Il Console dà i numeri agli Emiri, ma dimentica quelli dell’export di armi

que-paisage-fue-del-elicoptoroIn vista dell’arrivo a Dubai (Emirati Arabi Uniti – UAE) del gruppo navale Cavour per il Tour commerciale-militare-umanitario, il console Giovanni Favilli ha convocato una conferenza stampa. E ha sciorinato i numeri dell’import-export tra Italia e Emirati. Cifre non proprio incoraggianti visto che – come ha evidenziato il console – nei primi nove mesi del 2013 le esportazioni dall’UAE verso l’Italia sono cresciute del 127%mentre quelle tra il nostro paese e gli Emirati hanno registrato solo un misero incremento del 3,7%. Le esportazioni italiane verso l’UAE sommano infatti a circa 4,16 miliardi di euro mentre nel medesimo periodo dello scorso anno erano di circa 4,02 miliardi. Comunque la bilancia dell’import-export tra Italia e UAE è ancora a nostro favore visto che dall’UAE importiamo per soli 1,13 miliardi di euro.

Dai resoconti della stampa locale si apprende che il maggior incremento di esportazionidagli Emirati all’Italia è dovuto soprattutto a “navi e vascelli”: si tratta di circa 575 milioni di euro, a fronte dei 173 milioni di euro esportati dall’Italia (non è scritto nell’articolo, ve lo dico io). Che vuol dire che il nostro “paese di navigatori” importa più navi e scafi di quelli che esporta agli Emirati.

L’Italia, invece esporta verso le monarchie degli Emirati soprattutto “gioielli”: si tratta di quasi 943 milioni di euro, in forte crescita rispetto ai primi nove mesi dell’anno scorso quando superavano di poco i 696 milioni. In drastico calo invece le esportazioni di “macchinari”: dai quasi 808 milioni di euro del 2012 a meno di 550 milioni dell’anno in corso.

Insomma, un gran numero di cifre e dati. Il console Favilli si è però dimenticato di segnalare una voce non proprio secondaria visto che rappresenta il maggior incremento di esportazioni dall’Italia verso gli Emirati: quella che riguarda “armi e munizioni”. Il database del commercio estero dell’Istat (lo stesso da cui il console ha preso i dati) riporta infatti che le esportazioni di “armi e munizioni” sono passate da €18.746.063 del periodo gennaio-settembre 2012 a €158.911.197 dello stesso periodo 2013: l’incremento è del 747,7%! E anche tenendo conto delle possibili sfasature mensili, i dati annuali dell’export di “armi e munizioni” dall’Italia verso gli Emirati sono i seguenti: nell’anno 2011 erano €15.334.539, nel 2012 sono saliti a €58.789.371 e – come detto – nei soli primi 9 mesi del 2013 hanno toccato il picco di €158.911.197.

Sono cifre che non andrebbero sottovalutate se si vuole fare una seria riflessione sull’import-export. E che riguardano, per lo più “armi comuni” e soprattutto “munizionamento e materiali militari”: dei 158 milioni di euro esportati nel 2013, più di 130 milioni sono stati esportati dalle ditte armiere di La Spezia, oltre 12,7 milioni da quelle di Trieste e quasi 11 milioni da quelle di Livorno.

Ma si tratta di cifre sulle quali il console ha preferito sorvolare. Anche perché, se le avesse menzionate, avrebbe rischiato di attirare l’attenzione della stampa locale su un fatto non proprio irrilevante. Nei giorni scorsi – come riporta il Corriere della Sera – la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un’inchiesta sulla fornitura da parte di Fincantieri di alcune navi militari agli Emirati Arabi Uniti e su un analogo appalto con la Libia, non andato a buon fine nel 2009 a causa della rivolta che ha scalzato il regime di Gheddafi. L’ennesima inchiesta che riguarda l’export di sistemi militari dopo quella, per le forniture di elicotteri militari all’India: inchiesta tuttora in corso – come riporta la Reuters – e con risvolti sempre più avvincenti.

Delle esportazioni di sistemi militari verso gli Emirati Arabi Uniti (di cui ho dato puntualmente notizia su Unimondo in diversi articoli) avrebbe potuto parlare la Marina Militare visto che principalmente si tratta di corvette, pattugliatori e altre navi. Con singolare tempestività (dopo 10 giorni!) la Marina ha invece inteso informarci oggi del primo avvicendamento tra le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana a bordo della flotta Cavour. Cos’abbiano fatto di specifico sulla nave non è dato di sapere, ma è certo che sono state “attive, dinamiche, disponibili, instancabili e pronte a fornire ogni forma di supporto a chiunque ne avesse avuto bisogno”.

Per sapere cosa davvero succede è meglio informarsi sulla pagina facebook “Controlliamo il tour della Cavour”. Passate parola!

Giorgio Beretta

Fonte: http://www.unimondo.org/

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