che tramite la Legge avevano sempre errato e sempre avrebbero continuato ad errare), è una decisione che Dio ha deciso di prendere, considerato che mediante il primo patto della Legge (che Egli voleva instaurare con la sua creatura decaduta) l’uomo non avrebbe mai, da solo, potuto né corrispondere alla volontà e all’immagine di Dio né avrebbe neanche potuto redimersi (dalle proprie continue trasgressioni della Legge di Dio).
Per questo Dio stesso ha concepito il piano della Grazia, come supplementare a quello della Legge.
La Legge fu come un sistema per mettere alla prova l’uomo: un sistema per mezzo del quale Dio voleva mostrare all’uomo da un lato la Sua stessa santità (infatti, come dice l’apostolo Paolo, “la Legge è santa”), ma, dall’altro l’incapacità dell’uomo di metterla in pratica.
Infatti la Legge di Dio, essendo santa, non può essere messa in pratica dall’uomo, la cui natura si è corrotta, ossia guastata a causa del peccato!
L’uomo potrebbe sforzarsi all’infinito (nel cercare di mettere in pratica la Legge, ovvero l’insieme di prescrizioni e precetti di cui essa è composta), ma mai arriverebbe a corrispondere alla richiesta di Dio: “Siate santi, perché io l’Eterno sono santo”.
Se l’uomo potesse adempiere a tale richiesta dimostrerebbe, da sé, di poter essere come Dio; ovvero di poter essere, da sé, come Dio vuole che sia: santo come Lui!
Ma nonostante gli sforzi di tutti gli uomini di tutti i tempi, tale meta non è mai stata raggiunta.
Per questo leggiamo nel Nuovo Testamento (ossia nella nuova economia della Grazia – secondo cui Dio offre all’uomo la possibilità di essere salvato (non di auto salvarsi), non per i propri meriti o sforzi, ma, appunto, per la grazia (ossia per il favore immeritato di Dio) che “Giustificati, dunque, per fede, abbiamo pace con Dio” (Romani 5: 1).
È la fede (nell’opera di Dio) che ci può rendere giusti (poiché giustificati da Dio stesso) ai suoi occhi.
E in tutto questo il merito dov’è? Nell’uomo?
No tutto il Nuovo Testamento annuncia l’opera della salvezza da parte di Dio (“Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio, affinché….”).
Questa è e qui sta l’essenza dell’annuncio biblico della salvezza: che, cioè, sia che si parli dell’Antico Testamento (ovvero della prima forma – o tentativo – dell’Alleanza tra Dio e l’uomo, alleanza promossa e promessa su iniziativa di Dio e proposta all’uomo da Lui (con l’incessante invito da parte Sua all’indirizzo degli uomini – “Tornate a me” -) sia che si parli del Nuovo Testamento (ovvero della seconda Alleanza – basata sulla Grazia, poiché fondata sull’opera esclusiva di salvezza operata da Dio tramite Cristo -), l’azione della salvezza parte sempre da Dio.
All’azione promossa e promessa della salvezza da parte di Dio l’uomo può (e deve) semplicemente rispondere.
La salvezza dell’anima, quindi, è un affare che parte da Dio ed è da Lui concepito e amministrato; secondo le forme che Lui (come abbiamo detto) ha pensato e realizzato (passando dalla Legge alla Grazia).
Di chi è dunque il merito o il vanto in tutto ciò ? Dell’uomo?!
Allora perché molti pensano che la salvezza sia qualcosa di delegabile a un uomo?!
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3: 23).
Si, tutti hanno peccato. Nessuno è degno (o all’altezza della gloria di Dio).
Tutto torna. La salvezza è il piano di Dio per riportare l’uomo a Sé. Un piano non solo concepito, ma anche realizzato da Dio stesso.
E con ciò si accordano le parole dell’apostolo, che dicono: “Colui che ha iniziato in voi un’opera buona (quella dell’attrarvi alla salvezza) la porterà a compimento”.
Dio dunque è Colui che inizia e completa anche l’opera della salvezza nell’uomo.
Dov’è dunque in tutto questo piano e in tutta questa opera la parte dell’uomo ? E’ essa centrale? Nient’affatto.
Se così fosse la gloria andrebbe all’uomo, in quanto questi sarebbe in qualche maniera ed in qualche misura l’artefice della propria redenzione.
Ma la gloria di Dio, come dimostra e spiega il Nuoto Testamento, sta proprio nel fatto che Dio salva, ovvero che rende giusti dei peccatori, il cui destino – se non fosse per la misericordia di Dio – sarebbe già segnato.
“Il salario del peccato è la morte” (ricorda l’apostolo Paolo) “ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6: 23).
La verità che la parola di Dio ci mette dunque davanti è che il ruolo dell’uomo in questo “affare” (che si chiama salvezza) è del tutto marginale.
Alla luce di questo (ossia della verità della parola di Dio), come si fa a pensare che vi possa essere qualche uomo che si pensi possa gestire tutto ciò, quando abbiamo visto che la salvezza è stata concepita e partorita da Dio e realizzata per mezzo della venuta di Cristo sulla terra?!
Perché dico questo? Perché, purtroppo, molti “cristiani” sono ancora sedotti da questa vile menzogna. Purtroppo molti credono nell’uomo; in un uomo, come se questi avesse un ‘potere particolare’.
O di quale ramo deviato del cristianesimo si può parlare quando si dice che in esso molti, purtroppo, si lasciano ingannare da una simile eresia?
In quale ramo del “cristianesimo” si crede che un uomo abbia dei particolari meriti da poter assurgere al ruolo di capo delle ‘cose di Dio’?
Beh, penso che la risposta sia palese.
Non voglio neanche commentare una simile aberrazione. Infatti la Bibbia dice “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”.
Io (e spero anche voi) non voglio essere maledetto per il fatto di porre la mia fiducia in un uomo. La fiducia va data solo a Dio. E’ in Lui che bisogna confidare (neanche su se stessi) per ottenere e ricevere la salvezza.
Ecco perché tutti coloro che ripongono la propria fede in Dio, sono benedetti col fedele Abramo, il quale credette (in Dio) e ciò gli fu messo in conto di giustizia e al quale fu detto (da parte di Dio) “In te – ossia in coloro che faranno come te – saranno benedette tutte le nazioni”.
Questo è il filo rosso che collega tutte le parti della Bibbia e, dunque, anche tutta la storia della salvezza da parte di Dio in ogni tempo.
Confidate in Dio e non nell’uomo.
La religione (anche se si fa definire “cristiana”) che invita a confidare in un uomo (che arroga a sé delle pretese che contraddicono tutto quanto abbiamo detto ed esposto, prendendolo dal quadro che la Bibbia ci mette davanti, per ricordarci l’Opera di Dio) è una deviazione dalla via “antica” che ci ha mostrato sin dall’inizio il Signore.
Non vi fate dunque né deviare né turbare dalle cose che sono scritte (per il nostro ammaestramento).
Così come, infatti, i Magi, seguendo la ’stella’, arrivarono al Salvatore, anche noi seguendo la stella e la bussola della Parola non saremo deviati (dai falsi e seduttivi insegnamenti degli uomini) e potremo anche noi arrivare al Salvatore, il quale dice:
- Se osservate la mia parola conoscerete la verità e la verità (che è il Signore) vi farà liberi;
- Non chiamate nessuno sulla terra vostro Padre, poiché Uno solo è il vostro Padre (che è nei cieli) e non chiamate nessuno sulla terra vostro Maestro né guida, poiché Uno solo è il vostro Maestro”.
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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