Nel Nuovo Testamento non ci sono indicazioni che mostrino che i primi Cristiani celebrassero il Capodanno in alcun modo. Tuttavia, questa abitudine potrebbe avere un precedente nel sistema ebraico dell’Antico Testamento.
L’anno civile ebraico non cominciava a gennaio, ma a metà settembre, più o meno nello stesso periodo in cui inizia il nostro odierno anno scolastico. L’inizio dell’anno (Rosh Hashanah) era celebrato con la grande festa delle trombe, in cui si suonavano le trombe e il popolo si radunava per un’assemblea religiosa. Con questa celebrazione si riconosceva che un giorno tutto il popolo di Dio sarebbe stato riunito attorno al suo trono e questo sarebbe avvenuto quando sarebbe giunto il Messia (cioè Cristo) per instaurare il Suo Regno. Questo era un momento di gioia e di speranza, perché al nuovo anno il Signore poteva arrivare fra il Suo popolo.
Ma questo momento di gioia e di speranza era subito seguito da dieci giorni di pentimento e di confessione, che culminavano nella solenne celebrazione di Yom Kippur, il “Giorno delle espiazioni”. Il giorno delle espiazioni era una giornata di cordoglio e di confessione dei peccati che terminava con il sacrificio simbolico e sostitutivo di due capri, con cui si espiavano i peccati del popolo. I dettagli di questa cerimonia sono descritti in Levitico 16.
Dopo aver offerto un giovenco in sacrificio per i propri peccati, in conformità all’ordine di Dio, il sommo sacerdote sceglieva due capri e, fra questi, uno doveva essere ucciso e il suo sangue doveva essere offerto sul propiziatorio nel Luogo santissimo dentro al Tabernacolo. Questo sangue, che rappresentava il sangue di ogni singolo credente della congregazione, il quale meritava di essere condannato a morte a causa dei suoi peccati contro l’Eterno, veniva accettato da Dio in sostituzione ed era considerato come espiazione (o “copertura”) per i loro peccati.
“Poiché la vita della carne è nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per fare l’espiazione per le vostre persone; perché il sangue è quello che fa l’espiazione, per mezzo della vita”.
Il secondo capro, il “capro espiatorio”, veniva mandato nel deserto dopo che il sommo sacerdote aveva confessato i peccati del popolo sul suo capo. Per il popolo i due capri rappresentavano le grandi verità che “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23) e “senza spargimento di sangue non c’è remissione (ebrei 9:22); ma indicavano anche “dov’è remissione di queste, non c’è più luogo a offerta per il peccato e che, quando i peccati sono perdonati in questo modo, Dio non si ricorderà “più de’ loro peccati e delle loro iniquità (ebrei 10:17-18).
Questo solenne rituale veniva ripetuto all’inizio di ogni anno e in questo modo il popolo era costretto a ricordare il carattere odioso e mortale del peccato al cospetto di un Dio Santo. Confessando i propri peccati e vedendo il castigo di Dio inflitto sul sostituto innocente, sicuramente il popolo, se era sincero, prendeva la pia decisione di cercare (con l’aiuto di Dio) di vivere in modo più giusto e più riconoscente nell’anno nuovo. Ovviamente il popolo capiva che in realtà “è impossibile che il sangue dei tori e di becchi tolga i peccati” (Ebrei 10:4), ma si limitava a credere alla Parola di Dio secondo cui, in qualche modo, un giorno avrebbe fornito il vero Salvatore, che gli animali innocenti potevano unicamente prefigurare.
Questa promessa si compì nel Messia che stavano aspettando perché desse inizio al grande Regno. Prima di regnare come Re, come preannunciato dalla festa delle trombe, il Salvatore doveva morire e togliere i peccati del mondo, come simboleggiato dal giorno delle espiazioni. Il Messia doveva essere “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29).
Secondo il Nuovo Testamento: “Infatti Cristo non è entrato in un luogo santissimo fatto da mano d’uomo, figura del vero; ma nel cielo stesso, per comparire ora alla presenza di Dio per noi; non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo. In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla creazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio” (Ebrei 9:24-26).
Alla luce di queste verità, è giusto e opportuno che oggi si celebri l’inizio del nuovo anno come un momento per ricordare e confessare i peccati e per decidere in preghiera di servire l’Eterno con maggior fedeltà ed efficacia di prima. Noi non abbiamo più una visione confusa circa il futuro arrivo di un Salvatore, come era per gli Israeliti nell’antichità, ma possiamo rallegrarci nella luce di una salvezza perfetta ottenuta completamente con la morte e la risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.
La decisione più importante che una persona possa prendere il primo giorno dell’anno, o in qualsiasi altro giorno, è quella di accettare Gesù Cristo per fede come Salvatore e Signore personale, credendo che morì per i nostri peccati e che risuscitò per la nostra giustificazione. Chi è già un Cristiano credente dovrebbe ringraziare continuamente Cristo cercando di crescere nella grazia. Ogni nuovo giorno, e soprattutto ogni primo giorno dell’anno, dovrebbe essere un momento di confessione e di risolutezza. “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità (1 Giovanni 1:9). Se camminiamo nella luce, com’Egli è nella luce, abbiam comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, Suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato (1 Giovanni 1:7).
Martyn Clark
Ferrentino Francesco La Manna | notiziecristiane.com
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