Siamo ormai giunti ad un numero esorbitante di volte in cui ci troviamo a dover ribadire l’ovvio: che il concepito di un essere umano fa parte della specie umana e di conseguenza è un essere umano a sua volta. Ciò esclude automaticamente le categorie “alieno”, “fata”, “parassita”, “tumore”. L’approccio del mondo pro-choice ha un nome ben preciso: riduzionismo. Si riduce cioè l’essenza di qualcosa o qualcuno ad un suo componente fisico. Nella fattispecie il concepito che è ontologicamente un essere umano, viene ridotto alla sua componente biologica cellulare (quindi il famoso “grumo di cellule”). Nel caso in cui invece non si possa far più riferimento al fantomatico grumo, si ricorre alla riduzione dell’essere umano alla sua facoltà di pensare, usando quella fallacia filosofica cartesiana secondo cui “cogito ergo sum”. Semmai è vero il contrario: “Sum ergo cogito”. Il presupposto del pensiero, della mia capacità di relazione, della mia coscienza è l’esistenza! Se non fossi nulla, nessuna di queste capacità potrebbe emergere (un sasso non pensa, non si relaziona e MAI potrà farlo, perché la sua natura non è umana).
Passiamo ora ad un altro errore logico del mondo pro-choice: “se non posso vedere, se non trovo evidenze di qualcosa allora quel qualcosa non esiste”. Nella fattispecie tale “argomentazione” viene addotta quando si parla della capacità del concepito di percepire, comunicare e relazionarsi. Vi facciamo dunque una domanda: se un organista ha l’intrinseca capacità di suonare, ma non ha un organo con cui mostrarla all’esterno, ciò implica che allora tale capacità non ci sia? No, semplicemente non può essere espressa e quindi non può essere “vista” dall’esterno. Il concepito ha una serie di capacità – sopite per il semplice fatto che gli mancano gli strumenti per esprimerle all’esterno (o a noi mancano gli strumenti per “vederle”, il che è ancor più interessante) – ma essendo parte del genere umano le ha tutte.
Prendiamo ad esempio la capacità di comunicare: ebbene sì, se scorrete i manuali di embriologia scoprirete che l’embrione, dalle primissime fasi in cui si è formato, è in grado di comunicare attraverso segnali biochimici col corpo della madre, con un meccanismo detto “cross-talk”. Attraverso questa pletora di processi biofisiologici straordinari, il concepito segnala al corpo materno la propria presenza ed esso adatta le caratteristiche biochimiche dell’endometrio per accogliere l’embrione e consentirne l’annidamento. Per di più, come ulteriore prova che l’embrione appartiene alla medesima specie della donna che lo porta in grembo, i segnali suddetti attivano delle risposte immunosoppressive che impediscono dunque al sistema immunitario della madre di attaccare il figlio – carne della sua carne. Studiando la biochimica e la biofisiologia (ambedue rami della scienza ricordiamo), si scoprono cose molto interessanti.
Interroghiamo un altro ramo della scienza, spesso poco citato dal mondo pro-choice (davvero strano), quello dell’embriologia. Vi sono numerosissimi testi in cui si identifica l’inizio di un nuovo essere umano proprio con il concepimento. Sulla nostra pagina Facebook, in passato, ne abbiamo riportati moltissimi e ne richiamiamo qui solo tre per brevità:
- Il primo è “Lo sviluppo dell’essere umano: Embriologia clinicamente orientata”, sesta edizione. Keith L. Moore, Ph.D. & T.V.N. Persaud, Md., (Filadelfia: W.B. Saunders Company, 1998), 2-18.
- Il secondo è “T.W. Sadler, Embriologia Medica di Langman, decima edizione. Filadelfia: Lippincott Williams & Wilkins, 2006. p. 11.
- Il terzo è Sally B Olds, et al., California: Addison -Wesley publishing, 1980, p. 136
Zigote, embrione, feto, neonato, bambino, adolescente, adulto, sono tutte fasi distinte di un unica entità: un essere umano.
Se non bastassero i libri, riportiamo anche l’intervento di Giuseppe Noia, Docente di Medicina dell’età prenatale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, Scuola di Specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia, Scuola di Specializzazione in Genetica. Lasciamo la parola a lui circa i molteplici meccanismi che coinvolgono madre e embrione. Che poi l’embrione sia un giovanissimo essere umano lo affermava anche il padre della genetica moderna, Jérôme Lejeune, il quale faceva un ragionamento molto semplice: “nella vita è presente un messaggio e, se questo messaggio è umano, questa è la vita di un uomo”.
A questo punto alcuni potrebbero muovere l’accusa che tali personaggi siano mossi da un sentimento religioso. Ma siccome tale questione riguarda anche il buon senso, oltre che la scienza, ci vengono in mente diversi personaggi appartenenti ad un mondo decisamente scevro di idee associabili alla religione, proprio il mondo degli abortisti. Tra questi, in Italia, possiamo trovare Monica Ricci Sargentini, il dottor Massimo Segato, e spostandoci in America, persino noti abortisti americani sono perfettamente consapevoli dell’umanità del concepito. E questi sono solo la punta dell’iceberg, ve ne sono tanti altri che in maniera silente sono costretti a riconoscere i fatti. Dare un nome diverso alle cose non cambia la loro natura che non dipende dal nostro pensiero. È semmai quest’ultimo che deve adeguarsi alla realtà delle cose.
Infine un invito a tutte le donne: non amate i vostri figli col cuore, non amateli con la mente. Amateli piuttosto con l’utero, anche se può sembrare strano. La mente e il cuore possono vacillare, possono farci cadere in preda alla paura, finanche convincerci che dentro il grembo materno non c’è nulla. L’utero, invece, è l’unico organo, sia esso in una donna pro-choice o in una donna pro-life, che lavora incessantemente con un’intricatissima rete di processi perché il bambino giunga al parto, perché “sa” (ci si passi il termine) che il suo unico obiettivo è proprio quello: dare la vita.
Fabio Fuiano | universitariperlavita.org
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