“Ma scusa”, (mi veniva sempre chiesto), “a quale gruppo appartieni? A che denominazione fai riferimento? Di che pasta sei fatto?”
Quando un bambino guarda due genitori o più adulti in mezzo ad una discussione animata, non vede ne il punto di vista di uno, ne dell’altro. Non apprezza la retorica difensiva dell’uno, ne l’attacco furioso e poco eloquente dell’altro. Quando il nonno ribadisce che la vigna va potata in tale maniera mentre lo zio ribadisce che c’è da sradicare tutto, il bambino vede solo due persone fidate e care che bisticciano animatamente per una vigna…
“Io sono un Big Horn delle Montagne Rocciose” rispondo precisamente quando qualcuno mi vuole associare in una determinata scatola teologica denominazionale, “ ci sono tanti tipi di pecora”, ribadisco, (specie quando chi mi chiede fa una faccia un po confusa perché non riesce ad abbinare la descrizione data ad una specifica denominazione), “ e questo tipo di pecora vive sulle pasture alte di una catena di montagne che si spostano di continuo, avendo delle corna ed una corporatura robusta per la difesa e per poter pascolare ed arrampicare in un ambiente rude e aspro, su terreni impervi ed accidentati.”
Quando leggo la Bibbia, non trovo neanche un volta menzionato la ripartizione di pensiero denominazionale tra i credenti della prima chiesa che invece distingue il cristianesimo di oggi. Leggo invece che certuni si schieravano con qualcuno contro altri, (vediamo l’esempio di Paolo con Apollo, 1 Corinzi. 3:4-7, oppure le differenze tra Pietro e Paolo, 2 Pietro 3:16, oppure Paolo e Barnaba che dissentivano con alcuni che venivano dalla Giudea, Atti 15:1).
“Non ho capito!” (di solito è la risposta che ricevo riguardo a ciò che penso sulle pecore), così provo a spiegare un po la cosa…
“Ci sono tanti tipi di pecore; pecore da lana, (in Scozia), pecore da latte e formaggio, (in Sardegna), pecore che vivono nelle pasture lussureggianti delle valli, ed altre che ruminano nel asprezza del deserto e delle montagne rocciose. La Bibbia parla solamente di due categorie di persone, le pecore, e le capre. A volte si assomigliano, (specie quelle con le corna e che si arrampicano in montagna), ma la differenza è nel DNA, come per l’uomo e la donna, non esiste la via di mezzo, il metà e metà, (il trans, anche se alcuni credono di esserlo). O sei uomo o sei donna, e per la Bibbia, o sei pecora, o sei capra” (Matteo 25:31-46)…
La Bibbia dichiara che Gesù è il Buon Pastore, e: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono”, (Giovanni 10:11,14,27). Le pecore sanno anche che Gesù è La Porta dell’ovile, vrs 10:7,9 mentre Dio Padre è il Portinaio, (colui che apre e chiude la Porta, vrs 3), e tutto il gregge canta il loro inno nazionale del salmo 23 alla gloria del loro Dio.
Quando Gesù dichiara che vi riconosceranno che siete MIEI DISCEPOLI, non dice “per via della vostra dottrina”, oppure “per via della vostra santità”, ma dice: PER L’AMORE CHE AVETE GLI UNI PER GLI ALTRI! (in fondo, la dottrina di Cristo e la santificazione in Lui, sono una conseguenza (facente parte), del grande comandamento che ci ha lasciato. A volte siamo così concentrati su i particolari della lancetta della benzina che segna vuoto, o la stazione alla radio che non riesce a sintonizzarsi, che neanche notiamo che la macchina sta per volare giù in un burrone…
Tutti amano gli agnellini. Degli amici Americani hanno vissuto un periodo in Sardegna. Si sono innamorati dell’idea di alveare un agnello in casa il mese prima di pasqua. Contattato il pastore, comprato l’agnello, messogli il pannolino, lo facevano girare per tutta la casa tra un biberon e bagnetti alla menta. ‘Melody’ cresceva e ingrassava. Arrivata la pasqua, nessuno aveva il coraggio di immolare ‘Melody’, al che, l’hanno regalato di nuovo al pastore. Penso che qualcuno abbia mangiato un ottimo agnello al sapore di ‘milkshake’ e frappè quella pasqua… C’è solamente un Buon Patore.
Un agnello quando nasce in un gregge non sa molto. Conosce i genitori e gli anziani di un gregge e pian pianino riconosce la voce del pastore, colui che lo ha pulito e curato appena venuto al mondo. Un agnello non conosce invece le altre realtà di pasture, di greggi che non l’assomigliano affatto, e per dire il vero, neanche ci pensa.
Quando il Pastore ammonisce le pecore dicendogli: “chiunque riceve un piccolo agnello come questo in nome mio, riceve me. Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare”… (Matteo 18:5,6), ci dovrebbe fare chiedere una domanda importantissima: “E’ più importante ciò che il gregge a cui appartengo pensa, o è più importante ciò che pensa il Buon Pastore di questo piccolo agnellino?”…
A volte siamo così presi nel far valere le virtù della gastronomia della nostra pastura, la purezza e cura della nostra lana, il sapore e la qualità del latte e formaggio che produciamo, che non ci accorgiamo dell’agnellino vicino a noi che mangia quello che ha davanti, segue coloro che conosce, e non sa la differenza tra latte e formaggio perché ancora non ne ha prodotto un goccio, ma è solamente occupatissimo a saltellare per la prateria felice come una giornata di sole a luglio…
Il Signore parla in maniera forte attraverso il profeta Ezechiele ai greggi: Quanto a voi, o gregge mio», così dice il Signore, l’Eterno, «ecco, io giudicherò tra bestiame e bestiame, tra montoni e capri… In mezzo ai montoni, (pecora maschio), ci s’intrufolano dei capri, (capra maschio), si assomigliano per le corna, ma non sono la stessa famiglia… (Ez.33:17)…
(Vers:18-22): Vi pare piccola cosa il pascolare nel buon pascolo e poi pestare con i piedi ciò che rimane del vostro pascolo, o bere acque limpide e poi intorbidire con i piedi quel che resta? Così il mio gregge deve mangiare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e devono bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidito». Perciò così dice loro il Signore, l’Eterno: «Ecco, io stesso giudicherò fra il bestiame grasso ed il bestiame magro. Poiché voi avete spinto con il fianco e con la spalla e avete dato cornate a tutte quelle deboli e malate fino a disperderle in giro, io salverò il mio gregge e non diventeranno più una preda, e giudicherò fra bestiame e bestiame…
Anche ai servi pastori (infedeli), il Signore avverte nello stesso passo di Scrittura: vrs 6: Le mie pecore vanno errando per tutti i monti e su ogni alto colle; sì, il mio gregge è state disperso su tutta la faccia del paese, e nessuno è andato in cerca di loro, o ne ha avuto cura». (vrs:11): Poiché così dice il Signore, l’Eterno: «Ecco, io stesso andrò in cerca delle mie pecore e ne avrò cura. (vrs:15,16): Io stesso pascerò il mio gregge e le farò riposare», dice il Signore, l’Eterno. «Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata ma distruggerò la grassa e la forte; le darò da mangiare con giudizio…
Il Signore porta le pecore dove vuole Lui, e le pecore seguono. La protezione delle pecore, non è il loro ambiente, sia che sono praterie di erba nelle valli accanto a fiumi d’acqua, sia che sono pasture nascoste e difficili da raggiungere sopra montagne aspre ed impervie, la nostra sicurezza sono nel bastone e la verga del Buon Pastore…
Quando una pecora si chiede: “cos’è meglio, vallata o montagna, erba lussureggiante o ciuffetti secchi e sparpagliati, Gesù mette un agnellino in mezzo al gregge e dice: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli, (Matteo 18:3). Non importa l’ambiente dove pascoli, non importa la pastura, perché il Buon Pastore porta le pecore la dove è necessario che vadino per crescere come vuole Lui, e per il motivo prestabilito che ha per ogni pecora e gregge.
Con l’arrivo di internet, ogni pecorella ha la possibilità di vedere selfie e pensieri di altri che non ha mai conosciuto. Oggi siamo bombardati da chi dice il pascolo in montagna è 10 volte meglio di quella a valle e vice versa. Oggi degli agnellini sono esposti ai montoni di montagna solitari e fieri come leoni su cucuzzoli di roccia annusando il vento, e viene naturale paragonarli al loro stesso gregge tutto raggruppato come un batuffoletto di lana all’ombra dell’unica quercia per chilometri…
In tutto questo però, la voce del Buon Pastore ci rassicura e ci guida. Non dobbiamo aver timore di pecore che non abbiamo mai visto, di lana come i capelli “Afro” di un giamaicano, quando noi invece non ne abbiamo, o di pecore che mangiano anche le pietre per riuscire ad avere un boccone di un ciuffetto d’erba di montagna, quando noi siamo abituati a mangiare coricati in mezzo ad un morbido velluto verde. Non dobbiamo paragonarci quando uno produce latte e formaggio pecorino a chili, mentre un altro magari no.
Dobbiamo imparare che esistono varie realtà e greggi di pecore che non ci assomigliano per niente. Quello che ci accomuna invece , è il DNA, il sangue, il fatto che siamo pecore, e Colui che ha il controllo delle Sue pecore è il Buon Pastore.
Così impariamo a seguire il nostro Buon Pastore con le orecchie di una pecora anziana, (che conosce i sentieri antichi), ma attraverso gli occhi di un agnellino saltellante nella prateria, (un fanciullo), perché come dice Gesù: Chi dunque si umilierà come questo piccolo fanciullo, sarà il più grande nel regno dei cieli… (Matteo 18:4).
Sander Steall Notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook