Il caso di Voghera, dove un’infermiera ha rifiutato di aiutare due ragazze che avevano bisogno della pillola del giorno dopo.
A Voghera, in provincia di Pavia, due ragazze, in due momenti diversi, hanno richiesto la pillola del giorno dopo ma sono state respinte da un’infermiera che ha rifiutato di aiutarle. Dopo che un medico ha scoperto l’accaduto, è stata aperta un’inchiesta. Abbiamo chiesto un commento a Gigliola Belforte, medico e membro della Commissione Bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi.
Come leggiamo la notizia?
«La situazione è grave, se partiamo dal principio che in tutti i casi la persona che presta aiuto nella propria professione deve avere un approccio non giudicante; deve essere in ascolto e mettere al centro del rapporto la persona da curare e da accudire. Non permettere di accedere nemmeno alla valutazione dell’opportunità della cura è molto grave: i consigli non richiesti sono comunque una forma di violenza che può procurare un grosso trauma alle persone, ed è un comportamento di non ascolto».
Si riaprirà il dibattito sull’obiezione di coscienza?
«Obiettare è il sottrarsi ad una situazione che va contro la mia etica; ma non posso togliere al mio prossimo la possibilità di fare scelte che sono un diritto. L’obiezione di coscienza, in particolare sull’interruzione volontaria di gravidanza o sulla contraccezione, non deve impedire l’accesso alle cure. Questo è un grosso punto che sappiamo ancora presente nel nostro paese. Nella mia esperienza, per esempio, pur avendo dei colleghi obiettori, l’accesso alle terapie è sempre stato possibile. Questo ovviamente dipende dal contesto lavorativo».
Ma se si rallenta l’accesso alle cure, è etico fare comunque la scelta dell’obiezione di coscienza?
«Nel caso dell’interruzione volontaria di gravidanza, il ginecologo, lo strumentista e l’anestesista hanno il diritto di sottrarsi, ma devono fare tutto quello che è in loro potere (e dovere) per creare le condizioni affinché la paziente sia assistita da qualcun altro. Tutto quello che c’è di contorno, come gli infermieri che si rifiutano di accompagnare in barella la persona fino alla sala operatoria, è inconcepibile».
Matteo De Fazio
Tratto da: http://www.riforma.it/
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